Israele e la strana fine della cultura occidentale Newsletter di Giulio Meotti
Testata: Newsletter di Giulio Meotti Data: 29 dicembre 2024 Pagina: 1 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Notre Dame, il mercatino di Natale, Israele e la strana fine della cultura occidentale laico-cristiana»
Riprendiamo il commento di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Tutte velate. Le politiche europee e le giornaliste italiane per il 'Califfo moderato'".
Giulio Meotti
L'incendio della cattedrale di Notre Dame, simbolo della crisi della civiltà occidentale.
“Il liberalismo si basa sui fondamenti morali del monoteismo ebraico-cristiano e sulla contingenza storica del potere globale dell’Occidente” dice alla rivista inglese New Statesman il celebre filosofo John Gray, che si definisce ateo.
“Forse il Duemila cova per noi l’allarme di sconvolgimenti e definitivi disastri? Questo secolo ha già consumato i primi venti anni del suo tempo senza dirci chi è e cosa vuole. Non era mai accaduto... In Europa le sole note di novità ci vengono da Houellebecq che profetizza a breve la fine della cultura occidentale laico cristiana aggredita dai colpi della spiritualità islamica”. Così si era espresso in uno dei suoi ultimi articoli su La Stampa anche il critico culturale Angelo Guglielmi, l’ultimo dei fondatori del “Gruppo 63” assieme a Umberto Eco ed Edoardo Sanguineti.
“Sono ateo, vengo dall’Islam e piango il crollo del Cristianesimo in Europa” ha scritto il romanziere algerino Boualem Sansal, da un mese in una galera algerina nella totale indifferenza degli scrittori, dei laici e dei liberali. “Desacralizzando e decostruendo tutto, abbiamo creato le condizioni per il nostro fallimento”.
Una piccola forma di risveglio si è vista nella notte della riapertura della cattedrale di Notre Dame.
“Notre-Dame de Paris è stata il centro del mondo” scrive su Le Figaro Pascal Bruckner, saggista e filosofo ateo, il cui ultimo libro si intitola Je souffre donc je suis. Portrait de la victime en héros (Grasset, 2024). “La distruzione dell’edificio a causa di un incendio nell’aprile 2019 aveva commosso l’intero pianeta, che se ne era appropriato come un bene essenziale dell’umanità. È accaduto qualcosa che sembrava fondamentale per tutte le nazioni del mondo e che la riapertura ha consacrato in modo vivido. La cerimonia, che ha riunito personalità di ogni continente e di ogni fede, si è svolta nel segno della luce e della resurrezione e ha riunito uomini e donne di ogni origine e provenienza, eguali nella dignità. Il re del dollaro era presente, nella sua maestosità, nella persona di Donald Trump, che si è mostrato stoico e dignitoso. Elon Musk ha iniziato a parlare in latino: ‘Magnificat cathedrale’. Il tempo di una messa, l’asse del globo si è inclinato e la grazia ha toccato i nostri leader. Permettetemi di chiamarlo il miracolo di Notre-Dame. Anche un agnostico può credere nelle forze spirituali”.
Ma appena dieci giorni dopo la riapertura della cattedrale di Parigi, un altro evento cristiano è stato insanguinato in Europa.
E come scrive il caporedattore del Welt Ulf Poschardt, “un altro mercatino di Natale è diventato il bersaglio di un attacco mortale. Qualunque siano le motivazioni del colpevole, per il medico dell’Arabia Saudita, per quanto confuso possa essere stato, la scelta della scena del crimine è legata al desiderio di trasformare gli ultimi luoghi intatti di una cristianità laica in luoghi di traumi e sofferenze. L’odio di chi la pensa diversamente è un odio verso gli ebrei e – sempre completamente represso – verso i cristiani. Anno dopo anno i cristiani vengono perseguitati in tutto il mondo, ma nessuno sembra preoccuparsene”.
E così i cittadini si sono ritrovati davanti a un’altra cattedrale, stavolta non per celebrare, ma per protestare. E per ricordarci che la vita normale in Europa occidentale ormai può essere solo simulata in zone di massima sicurezza dietro enormi barriere di cemento, perché abbiamo aperto a un’altra cultura e abbiamo deciso di spingere ai margini quella vecchia giudaico-cristiana-liberale pianta dai Gray, dai Guglielmi e dai Sansal.
Dite quello che volete della Germania, ma i loro investigatori sono insuperabili.
Il procuratore Horst Walter Nopens ha dichiarato che l’indagine era in corso, ma ha suggerito che un possibile movente per l'attacco di Magdeburgo “potrebbe essere stato il malcontento per il modo in cui i rifugiati sauditi vengono trattati in Germania”.
Capito. Quindi, due mesi prima delle elezioni federali, il messaggio dello stato tedesco agli elettori è: “Tutta colpa vostra e non cambierà nulla”. Niente di personale contro il bambino di nove anni ucciso assieme alle quattro donne di 75, 67, 52 e 45 anni, ma è così che vanno le cose. Ci saranno alcune sedie vuote al tavolo di Natale, ma “la diversità è la nostra forza” e uno psichiatra ben integrato alla guida di una BMW è proprio il tipo di nuovo arrivato altamente qualificato che ci ha promesso Angela Merkel.
Non molto tempo fa il tipo di nuovo arrivato altamente qualificato era Mohammed Atta, uno studente post-laurea dell’Hamburg Institute of Technology.
Quanto al “malcontento” dei sauditi per il modo in cui vengono trattati in Occidente, diciassette complici di Mohammed Atta erano cittadini sauditi che erano stati ammessi alla scuola di volo in America, dove avevano detto ai loro istruttori che non avevano bisogno di imparare ad atterrare.
Mentre il mercatino di Natale di Magdeburgo veniva cancellato, oltre confine in Polonia i festaioli di Natale passeggiano nei loro mercatini senza giganti di cemento, come un tempo facevano in Germania. Quarant’anni fa, la Polonia e la Germania dell’Est erano satelliti sovietici. Ma, nei decenni successivi, la Polonia non ha importato milioni di persone che, per dirla con parole blande, disprezzano le sue tradizioni cristiane. Quindi oggi niente cene di Natale in cui il posto dove un tempo sedeva il bambino di nove anni è vuoto.
“Sono cristiano”. Nel momento in cui il manifestante ha gridato queste parole, tre agenti di polizia tedeschi si sono precipitati verso di lui e lo hanno trascinato via. Questa scena della manifestazione spontanea, ripresa con il cellulare da Magdeburgo, sta circolando sui social media di tutto il mondo. Mostra la situazione in Germania: il potere statale viene utilizzato per reprimere i cittadini che non vogliono l’orrore nelle strade, mentre l’establishment dominante, la nuova aristocrazia della Nuova Versailles, si barrica – anche mediaticamente – nel quartiere Mitte di Berlino.
“Dall’esterno l’Europa appare seducentemente bella” scrive lo storico Niall Ferguson. “Ma all’interno sembra una di quelle grandi vecchie dimore signorili prussiane o polacche che furono trasformate in squallidi sanatori per operai sotto i comunisti”.
Che fare? Sbarrate i confini d’Europa, non i mercatini di Natale. Arrestate i terroristi, non chi protesta. Ricostruite Notre Dame, non trasformate le chiese in moschee.
“Michel Picaud ricorda il primo regalo che ha ricevuto da un donatore americano. Era la primavera del 2017 e l'ingegnere in pensione era stato incaricato di gestire gli Amici di Notre-Dame de Paris. Notre-Dame, la cattedrale gotica nel cuore della capitale francese, era ‘in uno stato disastroso, gli archi rampanti stavano iniziando a sgretolarsi’. Questo due anni prima del grande incendio che ha distrutto la cattedrale. Anche allora era necessario un restauro, ma procedeva a un ritmo lento”.
Così racconta il Wall Street Journal. “L'incarico di Picaud era di raccogliere fondi in America. In una conversazione su Zoom dalla sua casa a Saint-Germain-en-Laye, vicino a Parigi, dice di aver ricevuto tre anni dall'arcivescovo di Parigi e un budget di 200mila euro. Dopo alcuni giorni di lavoro sul suo progetto, ha ricevuto una chiamata da un avvocato negli Stati Uniti. Janet C. Ziegler, 83 anni, era morta nella sua casa di Wilkes-Barre, Pennsylvania, e aveva lasciato 62.500 dollari all'ente benefico di Picaud. ‘È stato come se fosse arrivato dal cielo, dal cielo’, ricorda. È stato il suo primo assaggio della generosità americana.
Entro il 15 aprile 2019, la mattina dell'incendio, Picaud aveva raccolto 2 milioni da 700 donatori americani. Nella settimana successiva, riceveva ‘400 donazioni all’ora' dagli Stati Uniti. ‘Il mio smartphone si è bloccato’. Oggi, gli Amici di Notre-Dame de Paris hanno 45.000 donatori negli Stati Uniti e hanno raccolto 57 milioni per lo sforzo di ricostruzione. Il totale raccolto dai donatori americani è di 62 milioni. ‘Due terzi di tutti i contributi internazionali provenivano dagli Stati Uniti’.
Tra questi ci sono ebrei di spicco, come gli uomini d'affari Henry Kravis e Maurice Greenberg. Hanno donato dieci milioni ciascuno. Due famiglie ebraiche, i Safra e i Bettencourt Meyers, hanno donato duecento milioni. Altri donatori dei Friends of Notre-Dame de Paris vanno da Ken Langone, fondatore di Home Depot, a ‘una vecchia signora in un centro di assistenza nel Midwest, che ha inviato una lettera dicendo 'Amo Notre-Dame, amo Parigi, amo la Francia, e ti mando questo'. Era una banconota da dieci dollari’. Il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, ha partecipato alla riapertura della cattedrale. In una conversazione dopo il suo ritorno a casa, attribuisce la generosità americana a ‘ispirazione divina’. Gli americani volevano essere ‘parte di questo magnifico esperimento provvidenziale nel recupero, nella riparazione, nel rinnovamento, nella resilienza della cattedrale di Notre-Dame’. Il restauro, dice, ‘rappresenta la parte più nobile dell'umanità, della natura umana, che viene elevata di nuovo al divino’. Le nostre chiese, e Notre-Dame in particolare, ‘ci ricordano quelle opere d'arte che letteralmente elevano la mente e il cuore al cielo’. Gli americani, ‘come persone di fede’, volevano partecipare al restauro e contribuirono per il loro ‘senso di autonomia, che deriva dal non dipendere da nessun governo per la nostra libertà religiosa’. Il cardinale Dolan crede che il cattolicesimo americano sia diverso dal cattolicesimo in Francia. ‘Se la religione è solo un bagaglio culturale, alla fine si ridurrà, ed è quello che sta succedendo in Europa’, dice. ‘Abbiamo i nostri problemi nella Chiesa cattolica negli Stati Uniti, di sicuro. Ma non abbiamo il problema dell’esaurimento culturale’. È questo ‘entusiasmo’, crede, che rende gli americani generosi”.
Come sanno i miei lettori di lunga data, non credo che una società possa sopravvivere senza un qualche significato trascendente: se l’Occidente non è giudaico-cristiano, non è “l’Occidente” e non è neanche “liberale”, come ormai dovrebbe essere ovvio a tutti. Se non è occidentale e non è liberale, sarà islamico e woke, la nuova sinistra che non vuole liberalismo e democrazia.
Il grande critico dell’arte Jean Clair aveva visto nel rogo di Notre Dame un simbolo della decadenza occidentale. “Non parleremo più, non una parola, dei fedeli nella cattedrale, di un santuario bruciato nel mezzo della veglia pasquale... Questo non è di buon gusto. Un ‘fedele’ oggi è un essere più strano di un Bantu, di un Taupinambou ai tempi di Voltaire. Inoltre, non li vediamo più. Parleremo dei ‘turisti’, centinaia di migliaia, milioni, delusi di trovare la porta chiusa”.
“L’Europa sta cancellando il Natale”, racconta il magazine ebraico americano Tablet. “La graduale cancellazione del Natale in paesi come Francia, Spagna, Regno Unito o Germania è forse il sintomo più preoccupante della rinuncia dell’Occidente alla sua identità culturale giudaico-cristiana. Sta accadendo a tutti i livelli: dai governi e dai consigli comunali alle scuole e alle associazioni. Come sempre, sono i laicisti della sinistra, dietro la facciata dell’‘inclusività’, i più determinati ad annullare il Natale, che per secoli è stato celebrato con stile in tutto il continente. Ciò che Ronald Reagan spiegò in modo semplice e a modo suo, ovvero che ‘il Natale è una festa che celebriamo non come individui né come nazione, ma come famiglia umana’, ora appare del tutto incomprensibile. Il primo ministro socialista spagnolo ha ricevuto molte critiche quest'anno per il suo presunto augurio di Natale (‘Ecco a un nuovo anno pieno di salute, speranza e prosperità. Buone feste’) in cui ha espressamente evitato di congratularsi con i cristiani per Natale, mentre qualche mese fa non aveva remore a congratularsi con i musulmani facendo espressamente riferimento al Ramadan”.
Per questo, a fronte dell’incredibile generosità (americana soprattutto) nella ricostruzione della cattedrale di Parigi, ci sono i numeri spaventosi (anche in Italia) sulla vendita delle chiese.
“Non siamo al finale della storia”, dice il vicario per gli affari economici della diocesi di Bergamo. “Si stanno facendo molte riflessioni”. Si riflette su quante chiese chiudere e mettere sul mercato.
In Europa capita di trovare in vendita, fra gli annunci economici online, anche una “chiesa con canonica e monastero a Lispenhausen”, diocesi di Fulda, una delle più belle cattedrali della Germania e forse dell’intera Europa, luogo di sepoltura di san Bonifacio. In Germania le chiese ora si vendono anche su Ebay.
“Da Nantes ad Angers, da Rouen a Caen, alcuni degli edifici religiosi più storici della Francia si stanno trasformando in sale da concerto, hotel e discoteche” racconta un’inchiesta del Christian Science Monitor americano. “Gli esperti del patrimonio hanno dichiarato questo mese al Senato francese che tra le 2.500 e le 5.000 chiese rischiano di essere demolite entro il 2030”. Le Monde ha dato numeri devastanti: “Fino a 9.500 chiese saranno vendute, distrutte o abbandonate entro il 2030”. Le Figaro: “Le diocesi cederanno da un quarto alla metà delle loro chiese entro 20 anni”.
Anche in Italia la Cristianità sta finendo in liquidazione. Nei prossimi anni il mercato immobiliare italiano sarà saturato di chiese.
Sul mercato è appena finito Sant’Eugenio, il monastero più antico della Toscana, sulle colline senesi, fondato come abbazia nel 730.
Scompariranno le suore di Vigevano.
Nel bolognese si vende chiesa e campanile.
Ad Arezzo è finita all’asta una chiesa del Trecento.
In vendita la prima abbazia cistercense d’Italia.
Vende la diocesi di Padova, una delle più grandi d’Italia.
A Torino, la chiesa sta liquidando tutto il possibile: dopo i gesuiti, che vendono per fare appartamenti di lusso, tocca ai missionari della Consolata che hanno venduto la sede e ai salesiani, dove ha studiato il cardinale Tarcisio Bertone, già segretario di Stato di Ratzinger.
E poi il monastero dei Celestini a Bergamo del XIII secolo, il monastero di Santa Caterina a Foligno e la chiesa di San Carlo a Cremona (XI secolo). L’arcidiocesi di Firenze ha in vendita 170 chiese. A Lucca, 42 chiese su 69, a Pavia 24 chiese su 40. A Piacenza, la curia ha venduto una chiesa del XII secolo.
Non saremo al finale della storia, ma gli somiglia tanto. Un filosofo ebreo come Alain Finkielkraut parla dell’“aberrante e plausibile ipotesi della scomparsa del cattolicesimo”.
“Uno tsunami si sta dirigendo verso la Germania”. Non è fatto d’acqua, ma di spirito e sta per abbattere la Cristianità tedesca. Si apre così un'indagine del grande quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung. Fino a 10.000 chiese saranno abbandonate. Ripetiamolo: 10.000 chiese.
Scrive la rivista Stern: “Per la prima volta da secoli, la maggior parte delle persone in Germania non è più in seno alle due grandi chiese. Una proiezione presuppone che nel 2060 solo il 30 per cento sarà cattolico o protestante”. Per quella data, tutte le confessioni cristiane avranno perso metà dei loro attuali membri.
Ma contrariamente alle controparti cristiane, i luoghi di culto islamici crescono e, nell’ultimo quarantennio, sono passati dall’essere inesistenti a fra 2.600 e 2.700.
E in alcune città il sorpasso islamico è già avvenuto. Ad Amburgo, due terzi delle chiese dovranno essere chiuse nei prossimi anni. La Welt (“più moschee che chiese”) rivela che le 52 moschee hanno già superato le 40 chiese cattoliche. E quando non è sorpasso, è il cambio di proprietà. Dalla Bild: “Sempre più chiese tedesche stanno diventando moschee. A causa della mancanza di fedeli, le chiese cattoliche e protestanti prevedono di chiudere nei prossimi anni 10.000 luoghi di culto. Cresce invece rapidamente il numero dei luoghi di culto musulmani: ci sono già 159 moschee con minareti, oltre a 2.500 senza. E altre 128 sono in costruzione”.
Lo tsunami sta battendo anche Bruxelles, l’Olanda e tutti gli altri paesi europei.
In Inghilterra la situazione è talmente tragica che quel resta di un priorato cattolico del Leicestershire inglese è stato venduto dalla chiesa cattolica per 10 sterline. Rovine vecchie di 800 anni.
Le chiese in Gran Bretagna sono in “via di estinzione” entro i prossimi 40 anni, secondo un calcolo del Times. John Hayward, matematico all'Università del Galles, ha creato le stime estrapolando una serie di scenari. Le chiese metodiste e cattoliche si saranno estinte entro la metà degli anni ‘40 di questo secolo, mentre la Chiesa in Galles entro il 2038. Per la prima volta in mille anni i cristiani l’anno scorso sono diventati minoranza in Inghilterra.
Ma il “vuoto” di cui parla il celebre storico della Sorbona Jean-Marie Salamito resta tale o viene riempito?
Il famoso biologo ateo Richard Dawkins lo ha capito , ha confessato di identificarsi come un “cristiano culturale” e che preferisce vivere in un paese basato sui principi cristiani e non vorrebbe mai che il Regno Unito diventi una nazione islamica. Dawkins ha detto di essere “inorridito” dal fatto che a Londra siano state installate le luci del Ramadan invece di quelle di Pasqua. “Penso che siamo un paese culturalmente cristiano, mi definisco un cristiano culturale. Non sono un credente, ma c’è una distinzione tra essere un cristiano credente ed essere un cristiano culturale. Adoro gli inni e i canti natalizi. Mi sento a casa nell'etica cristiana. Sento che siamo un paese cristiano. E se lo sostituissimo con un’altra religione, sarebbe davvero terribile”. Affermando che avrebbe dovuto scegliere le sue parole “con attenzione” – forse alla luce dell’attacco quasi mortale all’amico Salmon Rushdie nel 2022 da parte di un islamista radicale – Dawkins ha detto: “Se dovessi scegliere tra cristianesimo e islam, sceglierei il cristianesimo ogni singola volta. Una religione dignitosa, mentre l’Islam non lo è”.
Per la prima volta, Boulevard Voltaire offre una visione globale della Francia musulmana. Progettata con la società Datarealis, questa mappa porta un messaggio esplosivo. Dalle otto moschee del 1975, la Francia è cresciuta fino a raggiungere i 2.600 luoghi di culto musulmano nel 2024. Attualmente 179 moschee sono in costruzione in Francia.
E in futuro?
“Le moschee, scrisse Samuel Huntington nel suo famoso Scontro di civiltà, erano 160 in Asia centrale nel 1989; nel 1993 erano 10.000”. Si apre così un saggio sull’Incorrect di Frédéric Saint Clair, politologo e analista. Moschee in Francia nascono al ritmo di 50 all’anno. Il Ministero degli Interni ne stimava 150 nel 1976, 900 nel 1985, 1.555 nel 2001 e così via in una progressione drammatica. Il leader musulmano più in vista della Francia, Dalil Boubakeur, rettore della Grande Moschea di Parigi, ha chiesto che il numero di moschee nel paese venga già oggi raddoppiato - a 4.000 - per soddisfare la crescente domanda. “Ogni due settimane in Francia nasce una moschea e scompare una chiesa”, ha detto Edouard de Lamaze, presidente dell'Observatoire du patrimoine religieux di Parigi. Scrive Saint Clair: “Non si tratta più solo di arrivare al traguardo delle 10.000 moschee, che, al ritmo attuale, si raggiungeranno intorno al 2100; la visibilità pubblica dell'Islam deve essere evidente, deve dominare”.
Parigi è piena di persone che volevano veder bruciare Notre-Dame. Ricordo quei manifesti islamici che su Notre Dame dicevano: “La sua costruzione iniziò nell'anno 1163 e terminò nel 1345. È ora di dire addio al vostro oratorio del politeismo”.
Quando prese fuoco la cattedrale di Notre Dame a Parigi ci furono tanti che gioirono e dissero: “L'unica chiesa che illumina è quella che brucia”.
Fino a martedì 17 dicembre, tutti i viaggiatori potevano ammirare la Sacra Famiglia sul piazzale antistante la stazione di Metz (Mosella francese). Ma martedì mattina i servizi comunali hanno scoperto due dei quattro personaggi decapitati: San Giuseppe e la Beata Vergine.
“La capitolazione che così tanti leader europei stanno guidando non farà che incoraggiare i radicali” scrive sul Tablet il giornalista spagnolo Itxu Díaz. “E quando arriveranno a chiedere di più, l’identità dissolta del nostro popolo non avrà più la forza di alzarsi e rivendicare uno spazio di libertà per celebrare le tradizioni della nostra stessa eredità giudaico-cristiana. Allora sarà troppo tardi”.
Dawkins lo ha capito, ma i relativisti se ne infischiano e fischiettano, che il grande cambiamento culturale in pieno svolgimento spazzerà via anche i costumi libertini. Per dirla con il grande storico inglese Tom Holland, “la Cina, e non solo la Cina, ci sta ricordando che il concetto di diritti umani è emerso in una matrice culturale ben precisa, quella cristiana. Questo riapre la possibilità per i laici di riconoscere che non si sono in qualche modo emancipati dal retaggio cristiano, perché i nostri istinti viscerali sono profondamente radicati in questa storia”.
Scrive su Israel Hayom lo storico dell’Università di Gerusalemme, Mordechai Nisan:
“L’emergere dell’Islam come forza politica sociale e religiosa in Europa e l’assertività dei paesi musulmani nella politica globale si scontrano con un’Europa confusa da sensi di colpa storici, stanchezza di civiltà e confusione morale. L’apparente atrofia dell'Europa cristiana, con le chiese trasformate in moschee, giustapposta alla sua islamizzazione (demografica, culturale e politica), fa sì che la minoranza musulmana militante in molti paesi, che ormai non sono più stati nazionali integrali, abbia messo in luce la debolezza e la codardia di come una cultura altamente sviluppata può sperimentare, attingendo a un’intuizione di Lionel Trilling, ‘la diminuzione della sua forza primitiva’. I molteplici filoni di cambiamento in Europa stanno minando quella che un tempo era una cosiddetta civiltà giudaico-cristiana con l’avvio della Grande Sostituzione. Vale a dire, il paradosso di un’Europa scristianizzata non religiosa sta assistendo allo sviluppo di un'Europa islamica. Bernard Lewis ha offerto una prognosi pungente nel 1995: ‘Potrebbe darsi che la cultura occidentale se ne vada davvero: la mancanza di convinzione di molti di coloro che dovrebbero essere i suoi difensori e l'intensità appassionata dei suoi accusatori potrebbero benissimo unirsi per completarne la distruzione’. Trent’anni dopo, la traiettoria della previsione di Lewis rimane in carreggiata. La confusione morale dell’Europa ha gettato un’ombra oscura sul suo ruolo di depositario dell’eredità giudaico-cristiana. Nel 1968, il filosofo di San Francisco Eric Hoffer rivelò un profondo segreto interiore. ‘Ho una premonizione’, disse, ‘che non mi lascia in pace: come va con Israele, così andrà con tutti noi. Se Israele perisce, l’olocausto sarà su di noi. Israele deve vivere!’”.
E perirebbero tutte quelle belle cose che non sappiamo da dove vengono e che diamo per scontate: libertà di parola e sessuale, laicità, uguaglianza, stato di diritto e il diritto di girare per le nostre città senza temere di essere uccisi. Devono perderle per rimpiangerle, domandandosi da dove erano arrivate e perché esistevano soltanto in Europa?
Sbarrate i confini d’Europa, non i mercatini di Natale. Cacciate i terroristi, non chi protesta. Ricostruite Notre Dame, non trasformate le chiese in moschee. E sostenete Israele, non i suoi nemici, non come sta facendo il primo Papa post-occidentale della storia, ma come ha appena chiesto il filosofo ateo Michel Onfray in visita nello stato ebraico: “Per me è come il suono della Storia. Sento fisicamente che in Israele sta accadendo qualcosa di essenziale che riguarda il futuro della nostra civiltà”.
E salviamo la storia di questa vecchia Europa fatta anche di pietre andate in fumo e risorte, almeno per una notte, sulla Senna.
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