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La Repubblica Rassegna Stampa
27.07.2022 Le armi di Mosca nella centrale atomica: 'Rischiamo una nuova Chernobyl'
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 27 luglio 2022
Pagina: 12
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Le armi di Mosca nella centrale atomica: 'Rischiamo una nuova Chernobyl'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 27/07/2022, a pag. 12, il commento di Daniele Raineri dal titolo "Le armi di Mosca nella centrale atomica: 'Rischiamo una nuova Chernobyl' ".

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Daniele Raineri

World Nuclear News - The completion of the third and fourth power units at  the Khmelnitsky nuclear power plant is
Petro Kotin

Prima di diventare il direttore di Energoatom, l’agenzia nucleare dell’Ucraina, Petro Kotin è stato per molti anni sia tecnico sia direttore della centrale nucleare di Zaporizhzhia, che con i suoi sei reattori è la più grande d’Europa. Da marzo l’impianto è occupato dai soldati russi e si trova a meno di cinque chilometri dalla linea del fronte a sud. I soldati ucraini si preparano a una grande controffensiva che potrebbero cominciare da un giorno all’altro per liberare quella regione e i russi hanno trasformato la centrale nucleare in una guarnigione, con mezzi blindati e lanciarazzi che spesso usano per bombardare l’area – fidandosi del fatto che gli ucraini non risponderanno per non colpire la centrale e provocare un incidente nucleare che riguarderebbe tutta l’Europa. Lo staff ucraino della centrale è bloccato in un limbo. Prende istruzioni tutti i giorni da Kotin per quel che riguarda il funzionamento, ma è nelle mani dei russi. «Potenzialmente può succedere qualsiasi cosa, anche un evento tipo Chernobyl – dice Kotin a Repubblica - Ci sono cinquecento soldati russi che hanno portato dentro la centrale esplosivo e armi e nessuno sa come si comporteranno. Per adesso la situazione è stabile, le operazioni quotidiane sono dirette qui da Kiev e i tecnici ucraini controllano la sicurezza nucleare e il livello di radiazioni, ma non controllano la sicurezza della centrale dal punto di vista fisico, quella è in mano agli occupanti armati chestanno sempre sul sito. Volevano svuotare le vasche dell’acqua di raffreddamento – Kotin indica la posizione della vasche su una grande foto della centrale alle sue spalle – è un’operazione che si può fare perché ci sono tre sistemi separati di raffreddamento per sicurezza, nel caso qualcosa non funzioni. Ma così il rischio aumenta. Soltanto perché hanno torturato qualche prigioniero fuori che si è inventato di dire loro di guardare nelle vasche. Ma i tecnici si sono rifiutati, hanno resistito per molti giorni a questo ordine. Alla fine sono riusciti a convincere i russi che era meglio non farlo ».

Kotin è in contatto continuo con i colleghi: «Hanno sequestrato cento addetti all’impianto, inclusi due capi dipartimento, alcuni sono stati liberati ma della maggior parte non sappiamo ancora nulla. E più ne prendono e più aumenta il rischio di un incidente. Uno è stato tenuto per tre settimane e picchiato a morte. Un altro è stato preso di sorpresa nel suo appartamento, sono entrati, hanno sparato, lo hanno colpito con dieci proiettili e sua moglie è morta. Danno la caccia a quelli che pensano essere oppositori. Ma non è soltanto una questione di quanti addetti restano. Quando passano il cancello della centrale non sanno se saranno arrestati oppure no dai russi. Hanno la responsabilità della più grande centrale nucleare d’Europa, non dovrebbero avere pensieri». I russi la usano come nascondiglio? «Sì, da quando sono stati attaccati con i droni in quell’area sono entrati dentro la centrale e nei sotterranei. Ci sono due grandi alloggiamenti per le turbine nei reattori uno, due e tre e ci sono grandi porte dove passa un binario che serve tutti e sei i reattori. Lì sotto hanno piazzato almeno quattordici veicoli pesanti, fra carri armati e blindati per il trasporto truppe». Che succede se un razzo colpisce un reattore? «Il primo danneggerebbe soltanto la calotta di contenimento, ma due nello stesso punto sono abbastanza per arrivare dentro ». È vero che i russi a settembre vogliono sconnettere la centrale dalla griglia che serve l’Ucraina per deviare tutta l’energia generata verso le zone occupate dai russi? «Ne parlano, ma in realtà ci sono dei problemi di compatibilità tecnica fra la nostra e la loro griglia». Mostra sulla mappa gli snodi dell’energia. «Secondo me non funzionerebbe, anche perché prima dovrebbero restare per un lungo periodo senza elettricità. E se questi snodi cominciassero a funzionare sarebbero esposti ai nostri bombardamenti ». C’è qualche consiglio tecnico su come gli ucraini potrebbero liberare la centrale dai russi? «L’unico modo è circondare i soldati e aspettare che si arrendano o creare un corridoio per farli andare via. E prima usare gli Himars (i lanciarazzi americani in servizio dalla fine di giugno), non sul terreno della centrale ma attorno, perché hanno una precisione tale da poter essere usati in queste circostanze».

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