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La Repubblica Rassegna Stampa
07.06.2021 Soldi e politica, Black Lives Matters in crisi
Cronaca di Anna Lombardi

Testata: La Repubblica
Data: 07 giugno 2021
Pagina: 16
Autore: Anna Lombardi
Titolo: «Scontro aperto su soldi e politica, Black Lives Matter entra in crisi»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 07/06/2021, a pag.16 con il titolo "Scontro aperto su soldi e politica, Black Lives Matter entra in crisi", la cronaca di Anna Lombardi.

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Anna Lombardi

Past & Present: The 'Black Money Matters' Movement | KMUW

Black Money Matter. Sì soldi. Insieme a fama, potere e certi azzardati acquisti immobiliari fatti da una dei fondatori. A un anno dalla morte dell’afroamericano George Floyd il movimento che più si è battuto in suo nome, quel Black Lives Matter capace di portare in piazza milioni di persone, è in crisi. Dilaniato da contrasti sulla gestione della leadership e obiezioni su conti che non tornano. Eppure, l’organizzazione nata dall’hashtag lanciato dall’attivista Alicia Garza nel 2013 - quando l’assassino del diciassettenne afroamericano Trayvon Martin fu rimesso in libertà - il movimento cresciuto fino a diventare network globale sull’onda delle proteste dell’anno scorso, oggi è più potente che mai. Ricco e politicamente influente. Quando a giugno 2020 il video della morte di Floyd, ripreso col cellulare dalla diciassettenne Darnella Frazier indignò l’America fu BLM a portare in 4700 piazze d’America circa 25 milioni di persone. Quella mobilitazione fece piovere sul movimento, fino ad allora organizzato su base volontaria, milioni di dollari: almeno 90 nel solo 2020, tanto da rendere necessaria la creazione di una no profit, la Black Lives Matter Global Network Foundation. Allo stesso tempo, l’influenza politica dell’organizzazione cresceva autonomamente a livello locale: tanto da far eleggere una sua attivista a sindaco di St. Louis. E da ottenere a Chicago il taglio di fondi alla polizia. Peccato che fra centro e periferia del movimento le cose non vanno troppo bene. E quando qualche tempo fa la Fondazione ha lanciato un comitato d’azione per chiedere un confronto al presidente Joe Biden, 10 gruppi – auto denominatisi #BLM10 - si sono ammutinati. Contestando quell’atto avvenuto senza consultazioni interne. Critiche molto dure arrivano pure dai genitori di alcuni dei giovani uccisi dalla polizia, i cui nomi sono fra i più cari al movimento: «Fanno soldi usando i nostri figli. Ma non sostengono le famiglie né le causa per cui ci battiamo», dicono, fra gli altri, la mamma di Breonna Taylor, uccisa nel 2020 nella sua casa di Louisville, Kentucky, durante una perquisizione senza mandato. Quella di Tamir Rice, dodicenne di Cleveland, Ohio, freddato nel 2014 in un parco mentre scherzava con una pistola- giocattolo. E pure il padre di Michael Brown, ucciso a 18 anni nel 2014, a Ferguson, Missouri, la cui morte scatenò una dura rivolta. Non solo. #BLM10 e familiari delle vittime accusano la Foundation di non aver mai dettagliato le spese fatte col denaro raccolto. Per niente soddisfatti dai conti sommari secondo cui in cassa sono rimasti 60 milioni di dollari mentre 8,4 milioni sono andati via in "spese tecniche" e 21, 7 distribuiti a organizzazioni benefiche non specificate. Anche perché, nel frattempo, un’inchiesta del tabloid conservatore New York Post ha accusato la presidente della Fondazione, Patrisse Cullors, di aver speso milioni nell’acquisto di quattro ville. «Attacchi della destra per screditarmi» dice lei. Ma intanto ha dato le dimissioni: «Erano già decise ». Ora i leader promettono trasparenza: il futuro del movimento passa pure da questo.

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