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La Repubblica Rassegna Stampa
24.11.2021 Covid, in Israele è il turno del vaccino per i bambini
Cronaca di Sharon Nizza

Testata: La Repubblica
Data: 24 novembre 2021
Pagina: 1
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «Covid, in Israele è il turno del vaccino per i bambini»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA online di oggi, 24/11/2021, la cronaca di Sharon Nizza dal titolo "Covid, in Israele è il turno del vaccino per i bambini".
 
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Sharon Nizza

Israel reports 10,313 new COVID-19 cases - CGTN

Tel Aviv - Israele parte con la campagna vaccinale dei più piccoli: l'inoculazione anti-Covid è adesso accessibile anche ai bambini tra i 5 e gli 11 anni. L'ok era arrivato l'11 novembre con l'approvazione della misura a grande maggioranza (73 contro 2) da parte del comitato degli esperti per il contrasto delle pandemie che coadiuva il governo. Circa 600 bambini sono stati vaccinati già ieri in diversi poli messi a disposizione dalle casse mutua senza necessità di prenotazione, per cominciare a sensibilizzare la popolazione in vista dell'avvio della campagna massiva per la quale in 48 ore sono giunte finora 24.000 prenotazioni.

A piazza Dizingoff, nel centro di Tel Aviv, la cassa mutua Meuhedet ha aperto la prima postazione mobile. Danielle, 7 anni, arriva con il papà Asaf, pediatra, per sottoporsi all'iniezione. Con lei ci sono Itamar e Amalia, 5 e 7 anni, portati dalla mamma Heli, infermiera. Sono i piccoli protagonisti di quella che in Israele gli esperti descrivono come una possibile "svolta" nel contrasto alla pandemia: in un Paese con un terzo della popolazione totale (9,3 milioni di abitanti) sotto i 17 anni e tra questi oltre 1,2 milioni nella fascia di età tra i 5 e gli 11 anni, la vaccinazione dei bambini è vista come la chiave per il raggiungimento dell'immunità di gregge. Tutti i piccoli eroi della giornata - forse anche fomentati dagli obiettivi dei fotografi - si dicono "contenti" nonostante qualche esitazione di fronte all'ago, chi all'idea di poter finalmente scampare all'ennesima quarantena, chi per la liberazione dai tamponi invasivi diventati ormai parte della routine nell'era del Green Pass. I sondaggi però mostrano che i genitori, anche quelli vaccinati con il booster o che hanno vaccinato i figli adolescenti, esitano a prestare il braccio dei più piccolini: l'opinione pubblica israeliana è spaccata, con circa il 50% dei genitori che dichiara che intende vaccinare i figli, e un altro 50% diviso invece tra contrari e indecisi. La maggior parte spiega la propria esitazione con la mancanza di informazioni sull'impatto del vaccino nel lungo termine sugli infanti. È quello che ci dicono infatti diversi genitori, che si fermano di fronte alla stazione mobile in piazza con i propri bambini richiamati dai palloncini e dalle maschere colorate dei giullari ingaggiati dalla cassa mutua per fare atmosfera. "Fortunatamente mia figlia è guarita poco fa e quindi il dilemma per ora è rimandato" - ci dice Galit, lei stessa vaccinata con tre dosi - "Non abbiamo fretta di essere i primi: ora ci informeremo e capiremo come muoverci". Secondo i dati delle casse mutua, solo un 2% dei genitori si oppone per ideologia all'inoculazione, mentre una percentuale più consistente dice di preferire che i bambini si immunizzino contraendo la malattia, considerati i sintomi più lievi sui più piccoli. "Questo è un dato che ci preoccupa molto ed è un errore", ci dice Mali Kusha, infermiera responsabile della campagna vaccinale della cassa mutua Meuhedet. "I bambini, e già lo stiamo vedendo, possono soffrire di effetti collaterali molto seri nel medio-lungo termine. Il vaccino è efficace al 91% nella prevenzione del contagio ed è sicuro: siamo qui per spiegare tutto questo ai genitori". Oltre ai quasi 3 milioni di bambini americani vaccinati nelle ultime tre settimane, in Israele sono già stati inoculati nei mesi scorsi con il vaccino Pfizer circa 300 bambini con gravi malattie pregresse, nessuno dei quali ha riportato effetti collaterali. Il dottor Arnon Shahar, che dirige la campagna vaccinale per la cassa mutua Maccabi, spiega a Salute come la trasparenza sia fondamentale per aiutare i genitori a prendere la decisione giusta. "Siamo stati noi a riportare subito i casi di miocardite tra i giovani maschi tra i 16 e i 19 anni, appurando in fretta che si trattava di un'incidenza minima e di molto inferiore agli effetti del Long Covid", ricorda Shahar. "La nostra esperienza sul campo ci dice che non vediamo effetti collaterali nel breve e nemmeno nel medio raggio. Il vaccino sparisce dal corpo molto velocemente. La domanda che si devono porre i genitori è se vogliono che i loro figli si imbattano nel virus da vaccinati o no".

La risposta, per Shahar e gli esperti che hanno approvato la misura, è chiara: i benefici del vaccino sono superiori ai rischi collegati soprattutto alle sindromi post Covid. Secondo i dati pubblicati dal ministero della Salute israeliano, dall'inizio della pandemia 206 bambini sotto i 18 anni sono stati ricoverati in condizioni critiche, 42 dei quali tra i 5 e gli 11 anni. Sono morti 11 bambini a causa del Covid (tutti con malattie pregresse), 4 dei quali nella fascia di età 5-11. "Quello che più ci preoccupa sono i casi di Long Covid e Pims (sindrome infiammatoria multisistemica pediatrica) che vediamo aumentare sempre di più tra i piccoli convalescenti", ci spiega Mali Kusha di Meuhedet. "Parliamo di bambini del tutto sani che si trascinano dietro conseguenze che non sappiamo quanto dureranno o che addirittura vengono ricoverati in condizioni gravi". Secondo i dati riportati dal ministero, 1 bambino su 7 guariti soffre di Long Covid con sintomi diversi (stanchezza cronica, mancanza di concentrazione, disturbi del sonno, perdita del gusto e dell'olfatto) e 1 su 3000 ha contratto la Pims post-Covid. "Abbiamo già registrato 200 casi di sindrome Pims e tra questi ci sono stati anche due morti tra bambini che erano guariti", dice Kusha. Dopo settimane con i numeri in calo costante, da qualche giorno Israele sta vivendo un leggero aumento dei contagi, con l'indice di contagio R che ha superato nuovamente 1, la soglia rossa. Il 50% dei nuovi contagi quotidiani sono bambini sotto i 12 anni. Una "mini-ondata infantile" l'ha definita il premier Naftali Bennett, che questa mattina accompagnerà il figlio David di 9 anni a vaccinarsi a favore di camera, invitando i colleghi di governo a fare altrettanto come esempio per i cittadini. Israele a oggi è del tutto aperto nell'ambito dei vincoli del Green Pass - e per la prima volta dal marzo 2020, possono entrare anche i turisti vaccinati - e così intende mantenerlo il premier anche in vista di quella che già chiama una possibile "quinta ondata". Gli esperti invece chiedono di rivalutare almeno le aperture ai turisti in un momento in cui i contagi sono in forte aumento in Europa. Quello su cui concordano è la necessità di procedere spediti con la campagna vaccinale, inoculando almeno metà dei bambini entro fine anno, ma anche ultimando la somministrazione della terza dose: quasi un milione di israeliani non ha ancora effettuato il richiamo, autorizzato già da agosto dai 18 anni in su (e che a stretto giro verrà esteso dai 12 anni in su). Tra meno di un mese Israele segnerà un anno dall'avvio della campagna vaccinale, un laboratorio a cui il mondo intero ha guardato. L'inverno che arriva sarà un altro grande banco di prova per la strategia di contenimento della pandemia.

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