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israele.net Rassegna Stampa
21.04.2024 Una sola parola di Khamenei e gli ostaggi verrebbero rilasciati. Allora perché il mondo non fa pressioni sull’Iran?
Commento di Or Yissachar

Testata: israele.net
Data: 21 aprile 2024
Pagina: 1
Autore: Or Yissachar
Titolo: «Una sola parola di Khamenei e gli ostaggi verrebbero rilasciati. Allora perché il mondo non fa pressioni sull’Iran?»

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - l'articolo di Or Yissachar dal titolo "Una sola parola di Khamenei e gli ostaggi verrebbero rilasciati. Allora perché il mondo non fa pressioni sull’Iran?", tradotto da YnetNews

Or Yissachar
Ismail Haniyeh con l'ayatollah Khamenei. La Guida Suprema iraniana sponsorizza Hamas e ha una forte influenza sul movimento terrorista di Gaza, più di ogni altro attore internazionale. Però nei negoziati per la liberazione degli ostaggi israeliani, nessuno fa pressioni sull'Iran

Circa 133 ostaggi israeliani innocenti sono ancora trattenuti illegalmente da Hamas nei tunnel e in appartamenti nascosti all’interno della striscia di Gaza. Il 7 ottobre, Hamas e altri gruppi hanno deportato a Gaza non meno di 250 ostaggi nell’ambito di un piano chiaro e ben congegnato volto a sequestrare degli israeliani da usare come merce di scambio durante la prevista controffensiva di Israele. A questo scopo erano state preparate celle e gabbie nella soffocante rete di tunnel sotterranei di Gaza.

Questo è esattamente il motivo per cui Hamas ha sequestrato gli ostaggi: per disporre di uno spietato asso nella manica che limita le mosse di Israele nelle manovre di terra e negli attacchi aerei, nonché di un formidabile ricatto che lacera sempre più la società israeliana.

Dal canto loro, gli ostaggi – alcuni di oltre 80 anni, altri che hanno compiuto il primo anno di vita in cattività – stanno pagando un prezzo disumano al terrorismo antisemita.

Basta ampliare un poco lo sguardo al di là della striscia di Gaza per constatare come, fino allo scorso fine settimana, a dispetto dei migliori sforzi di Israele gli occhi di tutto il mondo rimanessero puntati su un conflitto che viene definito come la “guerra Israele-Gaza” anziché – come si dovrebbe – la “prima guerra Israele-Iran”. E come giornalisti, attivisti e importanti leader mondiali si siano interamente concentrati sulla “catastrofe” umanitaria nella striscia di Gaza, per usare le parole del Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres.

Nella sua dichiarazione sulla “situazione in Medio Oriente”, il Consiglio Europeo ha praticamente ignorato la principale forza destabilizzante della regione, l’Iran, concentrandosi quasi soltanto sulla condizione umanitaria a Gaza. Lo stesso vale per gran parte delle dichiarazioni pubbliche dei massimi funzionari dell’amministrazione Biden.

Eppure questo modo di inquadrare le cose manca totalmente il punto della questione, giacché questa guerra è plasmata  da un conflitto molto più profondo, globale e strategico: la campagna iraniana su sette fronti contro Israele.

E’ stato solo quando l’Iran in prima persona – e non più soltanto la sua ben oliata macchina di gregari regionali – ha lanciato contro Israele più di 350 missili balistici, missili da crociera e droni d’attacco, che la comunità internazionale ha rimodulato il suo modo di interpretare il conflitto.

Adesso Ali Khamenei, la Guida Suprema dell’Iran, viene visto come il diretto responsabile del più massiccio attacco missilistico degli ultimi tempi, ancorché sventato in modo spettacolare. Gli infiniti messaggi che Israele aveva mandato non erano serviti a nulla: per avere effetto, il messaggio doveva essere concretamente visualizzabile.

La guerra-ombra è ora venuta alla luce, ed è giunto il momento di mettere l’Iran di fronte alle sue responsabilità: non solo per il suo programma nucleare militare illegale, per il suo finanziamento di terroristi per procura e per il suo recente attacco su larga scala contro Israele. E’ anche ora di fare pressione sull’Iran affinché usi la sua influenza su Hamas per liberare gli ostaggi.

In quanto suo protetto, Hamas dipende fortemente dall’Iran: non solo per la legittimazione e l’aperto sostegno politico del gruppo terroristico che ha ferocemente trucidato a sangue freddo 1.200 innocenti il 7 ottobre, ma anche per i 360 milioni di dollari che Hamas riceve ogni anno dall’Iran.

I capi di Hamas vengono accolti in pompa magna a Teheran e la dirigenza iraniana – dalla Guida Suprema Khamenei, al presidente Ebrahim Raisi, al ministro degli esteri Hossein Amir-Abdollahian – rivendica in ogni occasione possibile il “glorioso attacco” di Hamas del 7 ottobre. Abdollahian si è spinto al punto di suggerire il trasferimento degli ostaggi in territorio iraniano.

Eppure, nonostante questo andamento chiarissimo, non vi è alcuna indicazione che la comunità internazionale si renda conto che potrebbe perseguire il rilascio di tutti gli ostaggi (e la fine della guerra a Gaza) facendo pressione non su Israele, ma sull’Iran. (…)

Si sente dire in continuazione che le condizioni umanitarie nella striscia di Gaza sono “terrificanti”, nonostante le oltre 450.000 tonnellate di aiuti umanitari della comunità internazionale entrate a Gaza attraverso i valichi di frontiera israeliani al ritmo ormai di 400 o addirittura 500 camion al giorno. Allo stesso tempo, con l’eccezione di occasionali dichiarazioni del Segretario di stato Antony Blinken e del Ministro degli esteri britannico David Cameron, molto raramente la comunità internazionale fa riferimento alla questione degli ostaggi, e mai con gli angosciati toni drammatici usati per descrivere la popolazione di Gaza, che proprio nei giorni corsi è stata filmata mentre affolla le spiagge di Dir Al Balah e i mercati di altre località nella striscia.

Viceversa, la condizione in cui si trovano gli ostaggi è la più spaventosa possibile, senza camion di aiuti umanitari né alcuna comunicazione né informazione, e nemmeno la conferma che siano ancora in vita.

Intanto, stando a quanto dicono il Mossad e il primo ministro israeliano (ma anche i rappresentanti americani), Hamas può permettersi di continuare a rifiutare deliberatamente un accordo che, a causa sua, nonostante i migliori sforzi, appare ancora improbabile.

Secondo il capo di stato maggiore delle Forze di Difesa israeliane Herzi Halevi e numerosi esperti militari, la pressione militare israeliana è stata il principale fattore che lo scorso novembre ha piegato Hamas costringendola a un accordo. Ma ora che la pressione militare si è molto allentata, non sembra più funzionare.

E’ imperativo riportare a casa gli ostaggi, dopo quasi 200 giorni di disumana prigionia. Invece di continuare a fare pressione su Israele per costringerlo ad accettare le condizioni folli di Hamas e compromettere ulteriormente la propria sicurezza nazionale, la comunità internazionale dovrebbe esercitare pressione sull’Iran.

Basterebbe una sola parola della Guida Suprema iraniana Ali Khamenei, e gli ostaggi verrebbero rilasciati.

(Da: YnetNews, 18.4.24)

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