venerdi 29 marzo 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
27.06.2022 Il futuro degli Accordi Abramo
Cronaca di Paolo Mastrolilli

Testata: La Repubblica
Data: 27 giugno 2022
Pagina: 18
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Israele e i Paesi arabi insieme in Egitto il piano per la 'Nato del Medio Oriente'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 27/06/2022 a pag.18 con il titolo "Israele e i Paesi arabi insieme in Egitto il piano per la 'Nato del Medio Oriente' " la cronaca di Paolo Mastrolilli.

Immagine correlata
Paolo Mastrolilli


Joe Biden

Il re giordano Abdullah, forse con troppo ottimismo, si è spinto a dire che appoggerebbe la creazione di una Nato del Medio Oriente. Di sicuro, però, i colloqui segreti che gli Stati Uniti hanno organizzato a Sharm el Sheikh nel marzo scorso, mettendo i principali Paesi arabi allo stesso tavolo con Israele per discutere la proposta di una difesa comune dalla minaccia iraniana, è una novità senza precedenti che potrebbe preparare il terreno per una svolta storica nella regione. A partire dalla visita che il presidente Biden farà a metà luglio, con lo scopo non dichiarato di convincere l’Arabia Saudita ad entrare negli Accordi di Abramo, cambiando così il volto del Medio Oriente come lo conosciamo dalla fondazione dello Stato ebraico. E magari rilanciando pure il negoziato con i palestinesi. La notizia, che circolava già in ambienti diplomatici, è stata confermata ieri dal Wall Street Journal . L’incontro di Sharm è stato ospitato dall’Egitto sotto l’ombrello americano, e oltre a questi due Paesi hanno partecipato Israele, Arabia Saudita, Qatar, Giordania, Emirati Arabi Uniti e Bahrain.


La firma degli Accordi Abramo

Gli Stati Uniti hanno mandato il generale Frank McKenzie, allora capo del Central Command, che ha competenza sull’intero Medio Oriente. Per israeliani, sauditi e qatarini c’erano i capi di Stato Maggiore delle forze armate Aviv Kochavi, Fayyad bin Hamed al Ruwaili, e Salem bin Hamad al Nabit. Il livello della delegazione era simile per Egitto e Giordania, mentre quelle di Bahrain ed Emirati erano più basse. Il tema concreto in discussione era come far collaborare le difese aeree di tutti questi Paesi, allo scopo di difenderli dalle crescenti minacce poste dall’Iran con aerei, missili e droni. Un ombrello per monitorare i pericoli lo forniscono già gli americani dalla loro base alUdeid in Qatar, ma non è sufficiente. Molti di questi Paesi hanno rafforzato di recente le loro difese, Israele con Iron Dome, l’Arabia acquistando 22 batterie di missili Patriot e ora anche le Terminal High Altitude Area Defense, comprate pure dagli Emirati. I colloqui avevano lo scopo di creare un sistema comune di monitoraggio degli attacchi, per avvisarsi a vicenda quando arrivano, e ha raggiunto lo scopo. Ora tocca ai politici convalidarlo. Finora non era stato possibile perché pochi Paesiarabi, certamente non i sauditi, potevano permettersi di avere collaborazioni militari ufficiali con lo Stato ebraico, nonostante tutti avrebbero voluto l’accesso alla sua tecnologia e a quella americana. I fattori mutati di recente sono principalmente tre: la maggiore aggressività iraniana, che mette tutti in pericolo allo stesso modo; gli Accordi di Abramo; l’inclusione di Israele nelle competenze del Central Command americano, proprio mentre Washington dà la sensazione di volersi disimpegnare dal Medio Oriente per concentrarsi su Cina, Russia, e la sfida delle autocrazie. Naturalmente stiamo parlando solo di un primo passo, e la Nato del Medio Oriente resta lontana. Però è un passo che solo qualche anno fa sarebbe stato inimmaginabile. Forse impossibile, se l’Iran avesse accettato le iniziali aperture dell’amministrazione Biden per resuscitare l’accordo nucleare negoziato da Obama. Teheran però ha alzato il prezzo, provocando ripensamenti a Washington, anche perché ormai la finestra temporale per rifare un’intesa significativa si sta rapidamente chiudendo, visti i progressi fatti dagli ayatollah verso la costruzione dell’atomica. Anche se sabato il responsabile della politica estera dell’Unione europea Josep Borrell ha detto di aver raggiunto l’accordo per la ripresa dei colloqui a quattro, durante la sua visita a sorpresa a Teheran. Forse esiste ancora uno spiraglio, ma intanto altre dinamiche si sono già messe in moto.

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT