domenica 28 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Corriere della Sera Sette Rassegna Stampa
25.04.2014 Caso Grillo: chi conosce la storia non dice 'nazista' a sproposito
Commento di Gian Antonio Stella

Testata: Corriere della Sera Sette
Data: 25 aprile 2014
Pagina: 8
Autore: Gian Antonio Stella
Titolo: «Prima di dire 'nazista' leggete qui»
 Riportiamo da CORRIERE della SERA SETTE di oggi, 25/04/2014, a pag. 8, l'articolo di Gian Antonio Stella dal titolo "Prima di dire 'nazista' leggete qui".

                               
Gian Antonio Stella         Beppe Grillo     


Improvvisamente, il silenzio fu rotto dal grido dei bambini (...) un urlo che aumentava di intensità ogni minuto, avvolgendo l'intero campo e ogni singolo prigioniero (...).Il giorno successivo gli uomini ci dissero che le SS avevano caricato i bambini nelle carriole e li avevano gettati nelle fosse comuni infuocate. Bambini vivi bruciarono come torce» (Lucie Adelsberger e Sara Nomberg, Deportazione e memorie femminili di Bruna Bianchi e Adriana Lotto). «Accanto a me c'era Koch... Lui doveva sparare a un ragazzino, di circa dodici anni. Ci avevano detto chiaramente che si doveva tenere la canna del fucile ad almeno quindici centimetri dalla testa; ma evidentemente Koch non lo fece, e mentre ce ne andavamo dal luogo dell'esecuzione, i camerati mi presero in giro perché avevo la manica imbrattata di materia cerebrale del ragazzino. Io chiesi perché ridessero, e Koch, indicando la mia manica: "Quella è del mio; ha già smesso di agitarsi". Lo disse con un evidente tono di vanteria...» (Daniel Jonah Goldhagen, I volonterosi carnefici diHitler). «Nell'estrarre i cadaveri da una camera a gas, improvvisamente uno del Sonderkommando si arrestò, rimase per un istante come fulminato, quindi riprese il lavoro con gli altri. Chiesi al kapo che cosa fosse successo: disse che l'ebreo aveva scoperto tra gli altri il cadavere della moglie». (Rudolf Höss, Comandante ad Auschwitz Einaudi). «Franz Ziereis, comandante a Mauthausen, abitava in una villetta adiacente al campo, aveva una giovane moglie, la sera giocava con i suoi ragazzi. Quando il maggiore compì 18 anni, fece allineare 40 ebrei e mise una pistola in mano al figlio. Lo incitò a sparare, era arrivato il momento di diventare uomo: "E io abbattei questi 40 detenuti uno dopo l'altro, perché dovevo imparare a tirare su bersagli vivi"». (Silvio Bertoldi, Corriere della Sera, 10 giugno 1979).

VITTIME E CARNEFICI.

«Avevo appena partorito. Mengele mi fasciò il seno perché non allattassi. Voleva vedere quanto poteva resistere un neonato senza nutrimento». (Ruth Eliaz, testimonianza a Vittime e carnefici, di Mauro Longoni). «Le condizioni di lavoro erano ideali. il mio compito era di analizzare il materiale umano che ci mandava Mengele: fegati, teste, midollo spinale (...). Oppure iniettare ai prigionieri streptococchi nelle braccia o pus tra le gengive». (Hans Munch, 87 anni, medico, braccio destro di Mengele all'Istituto di igiene di Auschwitz-Birkenau, intervistato da Bruno Schirm per Der Spiegel). «Ad Auschwitz (..) separarono subito gli uomini dalle donne e dai bambini. Mio padre mi baciò sulla fronte e mi diede la sua benedizione. Fu l'ultima volta che lo vidi. Sparì con i miei due fratelli. (...) Quando ci fecero spogliare fu una tragedia. La mamma tremava. Nessuno di noi l'aveva mai vista nuda, si vergognava. Si mise ultima, dietro di noi, per non essere vista. I tedeschi si accorsero di quel piccolo stratagemma e ghignando ci ordinarono di metterci tutte in fila con le gambe aperte e le mani alzate. Mia madre reprimeva le lacrime. Tutte le donne, braccia alzate e gambe aperte, furono rasate e depilate. (Arianna Szoreny, Il futuro spezzato/I nazisti contro i bambini, di Lidia Beccaria Rolfi e Bruno Maida). «Un'altra volta vennero le SS mentre eravamo all'appello. Uno di loro aveva un bambino piccolo in braccio, forse di sette, otto mesi. Misero il piccolo in un sacco, il bambino urlò forte, lanciarono il sacco in aria, presero la mira e spararono». (Arianna Szoreny, Il futuro spezzato/I nazisti contro i bambini, di Lidia Beccaria Rolfi e Bruno Maida). Ecco: prima di starnazzare accusando un avversario di essere un "nazista", nel pollaio politico nostrano, perché non leggono? Vale per Beppe Grillo, che ha un vocabolario così ricco di parolacce, insulti e volgarità da poter evitare almeno accuse così insulse e infami. E vale per i suoi nemici, che troppe volte hanno abusato con lui degli stessi paragoni insulsi e infami. Perché non leggono, prima di sparare certi paragoni? Perché non leggono?

Per inviare la propria opinione a Corriere della Sera Sette, cliccare sulla e-mail sottostante

sette@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT