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La Repubblica Rassegna Stampa
07.09.2022 Julia Friedlander: 'I rapporti Salvini-Putin guidati da probabili interessi finanziari'
La intervista Paolo Mastrolilli

Testata: La Repubblica
Data: 07 settembre 2022
Pagina: 11
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Julia Friedlander: 'I rapporti Salvini-Putin guidati da probabili interessi finanziari'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 07/09/2022 a pag.11 con il titolo "Julia Friedlander: 'I rapporti Salvini-Putin guidati da probabili interessi finanziari' " l'intervista di Paolo Mastrolilli.

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Paolo Mastrolilli

Expert Chat with Julia Friedlander from the Atlantic Council on the Latest  in Economic Relations - YouTube
Julia Friedlander

«Penso che Matteo Salvini abbia un interesse politico personale nel suo rapporto con la Russia. Assolutamente». È interessante che questo giudizio non venga dall’amministrazione Biden, ma da un ex alto funzionario nella Casa Bianca di Trump. Già analista della Cia, Julia Friedlander era stata consigliere per l’Europa nell’Office of Terrorism and Financial Intelligence del dipartimento al Tesoro, e dal 2017 al 2019 Director for European Union, Southern Europe, and Economic Affairs al Consiglio per la Sicurezza Nazionale. Oggi è il ceo di Atlantik-Brücke, associazione non-profit al servizio dell’amicizia tra Germania e Usa, e da Berlino segue attentamente gli sviluppi geopolitici in Europa e le relazioni conMosca.

Come giudica i rapporti fra i politici europei e la Russia? «Ci sono due categorie. Quelli che vedono un beneficio per il loro paese mantenendo buone relazioni con Mosca, e quelli che invece lo fanno per guadagni politici personali. Cioè sono pronti a dare alla Russia, in cambio di quello che è quasi certamente un supporto finanziario. Qui si va a Salvini, Orbán e altri. Il problema è che non è facile tracciare questi collegamenti economici. Usano le shelf company, compagnie inattive che offrono donazioni alle campagne politiche, o lobbisti informali che spingonocerti contratti, che riflettono gli interessi russi. Quindi è difficile provare che il Cremlino abbia staccato un assegno per Marine Le Pen, ma è interessante studiare connessioni e intermediari».

Salvini a quale categoria appartiene? «Penso che abbia un interesse politico personale. Assolutamente».

Basandosi su cosa? «Ci sono connessioni ideologiche, ma anche obiettivi economici». Quali sono i meccanismi? «Usano le shelf company; quelle che agiscono a nome degli interessi russi, gli oligarchi, o direttamente il Cremlino; oppure lavorano attraverso intermediari finanziari, o parti terze in Europa. Così sembra che ricevi una donazione da un paese europeo, una corporation italiana che dà soldi, ma non è davvero italiana. Può essere un’azienda italiana, ma registrata da qualche parte in Europa. Ciò rende difficile capire chi è il beneficiante e il beneficiato. Sono donazioni anonime o semi anonime, non necessariamente perché sentono che il candidato non vuole si sappia da dove vengono i soldi, ma perché complicano il lavoro delle autoritàper tracciarle».

Un’ipotesi è l’uso di compagnie agroalimentari che conducono affari formalmente legittimi, ma poi donano parte dei profitti. «Certo, è credibile».

Ha sentito le registrazioni del braccio destro di Salvini per la Russia, Gianluca Savoini, all’Hotel Metropol di Mosca? «Ho letto i rapporti. Forse parlavano di un side deal, un accordo sottobanco in cui usavano l’industria energetica come mezzo per riciclare soldi per la Lega, o Salvini stesso, ad esempio con falsi contratti. È un modo molto comune di riciclare i soldi, si chiama “trade based money laundering”. Usi quello che sembra un contratto legittimo, con i soldi per i finanziamenti attaccati ad ogni tipo di attività economiche».

Non c’è alcuna attività? «Può esserci, ma il punto è la crema sopra...». Parte dei soldi riguarda il business, e la crema finanzia i partiti? «Sì. C’è anche negli Usa, ad esempio con i Super Pac».

Salvini critica le sanzioni per ripagare i russi dell’appoggio? «In parte c’è questo elemento, ma l’Italia ha sempre frenato sulle sanzioni a Mosca, anche col Pd. Mi allarma, ma non è sorprendente. I prezzi del gas salgono: se sei un politico populista lo usi, perché la gente che soffre di più è quella che non può pagare le bollette. Quindi l’adoperi come strumento: se il gas costa troppo è colpa della leadership politica, non dovremmo fare questa pressione sulla Russia».

Giorgia Meloni ha promesso che se sarà premier, l’Italia non diventerà l’anello debole con Mosca. Riuscirà a mantenere l’impegno, se dipenderà dalla Lega per governare? «Mi pare un modo, se vuole essere premier, di dimostrare che l’Italia non diventerà un pariah in Europa abbandonando le sanzioni, e presentarsi come un candidato di estrema destra accettabile».

È credibile, considerando ad esempio la sua alleanza con Orbán? «L’Italia non è l’Ungheria. È nel G7, ha forti legami militari con Nato e Usa. La mia impressione è che anche se sarà soggetta alle pressioni dei partner, difficilmente seguirà l’Ungheria».

Perché Salvini è andato a Cernobbio con le slide contro le sanzioni? Idea sua, o ne ha parlato con i russi? «Forse. Oppure voleva dire: ci ho provato. Mostrare che cerca di opporsi alle sanzioni, ma tutti gli fanno pressione, e deve cedere perché l’intera Ue lo stringe, e l’Italia ha bisogno dei soldi di Bruxelles. Serve ad avere una scusa, almeno ha baciato l’anello».

Perché i russi si aspettano che adempia? «Certo, si aspettano che dai. Ma se confronti i soldi e il supporto che l’Italia riceve dalla Ue, credo che quanto offre Mosca non sarà mai sufficiente».

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