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La Repubblica Rassegna Stampa
09.01.2021 'Mandato di cattura per Donald Trump': ma le opinioni non si combattono in questo modo
Cronaca di Gianluca Di Feo

Testata: La Repubblica
Data: 09 gennaio 2021
Pagina: 15
Autore: Gianluca Di Feo
Titolo: «L’ultima grana di Donald un mandato di cattura da Iran e Iraq»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 09/01/2021, a pag.15, con il titolo "L’ultima grana di Donald un mandato di cattura da Iran e Iraq", il commento di Gianluca Di Feo.

Il mandato di cattura emesso contro Donald Trump da Iran e Iraq si commenta da sé, visto che i due Paesi non sono propriamente un esempio per i diritti umani e la tolleranza. Le opinioni, inoltre, non si combattono con i mandati di cattura, una cosa che dovrebbero tener ben presente anche i democratici americani, che invece pensano di sbarazzarsi definitivamente di Trump ricorrendo alla giustizia.

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Gianluca Di Feo

Why Ayatollah Khamenei will not negotiate with Trump | Middle East News |  Al Jazeera
Donald Trump, Ali Khamenei

Provate a immaginare la foto di Donald Trump affissa nei posti di polizia di tutto il pianeta con la scritta “Wanted. Ricercato per omicidio”. Sì, il quasi ex presidente degli Stati Uniti trattato alla pari di un sicario messicano o di un killer mafioso. Incredibile? No, si tratta di una questione discussa in queste ore dal vertice dell’Interpol. Contro Trump infatti due giorni fa i giudici iracheni hanno emesso un mandato di cattura per omicidio premeditato: lo accusano per l’uccisione di Abu Mahdi al-Muhandis, il capo di una milizia sciita ucciso da un raid americano assieme al generale iraniano Qassem Soleimani un anno fa. E lo scorso giugno anche la procura di Teheran ha firmato un ordine di arresto per il presidente Usa, contestandogli l’assassinio di Soleimani. L’Iran si è subito rivolto all’Interpol chiedendogli di diramare la “red notice”: la segnalazione di massima allerta alle polizie di tutto il mondo per la cattura del ricercato. Senza risposta. Le autorità giudiziarie iraniane sono tornate alla carica tre giorni fa. Ieri pure quelle irachene hanno presentato la stessa istanza. L’Interpol ha ribadito la sua linea: niente “allerta rosso” quando c’è il sospetto che l’arresto abbia motivazioni politiche. Giustificazione fondata nel caso di Teheran: ma può essere applicata a Bagdad, il cui governo è alleato degli Stati Uniti? L’Iraq può pure fare leva sul rapporto dell’ispettrice Onu Agnes Callamard che ha definito «illegale e arbitraria l’uccisione di Soleimani». Una vera rogna per il Segretariato generale dell’Interpol, guidato dal tedesco Jurgen Stock, che deve rispondere all’assemblea dei rappresentanti di 194 Paesi, tutti con gli stessi diritti: un fronte dove Trump conta molti nemici.

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