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Il Resto del Carlino Rassegna Stampa
27.07.2003 Un prete bolognese
che fa propaganda contro Israele

Testata: Il Resto del Carlino
Data: 27 luglio 2003
Pagina: 1
Autore: un prete
Titolo: «Carissimo Giovanni»
Il prete della chiesa della Dozza di Bologna è impegnato in una intensa campagna di demonizzazione e criminalizzazione dello Stato di Israele. E' lo stesso prete che ha negato ad Angelica Calo' di parlare nella sua chiesa. Dove, invece, vi possono parlare solo dei "pacifisti" palestinesi che sostengono che Israele e' uno stato nazista che non ha diritto di esistere.
Se per migliaia di anni gli stessi accusavano gli ebrei di omicidi rituali, oggi il colpevole è lo Stato degli ebrei.
Da notare le caratteristiche dell'operazione nella lettera pubblicata sul sito de Il Resto del Carlino:
1- la lettera non è firmata.
2- l'autore della lettera non ha il tempo di fare una denuncia alle autorità israeliane, ma trova il tempo di scrivere a don Nicolini. Troppo comodo così- e il prete non pensa neppure di chiedergli perchè non ha presentato denuncia.
3- la risposta data dal prete è forse piu' subdola della lettera, perche' insinua: i malvaggi odiosi israeliani in confronto dei buoni cristiani e dei poveri palestinesi...

Ecco qui sotto il testo:
http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/chan/24/4:4577775:/2003/07/27

Carissimo Giovanni,
domenica scorsa, dopo una visita al Santo Sepolcro, io e il mio amico avevamo la necessità di fare una volata a Ramallah.. Per raggiungere un taxi dovevamo uscire da Porte Damasco. Nella piazzetta all'interno della Porta, in mezzo alla confusione del mercato, passava la ronda dei soldati israeliani. Tre, armati di fucile mitragliatore. Il fatto che ci ha lasciati impietriti è stato vedere il comandante della ronda prendere da una bancarella tre borse nuove e proseguire senza nemmeno guardare in faccia il proprietario-venditore. E poi, da un'altra bancarella, prendere alcune magliette e proseguire. E poi tentare di prendere una manciata di banane dal sacco di un ortolano. Stavamo assistendo ad una razzia! Il sorriso strafottente del militare; il suo atteggiamento provocatorio; l'indifferenza degli altri soldati; l'amarezza, la rabbia, e l'impotenza della moltitudine di persone che come noi si sono accorte di cosa stava succedendo: ci hanno fatto male. Grazie a Dio nessuno ha reagito col tiro dei sassi o in altro modo che avrebbe scatenato chissà quale reazione dei militari. Ancora una volta, la povera gente ha saputo vincere, subendo, la bella battaglia della Pace.
Lettera firmata

Carissimi, ho pensato di pubblicare il vostro messaggio per rispondere a molti amici che sapendovi in Terra Santa mi chiedono continuamente notizie di voi. L'episodio di razzia di cui scrivete può sembrare molto meno grave degli attentati e delle morti di cui abbiamo notizia noi. Peraltro descrive in modo inconsueto una situazione che si rivela più profonda e più sedimentata. Ciò che raccontate nasce dalla stabilità di un odio e di un disprezzo che mostrano come sia illusorio ogni tentativo di disegnare il sentiero della pacificazione. L'inimicizia della guerra si può chiudere con un compromesso o con una tregua. L'odio culturale e spirituale, no! Il vantaggio del mostro bellico è un certo anonimato della violenza che ti porta a pensare che tu combatti contro il Nemico, ma questo Nemico non ha un volto. Ma quando l'odio diventa relazione di violenza e sopraffazione verso una situazione e un volto, allora rivela qualcosa di molto più grave e insanabile. E nota che l'oltraggio di cui voi scrivete non ha neanche la ragione di un problema diretto di inimicizia, di rivalità consapevole tra due persone. Quando il nemico viene odiato, certamente si contraddice all'insegnamento dell'ebreo Gesù di Nazaret, ma in fondo gli si lascia ancora una nota di dignità. Ma quando il nemico non appare neanche degno di essere odiato e si pensa di poterlo schiacciare nell'umiliazione e nello scherno, allora siamo veramente lontani da ogni speranza di pace. Sono preoccupato per voi ma soprattutto contento che possiate avvolgere con il vostro affetto e con la vostra preghiera le ferite terribili dei popoli che patiscono nella Terra del Signore.
Don Giovanni
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