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L'Opinione Rassegna Stampa
28.06.2012 Chi strumetalizza il Gay Pride contro Israele
Il commento di Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 28 giugno 2012
Pagina: 5
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Gay Pride a Roma gestito da 'Sinistra e Libertà'»

Con il titolo " Il Gay pride a Roma in mano a 'Sinistra e Libertà' e a Di Pietro, si occupa di boicottare Israele invece dei diritti", Dimitri Buffa commenta la giornata romana dell'orgoglio gay, su L'OPINIONE di oggi, 28/06/2012, a pag.5.
Ecco il pezzo:

 

Israele e Sinistra e Libertà. e pregiudizio ?

Omosessuali invitati a boicottare il turismo in Israele durante la parata dell’orgoglio? Solo a Sinistra e Libertà poteva venire in mente una simile idiozia che, oltre a inquinare il gay pride romano con un vago senso di antisemitismo di sinistra, quello politically correct, sembra ignorare che lo Stato ebraico è quello più gay friendly del mondo. Dato che persino nell’esercito gli omosessuali vengono invitati all’outing, alla faccia dell’ipocrita “don’t ask don’t tell” inventato a suo tempo in America da Clinton per l’esercito statunitense. Ma oramai il “gay pride” romano sta diventando da troppo tempo una palestra ideologica in chiave sinistrorsa piuttosto che la bella love parade che è nel resto del mondo. Solo a Roma ad esempio è possibile vedere un carro di “gay forcaioli” sponsorizzato dai giovani dell’Italia dei Valori, con comizianti politici che peraltro fanno finta di non conoscere le ambigue posizioni del loro leader in materia. Insomma gay politicizzati, gay anti-israeliani, gay anti-questo e anti-quello non sono quelli che veramente ci attenderemmo quando ogni anno partecipiamo per simpatia alla loro carnevalata. Vedi anche i centri sociali che pure approfittano di questa circostanza per imporre il loro carro con scritte anti sistema che inneggiano a Genova 2001. Insomma si sta perdendo la genuinità ludica e sbeffeggiante delle drag queen e queste sfilate assomigliano sempre di più a quelle sindacali dei comitati unitari di base. Dove pure le bandiere palestinesi e gli insulti a Israele non mancano mai. Chi non ricorda quando nell’ottobre 1982, una settimana prima dell’attentato palestinese alla Sinagoga, in cui rimase ucciso il piccolo Stefano Tachè, fu proprio un corteo di duri e puri della Cgil a depositare una bara davanti alla Sinagoga di Roma? Passarono pochi giorni e i loro amici terroristi di Arafat quella bara la riempirono. Adesso pur di andare contro Israele si strumentalizza il gay pride con un carro di Sinistra e Libertà completamente dedicato al boicottaggio dei prodotti e del turismo in Israele? Verrebbe da dire a questa gente: provate a dirlo ai gay arabi e palestinesi di boicottare i viaggi in Israele, dove spesso queste persone che nei loro paesi rischiano la vita ottengono asilo politico con la semplice dichiarazione del loro compagno israeliano. Oppure: provate a organizzare un gay pride a Gaza o nell’Egitto dove hanno vinto le elezioni i Fratelli Musulmani e vedete un po’ che vi capita. Chissà perché invece un bel carro del gay pride romano non è stato dedicato alla memoria di Vittorio Arrigoni, che pure era un militante della stessa estrema sinistra che odia Israele, ma che per avere osato incitare i gay di Gaza a fare outing e i giovani a liberarsi sessualmente dal giogo di Hamas è stato fatto fuori da sicari salafiti al soldo di quella stessa organizzazione che lui difendeva politicamente con i propri scritti. Da liberale e da radicale ho sempre difeso il gay pride romano anche quando c’erano le assurde polemiche clericali del Pdl e del Vaticano durante l’anno santo. Certo però che la sinistra di Vendola agendo in questa maniera spregiudicata sulla pelle dei gay per imporre la propria visione del mondo, ferma alla guerra fredda e al Patto di Varsavia, in cui Israele è il nemico e i Paesi arabi i fedeli alleati, non fa un buon servizio a chi ha sempre voluto questa manifestazione contro tutto e contro tutti. Se il gay pride deve diventare una variante ludica dei cortei dei “brucia bandiere” israeliane e americane (o di quelli degli infami che urlano “una, dieci, cento, mille Nassriya”) con contorno di tacchi a spillo e chiappe di fuori, allora veramente se ne può fare a meno. Cari gay non cadete in questa trappola, non fatevi strumentalizzare da Vendola o da Di Pietro perché così vi alienerete le simpatie che tanti cittadini di ogni schieramento politico sentono per i vostri diritti a partire da quello del vostro libero e consapevole orientamento sessuale. Per essere gay non c’è bisogno di essere anche di sinistra, tanto meno di Rifondazione. E in Israele andateci a fare le vacanze, perché un Paese così è il sogno di tutti i giovani. Gay e non.

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