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israele.net Rassegna Stampa
21.11.2023 Giornali o propagandisti?
Analisi di Kobi Michael, da Israele.net

Testata: israele.net
Data: 21 novembre 2023
Pagina: 1
Autore: Kobi Michael
Titolo: «Giornali o propagandisti?»
Giornali o propagandisti?
Analisi di Kobi Michael, da Israele.net

Giornalisti o megafoni della propaganda di Hamas? - Israele.net (hbno)

Il Ministero della Sanità palestinese nella striscia di Gaza, come ogni altra istituzione a Gaza, è strettamente controllato e gestito da Hamas. Il Ministero della Sanità di Gaza riporta più volte al giorno il numero delle vittime palestinesi causate dalla guerra tra Israele e Hamas, ormai nella sua sesta settimana. Naturalmente, il Ministero della Sanità di Gaza riporta le vittime palestinesi attribuendole esclusivamente ad attacchi delle Forze di Difesa israeliane. E’ notevole il fatto che dai bollettini del Ministero della Sanità di Gaza sono totalmente assenti cifre riguardanti combattenti morti e feriti appartenenti a Hamas o altri gruppi armati. In pratica, sei settimane dopo lo scoppio della guerra né la dirigenza di Hamas né il Ministero della Sanità di Gaza hanno mai riferito di una singola vittima tra le forze combattenti di Hamas. I media internazionali si fanno complici di questo imbroglio di Hamas. La credibilità che i media e la comunità internazionale attribuiscono al Ministero della Sanità di Gaza attesta la profondità dei pregiudizi e addirittura dell’ostilità che li caratterizza. Il fenomeno raggiunge livelli intollerabili dal momento che è perfettamente accertato che Hamas controlla tutti i ministeri e tutte le istituzioni governative a Gaza, compresa l’Agenzia Onu per i profughi palestinesi (Unrwa), i cui dipendenti sono in grande maggioranza lealisti di Hamas. Tra questi, il presidente dell’organizzazione dei dipendenti dell’Unrwa, dottor Sohail Alhindi, che è membro della dirigenza di Hamas nella striscia di Gaza. Pertanto, qualsiasi rapporto del Ministero della Sanità di Gaza è, per definizione, un rapporto di Hamas e risponde alla strategia di Hamas che cerca di modellare e definire la guerra attorno all’immagine della parte palestinese come vittima, e di un disastro umanitario tutto imposto dall’esterno, manipolando i media e la diplomazia internazionale, la società civile e i gruppi internazionali per i diritti umani che Hamas mobilita e con cui collabora attivamente per fare pressione sullo stato d’Israele affinché interrompa le sue operazioni militari di difesa dall’aggressione terrorista. … A partire dalla vicenda dell’ospedale al-Ahli, in cui non erano morte 500 persone per un missile israeliano come dichiarato da Ministero della Sanità di Gaza, bensì 40 o 50 persone a causa di un razzo palestinese, nessun importante mass-media o soggetto internazionale ha messo sul serio in discussione le notizie non verificabili diramate da Hamas. Stando ai rapporti del Ministero della Sanità di Gaza, i palestinesi morti sono già più di 13.000. E’ accaduto che da un giorno all’altro la cifra aumentasse anche di 3.000 unità. Dobbiamo credere che sono morte 3.000 persone in un giorno? Se è così, sono già state tutte sepolte? Intanto, mentre il bilancio dei morti dichiarato dal Ministero della Sanità di Gaza cresce in questo modo, quello dei feriti è fermo a 30mila da più di una settimana, cosa di per sé poco plausibile. Qualcuno nei media e nella comunità internazionale si è preso la briga di chiedere o di chiedersi come mai non esistono rapporti dalle fonti palestinesi definite “attendibili” su membri di Hamas morti e feriti? Qualcuno ha chiesto a tutti questi reporter locali, attivisti per i diritti umani e organizzazioni umanitarie internazionali se hanno provato a verificare la distribuzione per età delle migliaia di “bambini” dichiarati morti e feriti? Secondo la definizione adottata dalle Nazioni Unite e da altri, chiunque abbia meno di 17 o 18 anni è classificato come minore. Tuttavia, una semplice ricerca su Google circa l’addestramento militare dei minori da parte di Hamas, e il reclutamento da parte di Hamas di bambini-soldato come terroristi, genera decine di migliaia di risultati, compresi migliaia di video che illustrano nel modo più chiaro possibile come Hamas indottrina i bambini sin dall’età prescolare, li addestra all’addestramento militare nei campi estivi e recluta per il combattimento adolescenti di età fra i 13 e i 18 anni. Alla luce di tutto questo, e della affidabilità pari a zero di Hamas e delle sue manipolazioni, i numeri diramati da Hamas andrebbero sottoposti a un’analisi un po’ più oggettiva. Tanto per cominciare bisognerebbe mettere in discussione il totale (se dovessimo adottare il rapporto fra numero dichiarato da Hamas e numero reale che si è visto nel caso delle vittime all’ospedale al-Ahli, le cifre diffuse da Hamas andrebbero divise per dieci). Del totale dei morti e feriti, almeno la metà sono molto probabilmente membri di Hamas, siano essi terroristi armati o membri della dirigenza di Hamas legalmente considerati terroristi a tutti gli effetti perché parte integrante della struttura di governo e di comando del gruppo terrorista (le fonti israeliane parlano di un numero di terroristi uccisi fra 3.000 e 5.000). Da tenere presente, come si è detto, che un numero significativo dei “bambini” (o “minori”) segnalati come uccisi o feriti sono giovani di età compresa fra 13 e 18 anni irregimentati nelle strutture di Hamas o che avevano preso parte attiva ai combattimenti. Dal numero rimanente va sottratto un numero significativo di morti e feriti derivanti da lanci di razzi palestinesi falliti, come quello caduto sull’ospedale di al-Ahli. Secondo i tracciati radar delle Forze di Difesa israeliane, i razzi palestinesi “fuori bersaglio” costituiscono circa il 10% del totale dei razzi lanciati da Gaza (la percentuale è più alta per i razzi della Jihad Islamica). Essendo stati lanciati circa 10.000 razzi dall’inizio della guerra, si deve presumere che quasi 1.000 siano ricaduti all’interno della striscia di Gaza, verosimilmente causando danni e vittime. Dal resto delle vittime bisogna sottrarre i palestinesi uccisi da Hamas mentre tentavano di spostarsi dal nord verso il sud della striscia di Gaza. Altri abitanti di Gaza sono stati trattenuti in ostaggio dal rifiuto di Hamas di consentire l’evacuazione dei civili per utilizzarli come scudi umani dentro strutture civili. Gli edifici civili come abitazioni, scuole e altre installazioni pubbliche usati da Hamas come centri di comando militare, siti di lancio e depositi di armi, e dove agisce personale di Hamas, diventando obiettivi militari legittimi ai sensi del diritto internazionale. Resta certamente un numero di civili disarmati disgraziatamente colpiti in modo non intenzionale dalle Forze di Difesa israeliane, cosa che avviene in ogni guerra. Ma in termini comparativi con tutte la altre guerre degli ultimi cento anni, i “danni collaterali” causati dalle Forze di Difesa israeliane risultano sempre inferiori, sia in termini relativi che in termini assoluti, rispetto ad altre campagne militari occidentali. In particolare quelle delle forze armate del Regno Unito e degli Stati Uniti, come è stato sottolineato dall’ex presidente dei Capi di stato maggiore congiunti degli Stati Uniti, generale Martin Dempsey, e separatamente dal colonnello Richard Kemp, già comandante delle forze britanniche in Afghanistan. Questi “danni collaterali” relativamente bassi sono il risultato della stretta osservanza da parte di Israele delle leggi di guerra internazionali e dei grandi sforzi che compiono le Forze di Difesa israeliane per convincere la popolazione civile ad allontanarsi dalle zone di battaglia aprendo corridoi umanitari e assicurando passaggi sicuri ai civili, come è confermato da documentazione recente. La conclusione è questa. Il Ministero della Sanità palestinese nella striscia di Gaza è completamente controllato da Hamas, una barbara organizzazione terroristica islamista il cui statuto prevede l’assassinio in massa degli ebrei. La sua affidabilità e la sua credibilità non sono semplicemente discutibili: sono inesistenti. Il suo obiettivo strategico è ingannare l’opinione pubblica internazionale creando e poi sfruttando una crisi umanitaria a Gaza, e distrarre l’opinione pubblica internazionale dalla vera crisi umanitaria che è il criminale rapimento e deportazione a Gaza di circa 240 ostaggi israeliani e internazionali, con il cinico obiettivo di esercitare pressioni internazionali su Israele, far cessare le operazioni militari e consentire a Hamas di cavarsela e riprendersi. La comunità internazionale e i media non hanno capito o non vogliono capire questa fraudolenta strategia di Hamas. Assistiamo quindi a un mondo caratterizzato da un’inversione dell’ordine morale. In questo prode mondo nuovo, scandito dal sostegno internazionale all’assassinio di massa di bambini, donne e anziani da parte di Hamas che è attivamente impegnata nell’ingannare il mondo sul numero delle vittime, Israele non ha altra scelta che attenersi alla rettitudine della sua causa. È il modo moralmente giusto di combattere, in una guerra che Israele deve vincere. 
(Da: jns.org, israele.net, 14.11.23) 

L’Associazione dei giornalisti di Gerusalemme ha esortato la Federazione Internazionale dei giornalisti a “cessare di essere uno strumento di propaganda” per Hamas, in particolare con l’accusa a Israele di prendere di mira i giornalisti nella striscia di Gaza. Il gruppo dei giornalisti di Gerusalemme afferma che Federazione Internazionale, insieme all’Associazione dei giornalisti palestinesi, “senza alcuna indagine e senza alcun controllo dei fatti” sta incolpando Israele per la morte di almeno 35 reporter e giornalisti che si occupavano della guerra di Hamas. “È triste – dice l’Associazione dei giornalisti di Gerusalemme – vedere un’organizzazione internazionale di giornalisti ignorare una regola fondamentale del giornalismo: evitare di trasformare la stampa in uno strumento di propaganda di una parte, durante questa battaglia contro il gruppo terroristico Hamas la cui totale mancanza di scrupoli morali è evidente e davanti agli occhi di tutti”. Il gruppo sottolinea d’aver proposto una hot-line dedicata per i giornalisti israeliani e palestinesi in difficoltà sul campo, aggiungendo che l’iniziativa non è decollata a causa della mancata partecipazione palestinese. “Non siamo membri della Federazione Internazionale e non parteciperemo a eventi futuri – continua la nota dell’Associazione dei giornalisti di Gerusalemme – Le recenti dichiarazioni anti-israeliane della Federazione Internazionale sono un’ulteriore prova che l’organizzazione si è trasformata in uno strumento di propaganda e conferma la nostra posizione. Inoltre, condanniamo il fatto che la Federazione Internazionale dei giornalisti ignori le restrizioni che Hamas impone ai giornalisti e il modo in cui il gruppo terroristico impedisce la libertà di espressione ai residenti di Gaza”. 
(Da: jns.org, 17.11.23)

http://www.israele.net/scrivi-alla-redazione.htm

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