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La Ragione Rassegna Stampa
21.01.2022 Siria: droga, armi e terrorismo
Commento di Massimiliano Fanni Canelles

Testata: La Ragione
Data: 21 gennaio 2022
Pagina: 5
Autore: Massimiliano Fanni Canelles
Titolo: «Captagon dalla Siria»
Riprendiamo dalla RAGIONE di oggi, 21/01/2022, a pag. 5, il commento di Massimiliano Fanni Canelles dal titolo "Captagon dalla Siria".

Captagon: il traffico di anfetamine all'ombra della guerra civile siriana e  dell'instabilità mediorientale - Ce.S.I. - Centro Studi Internazionali

A seconda dei continenti la metanfetamina e i suoi derivati sintetici vengono chiamati in diversi modi: meth, speed, ice, crystal, yaba. In Sira e nei Paesi arabi ha preso il nome di captagon che in forma molecolare si chiama fenetillina, la droga della jihad. I terroristi islamici sono soltanto le ultime di una lunga serie di milizie che hanno utilizzato queste sostanze per annullare la paura, resistere alla fatica e non sentire il dolore. Dai nazisti, passando perla guerra in Vietnam e arrivando ai talebani e poi all'Isis, l'utilizzo dei derivati delle amfetamine e metanfetamine è stato frequente. Chi le assume pub non mangiare o dormire per giorni, si sente onnipotente e invincibile. Durante la guerra civile sono stato molte volte in Siria per organizzare aiuti sanitari e umanitari: si parlava spesso del captagon e del suo utilizzo fra i soldati dell'Isis, ma anche l'esercito regolare siriano ne faceva uso.

I combattenti sciiti provenienti dall'Afghanistan e dal Libano portavano in Siria le metanfetamine grazie a traffici controllati dagli Hezbollah, il gruppo radicale sciita libanese vicino al presidente Assad. Nel Paese ho conosciuto varie persone fra cui Mohammad Abu Salah, uno dei referenti locali di Auxilia Foundation ad Aleppo, molto informato sui fatti: «La guerra in Siria ha causato l'uccisione di centinaia di migliaia di persone, lo sfollamento di nove milioni di abitanti e la completa distruzione di città e paesi. Non solo: la guerra ha causato il crollo dell'economia a cui si sono aggiunte la crisi bancaria in Libano, le sanzioni internazionali e l'epidemia del Coronavirus. In questi contesti la criminalità e il traffico di droga hanno preso il sopravvento». La Siria non è estranea a questi commerci, già negli anni Novanta la valle del Beqa' era considerata il centro mondiale dell'hashish. Oggi la città di Aleppo e di Homs sono diventate il centro di produzione del captagon. «Da tempo — riprende Mohammad — si sono formate bande criminali e milizie di frontiera al confine fra Siria e Libano che smistano grandi quantità di metanfetamina e dei suoi derivati. Oggi la Siria è diventato il Paese del captagon e i signori della guerra si sono trasformati in signori della droga». Anche secondo il "New York Times" funzionari e militari vicini al presidente Assad si sono arricchiti con il traffico di stupefacenti. Questi hanno prodotto un giro d'affari di miliardi di dollari. Il Centro per la ricerca e l'analisi operativa (Coar) con sede a Cipro ritiene che nel 2020 siano state sequestrate nel mondo droghe siriane per un valore di circa 3,4 miliardi di dollari. In Italia nel luglio 2020 è avvenuto il più grande sequestro di anfetamine siriane: nel porto di Salerno ne sono state trovate 14 tonnellate, nascoste in cilindri di carta e alluminio. A fine dicembre 2021 sono state sequestrate nel porto di Beirut 9 milioni di pastiglie di captagon. Nel 2021 sono 250 i milioni di pastiglie di fenetillina intercettati dalle dogane di tutto il mondo. La Siria oggi è il primo fornitore mondiale di metanfetamina e derivati. La droga lascia il Paese nel latte, nel sapone, dentro le arance e i melograni, nei pneumatici. Il centro più importante per lo smistamento è la città portuale di Latakia, nella Siria occidentale. Questo commercio rende molto, molto meglio di tutti gli altri prodotti come petrolio, agricoltura e pastorizia che sono sottoposti a sanzioni restrittive dalla comunità internazionale e dall'Unione europea. Ovviamente la criminalità è in prima linea nell'organizzazione di questo traffico ma di certo il fenomeno è ben conosciuto anche alle forze governative. Secondo quanto emerge dalle ricerche del "New York Times" sembra infatti che a farne parte non siano solo persone vicine al dittatore ma che sia direttamente coinvolta la stessa famiglia del presidente Bashar al Assad.

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