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La Repubblica Rassegna Stampa
22.05.2021 Gaza, per ora la tregua regge
Cronaca di Sharon Nizza

Testata: La Repubblica
Data: 22 maggio 2021
Pagina: 4
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «Tra Israele e Hamas regge la tregua. Incognite sul futuro»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 22/05/2021, a pag. 4, l'articolo di Sharon Nizza dal titolo "Tra Israele e Hamas regge la tregua. Incognite sul futuro".

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Sharon Nizza

PALESTINA - ISRAELE Hamas dichiara finita la tregua con Israele
Terroristi di Hamas

Il giorno dopo l'entrata in vigore del cessate il fuoco tra Israele e Hamas, il frastuono della guerra è sostituito da una serie infinita di speculazioni intorno alla domanda "cosa succederà ora?". Regge per ora la tregua, «reciproca e senza condizioni», mediata dagli egiziani (che consente ad al-Sisi si riaccreditarsi sullo scacchiere internazionale). Completata la fase uno con il silenzio delle armi, i mediatori egiziani hanno già iniziato a muoversi tra la Striscia e Israele per tastare il terreno sulla fase due, che riguarda questioni critiche come l'avvio della ricostruzione di Gaza, l'ampliamento della zona di pesca, l'apertura dei valichi, che hanno ripreso a funzionare a intermittenza per il passaggio di aiuti umanitari e giornalisti. La grande incognita resta la fase tre, quella che dovrebbe portare a intese di più ampio respiro riguardo a progetti civili, concessione di permessi di lavoro verso Israele e l'ingresso delle valige di contanti per i funzionari pubblici, un ruolo che è spettato al Qatar negli ultimi anni dopo la chiusura dei canali tra Ramallah e Gaza. I discorsi di febbraio sull'estensione del gasdotto israeliano dal giacimento Leviatano fino a Gaza sembrano ora molto lontani. A Gaza, tra le macerie, si festeggia la vittoria divina di cui parla Ismail Hanyeh in un discorso pubblico da Doha (nel quale ringrazia tra gli altri anche l'Iran per il «sostegno economico e gli armamenti»). Anche in Cisgiordania e a Gerusalemme est ci sono manifestazioni con fuochi di artifici e canti che inneggiano a Mohammad Deif. Di nuovo sventolano bandiere di Hamas non lontano dalla Muqata a Ramallah e sulla Spianata, dove si registrano tensioni nel pomeriggio quando, nella Moschea di Al Aqsa, l'Imam vicino a Fatah, viene contestato da una folla dopo un sermone troppo mite, e poi scoppiano nuovi scontri con la polizia israeliana che portano a 20 arresti. La tregua regge però anche questo primo banco di prova, ma ci si interroga cosa accadrà tra due settimane quando la Corte suprema israeliana dovrà discutere nuovamente la questione degli sfratti di quattro famiglie palestinesi da Sheikh Jarrah, di cui Hamas si è fatto portavoce. Il ritratto della vittoria dipinto da Netanyahu è dibattuto molto dai media: Hamas è stato colpito duramente, oltre 100 km della "metro" sono stati distrutti, ma si tratta solo di un terzo del sistema di tunnel che collega la Striscia sottoterra. La deterrenza è stata ripristinata, ma nessuno sa dire se si tratta di un colpo come quello inflitto al Libano nel 2006 — un fronte che a oggi non si è ancora riaperto salvo incidenti sporadici. Netanyahu dice che non ci sarà più tolleranza per i lanci di razzi da Gaza che hanno colpito periodicamente il sud del Paese e che da ora «le cose cambiano», ma è attaccato per non aver sollevato la questione degli ostaggi a Gaza (2 corpi di soldati e 2 civili israeliani entrati per errore nella Striscia e detenuti da anni). «È arrivato il momento delle azioni politiche: sulle macerie delle case dei leader di Hamas e dei tunnel, dobbiamo costruire una nuova realtà» è un passaggio del discorso di Gantz che delinea la necessità di rimettere in discussione le dinamiche cicliche che governano il triangolo infernale Israele-Gaza-Cisgiordania dalla spaccatura Hamas-Fatah del 2007. Molto di quanto potrebbe succedere dipende dalle azioni che vorrà o non vorrà intraprendere Biden, che si trova catapultato nel pantano israelo-palestinese prima del previsto. Per ora la Casa Bianca si limita a dire che «la ricostruzione di Gaza è prioritaria, non per Hamas ma per la popolazione palestinese» e che non ha in programma di cambiare l'assistenza per la sicurezza a Israele.

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