venerdi 17 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






israele.net Rassegna Stampa
16.06.2023 Ecco perché è utile (ma scomodo) tenere d’occhio le elezioni studentesche palestinesi
Analisi di Stephen M. Flatow, da Israele.net

Testata: israele.net
Data: 16 giugno 2023
Pagina: 1
Autore: Stephen M. Flatow
Titolo: «Ecco perché è utile (ma scomodo) tenere d’occhio le elezioni studentesche palestinesi»
Ecco perché è utile (ma scomodo) tenere d’occhio le elezioni studentesche palestinesi
Analisi di Stephen M. Flatow, da Israele.net

Stephen M. Flatow Archives - JNS.org
Stephen M. Flatow


Chi volesse sapere cosa pensano i leader arabi palestinesi di domani non deve guardare molto lontano: basta dare un’occhiata ai risultati delle ultime elezioni studentesche nelle università dell’Autorità Palestinese. I cittadini palestinesi non hanno molte opportunità di votare, visto che il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen si trova oggi nel 18esimo anno del suo mandato che doveva essere di quattro anni e le ultime elezioni per il parlamento dell’Autorità Palestinese si sono svolte nel 2006. Tuttavia, gli studenti universitari palestinesi continuano a tenere periodicamente le loro elezioni nei campus. E i risultati di queste elezioni studentesche possono essere assai istruttivi, in modo molto preoccupante. Lo scorso 17 maggio gli studenti della An-Najah National University di Nablus hanno scelto i loro rappresentanti. Si noti che An-Najah non è un’istituzione minore. Con 24.000 studenti, è la più grande università dei territori governati dall’Autorità Palestinese. Tre sono le liste che hanno ottenuto dei seggi. Ognuna di esse è affiliata a uno dei principali gruppi terroristi palestinesi. Il blocco islamista, affiliato a Hamas, ha ottenuto 40 seggi. Il blocco Shabiba, affiliato a Fatah, che effettua attentati terroristici attraverso le sue Brigate Martiri di Al-Aqsa, ne ha ottenuti 38. I restanti tre seggi sono stati conquistati da un gruppo che rappresenta i terroristi del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp). Hamas, Fatah e Fplp si distinguono fra loro per differenze ideologiche e tattiche secondarie, ma sono d’accordo sul punto più importante: tutto Israele è “Palestina occupata” e uccidere ebrei israeliani è il modo per “liberarla”. L’esito delle elezioni studentesche di An-Najah è stato una sorta di anomalia? Tutt’altro. Una settimana dopo, il 24 maggio, si sono tenute le elezioni studentesche in un altro importante campus dell’Autorità Palestinese,l’Università Birzeit di Ramallah. Ancora una volta, tre gruppi terroristici si sono contesi i seggi. La lista di Hamas (nota come blocco islamico Wafa) ha ottenuto 25 seggi. I candidati di Fatah (denominati blocco Yasser Arafat) ne hanno presi 20. E il Fplp (che si candida come Studenti Democratici Progressisti) ne ha ottenuti sei. Com’è che nelle elezioni studentesche dell’Autorità Palestinese non ci sono candidati che si dichiarino contrari alla violenza e favorevoli alla convivenza pacifica con Israele? Com’è che il sostegno al terrorismo e alla distruzione di Israele è così diffuso e radicato in questi campus che gli studenti pro-pace (se ve ne sono) non si prendono nemmeno la briga di candidarsi? Nablus, dove si trova l’università An-Najah, e Ramallah, dove si trova la Birzeit, sono sotto il completo controllo dell’Autorità Palestinese. In quelle città, i bambini arabi palestinesi crescono senza vedere un solo israeliano. Non vi sono soldati di stanza, non c’è nessun governatore militare, nessun “colono” che occupi la loro terra. Non è che nascono odiatori degli ebrei, e non sono diventati odiatori degli ebrei perché occupati o perseguitati. Sono cresciuti in un ambiente controllato dall’Autorità Palestinese. E quell’ambiente avrebbe dovuto conformarsi all’Accordo Oslo Due, firmato da Israele e Autorità Palestinese nel 1995, il quale afferma (Capitolo 4, Articolo XXII, comma 1) che l’Autorità Palestinese è tenuta ad “astenersi dall’istigazione, compresa la propaganda ostile” contro Israele ed ebrei. Ma negli ultimi 28 anni l’Autorità Palestinese ha fatto esattamente l’opposto di quanto si era impegnata a fare. Per 28 anni, un’intera generazione di bambini arabi è cresciuta in un ambiente che avrebbe dovuto essere privo di istigazione e antisemitismo. Secondo gli Accordi di Oslo, l’Autorità Palestinese avrebbe dovuto promuovere la pace e la nonviolenza attraverso le scuole, i mezzi di informazione e la cultura popolare. Invece ha fatto il contrario. Intitola strade e parchi in onore di terroristi. Paga vitalizi a terroristi condannati e detenuti, e alle famiglie di quelli morti compiendo attentati. Le scuole dell’Autorità Palestinese insegnano che i terroristi arabi sono eroi e gli ebrei sono mostri razzisti dal naso adunco. Le mappe ufficiali negli uffici governativi e nelle aule scolastiche dell’Autorità Palestinese mostrano tutto Israele come “Palestina occupata”. Risultato? Bambini violenti e antisemiti che, crescendo, diventano adolescenti violenti e antisemiti, e poi vanno all’università e alle loro elezioni studentesche votano per partiti violenti e antisemiti. La notizia dei risultati delle elezioni studentesche palestinesi non è stata riportata dalla CNN o dal New York Times, e non è stata oggetto di alcun comunicato-stampa dei gruppi “pacifisti” come J Street o Americans for Peace Now. Si sarebbe portati a pensare che queste organizzazioni e questi organi d’informazione siano molto interessati alle tendenze in atto nell’opinione pubblica della società araba palestinese. Dopotutto, gli studenti che oggi votano nei campus universitari dell’Autorità Palestinese sono la classe dirigente palestinese di domani. Ma è proprio questo il problema. Riconoscere che i futuri leader arabi palestinesi sono unanimi nel sostenere gruppi terroristi significa ricordare a tutto il pubblico quanto sarebbe pericoloso creare sic et simpliciter uno stato palestinese. Significa ammettere che la “Palestina” sarebbe uno stato terrorista e Israele – nuovamente ridotto a soli 15 km di larghezza tra lo stato terrorista e il mare – correrebbe un pericolo mortale. Ecco perché i censori di Israele e la maggior parte dei grandi organi d’informazione sperano che israeliani, ebrei e opinione pubblica occidentale non notino i risultati delle elezioni studentesche nell’Autorità Palestinese. Perché non vogliono che il pubblico sappia che l’Autorità Palestinese ha cresciuto un’intera generazione di violenti odiatori e ora se ne pagano le conseguenze.
 (Da: jns.org, 12.6.23)

http://www.israele.net/scrivi-alla-redazione.htm

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT