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La Repubblica Rassegna Stampa
23.09.2022 Da Mosca a Teheran, i giovani spaventano i regimi
Analisi di Gianni Vernetti

Testata: La Repubblica
Data: 23 settembre 2022
Pagina: 42
Autore: Gianni Vernetti
Titolo: «I giovani spaventano i regimi»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 23/09/2022, a pag.42, con il titolo "I giovani spaventano i regimi" l'analisi di Gianni Vernetti.

27 November | Italy On This Day
Gianni Vernetti

Iran police battle protesters in Tehran as unrest over woman's death  spirals - BBC News

Le piazze di Mosca e Teheran di questi giorni svelano la debolezza strutturale di due regimi autocratici sempre più isolati e al tempo stesso sempre più pericolosi per la stabilità globale. I giovani di San Pietroburgo, Mosca ed Ekaterinbung che non voglio andare a morire in Ucraina per una guerra che non gli appartiene condividono lo stesso destino delle donne di Tabriz, Mashad e Teheran che non accettano più le imposizioni folli e anacronistiche del regime teocratico degli ayatollah e della polizia della morale. L’annuncio da parte di Vladimir Putin della mobilitazione di oltre trecentomila riservisti e forse, come sostiene dall’esilio il quotidiano Novaya Gazeta — quello di Anna Politovskaya e del premio novel Dimitri Muratov, di quasi un milione di cittadini della federazione fra i 18 e i 65 anni ha prodotto una duplice reazione: una nuova fuga dalla Russia e contemporaneamente la sfida delle piazze. Nella notte seguita all’annuncio della mobilitazione ed alle minacce nucleari, non c’è stata frontiera terrestre o aeroporto della Federazione che non sia stato preso d’assalto: dalla Finlandia, alla Georgia fino alla Mongolia. Contemporaneamente le piazze si sono di nuovo riempite di giovani che con rischi enormi, dalla perdita del posto di lavoro, alle torture, alla galera, hanno sfidato nuovamente il regime del piccolo Zar che dopo i crimini di guerra e le sconfitte militari nelle pianure dell’Ucraina ora getta la maschera obbligando migliaia di civili all’arruolamento forzato e minacciando il mondo con lo spettro nucleare. Masha Amini aveva solo 22 anni e veniva dalla regione del Kurdistan iraniano. Era in vacanza con la famiglia a Teheran quando una pattuglia della polizia morale l’ha fermata perché portava il velo in modo “non appropriato”, in altre parole perché aveva troppi capelli in libertà. Portata in caserma, è stata torturata e percossa quasi fino alla morte.

La sua foto in coma inun letto d’ospedale e la sua morte dopo soli due giorni hanno fatto esplodere il paese, con una rivolta che non è ancora sopita e che sta dilagando da Teheran a tutto l’Iran, eclissando per diffusione e per i suoi connotati politici, la rivolta del 2018 (la rivolta del pane), che aveva visto scendere in piazze i settori più deboli della società duramente colpiti dall’aumento del costo della vita. Le piazze di Mosca e Teheran chiedono la fine di regimi anacronistici che esportano instabilità dall’Ucraina al Medio Oriente, ma rivolgono anche un messaggio fortissimo all’occidente spazzando via troppi anni di appeasment, realpolitik e relativismo culturale. Per troppo tempo la comunità delle democrazie si è illusa che la globalizzazione delle economie sarebbe stata una condizione sufficiente per diffondere pacificamente democrazia, libertà e diritti e spesso ha pure creduto che lo status-quo di quegli stessi regimi autoritari fosse persino una garanzia di stabilità nelle relazioni internazionali.

Così non è stato ed oggi questi regimi rappresentano sempre più una minaccia alla stabilità globale: l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e la costante esportazione di terrorismo in ampie aree del Medio Oriente da parte dell’Iran, ne sono la cartina di tornasole più evidente. Come ricorda spesso il dissidente russo Nathan Sharanky: “oltre trent’anni dopo la caduta del Muro di Berlino, il mondo libero continua a sottovalutare il fascino universale dei propri ideali e anziché riporre la propria fede nel potere della libertà di trasformare gli stati autoritari, troppo spesso è ansioso di instaurare con quegli stessi regimi ogni forma di convivenza”. I giovani e le donne nelle piazze di Teheran e di Mosca capovolgono questa narrativa, dimostrano come la libera scelta possa far cadere i tiranni e pretendono una nuova stagione di globalizzazione dei diritti.

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