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La Repubblica Rassegna Stampa
30.04.2021 Piombo rosso, piombo nero. Il dovere di ricordare
Commento di Davide Romano

Testata: La Repubblica
Data: 30 aprile 2021
Pagina: 10
Autore: Davide Romano
Titolo: «Piombo rosso o nero non cambia nulla se la vita non c'è più»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA - Milano, di oggi 30/04/2021, a pag. 10, con il titolo "Piombo rosso o nero non cambia nulla se la vita non c'è più", il commento di Davide Romano.

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Davide Romano

Intervista a FRANCESCA MARANGONI | XIII IA SUMMIT - Bologna 2019 - YouTube
Francesca Marangoni

La commovente intervista a Francesca Marangoni uscita ieri sulle colonne di questo giornale, ben rappresenta la sofferenza di una figlia privata del padre dalla violenza politica delle BR. E ci ricorda come il dolore non si è fermato al 17 febbraio 1981. Anche per questo va sempre rispettata la scelta di ogni famigliare delle tante vittime della violenza politica. Non esiste una reazione giusta di fronte a un lutto così grande, sia essa di perdono odi rabbia. Esistono scelte diverse, e il fatto che Francesca abbia deciso di non incontrare la persona che uccise suo padre - per concentrare le proprie energie come medico per andare avanti, per il bene - è una scelta tanto rispettabile quanto straordinaria. La nostra città ha visto purtroppo troppi morti e invalidi a causa del terrorismo. Per chi non è direttamente coinvolto in queste tragedie, non è facile capire. Non è semplice immaginare cosa vuole dire vivere con i ricordi dei propri cari, pensando alle cose che avresti voluto dire e ai rimorsi per non averlo fatto. E non abbiamo idea di cosa significa avere da quarant'anni dolori - giorno e notte - alla gamba a cui ti hanno sparato. Se a togliere la vita è un nazista come Priebke o una brigatista rossa come Roberta Cappelli, il risultato non cambia. Il passato non va comunque mai cancellato, neanche nei tribunali. Essere uccisi vuole dire non solo perdere la propria vita, e magari anche la possibilità di avere altri figli e nipoti. Significa anche essere strappati all'amore della propria famiglia, a quello dei propri figli cresciuti senza padre. Vuole dire creare delle vedove, che da quel giorno andranno a dormire ogni sera in un letto vuoto. A tutto questo non c'è rimedio. Si pub perdonare? Ogni famigliare delle vittime ha diritto a seguire il proprio percorso. Ma non si può voltare pagina con leggerezza. La giustizia terrena è limitata, non pub restituire la vita ai morti. Può solo punire chi ha commesso un reato. Se l'assassino ha goduto di 40 o 50 annidi libertà immeritata, buon per lui. Ma non pub lamentarsi se alla fine il conto da pagare arriva. Anche perché sappiamo tutti che per i detenuti anziani, il trattamento non sarà crudele. Probabilmente in virtù della loro età avranno permessi premio, magari arresti domiciliari, e in ogni caso le cure mediche del caso (vedi Priebke). Comunque tutto sommato pagheranno molto poco, se paragonato a quello che hanno fatto. Dunque, non esageriamo nell'empatia verso gli assassini. E soprattutto non facciamo distinzione tra destra e sinistra. Dal punto di vista della vittima, non cambia nulla essere ucciso da un terrorista nero o rosso. È comunque morte, che non ha colore politico. Fateci caso: nel momento in cui si attribuisce una sigla politica agli assassini, scattano automaticamente giustificazionismi e solidarietà da un lato, e livore e odio dal lato opposto. Uno spettacolo cinico e volgare, a cui non bisogna mai partecipare. Pena la perdita della cosa più preziosa: la nostra stessa umanità.

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