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israele.net Rassegna Stampa
19.06.2023 Perché tante persone si abbandonano all’irrazionalità quando si tratta “degli ebrei”?
Analisi di Sam Eskenasi, da Israele.net

Testata: israele.net
Data: 19 giugno 2023
Pagina: 1
Autore: Sam Eskenasi
Titolo: «Perché tante persone si abbandonano all’irrazionalità quando si tratta “degli ebrei”?»
Perché tante persone si abbandonano all’irrazionalità quando si tratta “degli ebrei”?
Analisi di Sam Eskenasi, da Israele.net

Perché tante persone si abbandonano all'irrazionalità quando si tratta  “degli ebrei
Sam Eskenasi

Di antisemitismo e antisionismo - JoiMag

Nel 1945 George Orwell, uno dei pensatori più intensi del XX secolo, autore fra l’altro del romanzo distopico 1984, scrisse sulla natura dell’antisemitismo e le sue manifestazioni in un saggio intitolato “L’antisemitismo in Gran Bretagna”. Orwell concludeva che “una delle caratteristiche dell’antisemitismo è la capacità di credere a storie del tutto inverosimili”. E sottolineava che gli atteggiamenti anti-ebraici che aveva incontrato durante l’analisi della questione non erano promossi e sostenuti solo da gente con presunte “recriminazioni economiche” o da palesi razzisti con simpatie naziste. Molti di coloro che promuovevano l’antisemitismo e avevano atteggiamenti razzisti o intolleranti verso gli ebrei si consideravano sotto ogni altro aspetto individui “ragionevoli”, persone che sulla maggior parte degli argomenti esercitavano discernimento e pensiero critico.

George Orwell - Wikipedia
George Orwell

Tuttavia, quando si trattava di discutere di “ebrei” sembravano sospendere ogni senso critico, aderendo a convinzioni che in qualunque altra circostanza loro stessi avrebbero liquidato come teorie cospirative estremiste o semplicemente folli. A riprova Orwell raccontava un incidente avvenuto nel 1943, durante la guerra. Una folla in preda al panico per l’esplosione di una bomba nelle vicinanze si era accalcata all’imbocco di una stazione della metropolitana di Londra creando una enorme ressa nella quale rimasero calpestate 173 persone. Quello stesso giorno, racconta Orwell, “venne ripetuto in tutta Londra che ‘gli ebrei ne erano i responsabili'”. La sua conclusione fu che non ha senso discutere con persone disposte a credere a questo genere di cose. L’unico approccio utile è tentare di capire come mai abbiano apparentemente sviluppato la capacità di compartimentalizzare la mente, di mantenersi “sensati” sulla maggior parte degli argomenti e allo stesso tempo bersi le assurdità antisemite. Questa capacità di accettare come vera anche la più indegna delle bugie, un tratto che Orwell identificava come un marchio tipico dell’antisemitismo, è ciò che ha permesso al fenomeno di prosperare anche in società che altrimenti tengono in gran conto il ragionamento critico e le dimostrazioni suffragate da prove. Dunque, come e perché può accadere che le persone accettino tali assurdità sugli ebrei pur rimanendo razionali su altri argomenti? Orwell non diede una risposta definitiva a queste domande, ma prese in considerazione alcune teorie. Principalmente quella secondo cui l’antisemitismo non è dovuto a fattori economici o politici, ed è invece un pregiudizio irrazionale profondamente radicato nella società. Questo pregiudizio anti-ebraico viene spesso rafforzato da ambienti sociali in cui tali credenze sono “sdoganate” o addirittura incoraggiate. Personalmente non sono del tutto d’accordo con Orwell su questo punto: l’idea che l’antisemitismo sia semplicemente “sempre presente” come “un pregiudizio profondamente radicato”, senza alcuna spiegazione sostanziale, non mi pare una risposta. Ma restiamo a Orwell e all’irrazionalità. Ai nostri giorni, i social network possono svolgere, e di fatto svolgono, un ruolo importante nella diffusione e amplificazione di credenze preconcette sul conto degli ebrei. Le echo chambers (camere dell’eco) ostili agli ebrei sulle piattaforme dei social media, nelle quali gli utenti sono prevalentemente esposti a informazioni e opinioni che confermano le loro convinzioni preesistenti, svolgono un ruolo significativo nel rafforzare le narrazioni antisemite, traboccando di classici cliché antisemiti e teorie del complotto, a cominciare dalla presunta brama ebraica di controllare il sistema finanziario globale e dominare il mondo. Il che spesso e volentieri si traduce nella normalizzazione o sdoganamento degli atteggiamenti antisemiti, poiché gli utenti continuamente esposti a opinioni di questo genere sono spinti a pensare che queste credenze preconcette siano molto più diffuse e accettate di quanto non siano in realtà. Anche negli spazi fisici, come certi raduni di comunità o certe manifestazioni politiche, possono essere diffusi e rafforzati messaggi e concetti antisemiti, portando gli individui a percepire queste convinzioni fanatiche e discriminatorie come socialmente accettabili o normative. Tutto questo, eventualmente combinato con la mancanza di esperienza personale e di interazione con ebrei, può portare le persone a fare cieco affidamento su stereotipi e falsità. E’ importante sottolineare che nessuno di questi fattori discolpa il coltivare credenze antisemite. Tuttavia, cercare di capire le fonti del sentimento anti-ebraico può aiutare ad affrontare e combattere il fenomeno. In definitiva l’antisemitismo non è un problema che può essere debellato semplicemente discutendo, e può darsi che sia destinato a non scomparire mai del tutto. Ma le varie manifestazioni dell’antisemitismo devono essere comprese e smontate alla radice attraverso una combinazione di educazione e sensibilizzazione. Quelli tra noi che sono impegnati nello sforzo consapevole di combattere l’antisemitismo sono dunque invitati a compiere una approfondita riflessione su come persistano tali credenze irrazionali e su come le si possa contrastare. Dobbiamo promuovere l’informazione su storia, cultura e tradizioni religiose ebraiche offrendo un’istruzione che sia obiettiva e completa. Ciò può contribuire a dissipare idee sbagliate e stereotipi sugli ebrei e a costruire comprensione ed empatia, con l’obiettivo ultimo di contrastare – per quanto possibile – la diffusione di pregiudizi antisemiti. Non si dimentichi che l’odio verso il popolo ebraico non è un problema isolato, ed è piuttosto il sintomo di un più ampio fallimento della società nel preservare i principi di ragione, empatia e giustizia. Come ci ricorda Orwell, la lotta all’antisemitismo non consiste solo nel contrastare calunnie infondate: si tratta di difendere la verità, la razionalità e la nostra comune umanità.
(Da: Times of Israel, 13.6.23)

http://www.israele.net/scrivi-alla-redazione.htm

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