giovedi` 25 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
02.09.2021 Afghanistan: Massud resiste nel Panshir
Cronaca di Pietro Del Re

Testata: La Repubblica
Data: 02 settembre 2021
Pagina: 8
Autore: Pietro Del Re
Titolo: «Massud resiste nel Panshir, Kabul verso il nuovo governo»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 02/09/2021, a pag. 8, con il titolo 'Massud resiste nel Panshir, Kabul verso il nuovo governo', la cronaca di Pietro Del Re.

Risultati immagini per Pietro Del Re
Pietro Del Re

Afghanistan, il Panshir resiste con il figlio di Ahmad Shah Massud - Tag43
Ahmad Massud

La prima, grossa offensiva talebana contro la roccaforte della resistenza è stata respinta dai tagiki della Valle del Panshir. «I miliziani islamisti erano a bordo degli Humvee abbandonati dalle forze statunitensi e ci hanno attaccato con i mortai. Ma i nostri combattenti hanno subito risposto al fuoco. I talebani hanno perso una quarantina di uomini. Noi neanche uno», ci dice al telefono Faheem Dashty, portavoce di Ahmad Massud, figlio e continuatore dell’opera del leggendario comandante Ahmad Shah Massud. Poche ore prima, un esponente della dirigenza dei talebani, Amir Khan Muttaqi, aveva dichiarato che le trattative con i vertici della provincia del Panshir non hanno portato risultati, minacciando poi la conquista il territorio con la forza. Rivolgendosi in un messaggio audio alla resistenza, Muttaqi ha poi aggiunto: «I negoziati non hanno prodotto risultati, abbiamo circondato la valle da quattro lati. Basta con la guerra. Non ce l’avete fatta con l’aiuto della Nato né a Kabul né altrove. Abbiamo già nominato un governatore per il Panshir. Pensateci, unitevi all’Emirato islamico ed evitate lo spargimento di altro sangue». Ieri, intanto, è stata confermata una notizia che era da tempo nell’aria: Hibatullah Akhundzada sarà l’autorità religiosa, una sorta di Guida Suprema, mentre Abdul Ghani Baradar sarà la guida politica. Candidati a ruoli chiave sono anche i due vice di Akhundzada: Mohammad Yaqub, figlio maggiore del defunto mullah Omar, e Sirajuddin Haqqani, rampollo della rete omonima. Anamullah Samangani, membro della Commissione Cultura dei talebani, il quale ha precisato che i negoziati sulla formazione del nuovo esecutivo sono in dirittura d’arrivo e presto arriverà l’annuncio. La figura di Akhundzada è avvolta nel segreto, da anni non si mostra in pubblico. Si sa che è nato nel 1961 nel distretto Panjwayi di Kandahar e che da lì emigrò a Quetta, in Pakistan, dove studiò in una madrassa. Negli anni Ottanta, il leader talebano, il cui nome significa “dono di Dio”, combatté con i mujaheddin contro le truppe sovietiche. Fu poi il vice capo della Corte Suprema durante il precedente regime talebano (1996-2001) e dopo l’invasione americana riparò in Pakistan. Assunse la leadership del movimento nel 2016, dopo che il suo predecessore Akhtar Mohammad Mansur venne ucciso da un drone. È intanto cominciato il grande esodo dei profughi afghani verso la frontiera iraniana, drammaticamente documentano da video amatoriali lungo il confine occidentale. Si vedono migliaia di disgraziati, probabilmente di etnia hazara, avanzare nel deserto della provincia afghana di Nimruz per poi ritrovarsi in Iran. Secondo alcune ong, ogni giorno sono almeno 7mila gli afghani che attraversano illegalmente i 980 km di confine. E secondo l’Alto Commissariato dell’Onu, entro l’anno potrebbero scappare 500 mila le persone dall’Afghanistan. Infine, il governo del Regno Unito sta conducendo dei colloqui con i leader dei talebani per assicurare un nuovo ponte aereo per quei cittadini britannici e afghani che non sono ancora riusciti a lasciare il Paese.

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT