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L'Opinione Rassegna Stampa
03.02.2011 Egitto, stampa araba: commento di Dimitri Buffa
un giornalista degli Emirati Arabi analizza la situazione con più onestà intellettuale di Obama

Testata: L'Opinione
Data: 03 febbraio 2011
Pagina: 5
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Un giornalista degli Emirati Arabi Uniti dimostra più onestà intellettuale di tanti soloni che oggi aprono ai Fratelli Musulmani»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 03/02/2011, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo "Un giornalista degli Emirati Arabi Uniti dimostra più onestà intellettuale di tanti soloni che oggi aprono ai Fratelli Musulmani ".


Dimitri Buffa

Conoscete per caso il signor Ahmad ‘Abd Al-Malik, giornalista del quotidiano “Al-Ittihad” (cioè “L’Unità”, edito negli Emirati Arabi Uniti), il quale lo scorso 30 dicembre in un proprio editoriale, per commentare l’inizio delle rivolte nel Nord Africa, si chiedeva come mai “gli scrittori arabi si concentrano a criticare gli USA invece dei leader arabi? “ Sostenendo altresì che “.. abbiamo mandato parole dure, minacciose ed ignominiose ad Israele per 60 anni senza essere riusciti a recuperare neppure un centimetro delle nostre terre rubate.” Bene questo signore non solo meriterebbe il Pulitzer per l’onestà intellettuale, che tra gli scrittori alla Ben Jahlloun è una virtù variabile, ma anche per la profondità di analisi di tutti i mali di popoli che solo adesso si stanno affacciando alla finestra della democrazia. E che dopo il colonialismo e l’epoca dei rais di formazione filo sovietica, corrono il rischio di trovarvi delle sbarre costruite dal fondamentalismo islamico Il signor Al Malik non ci sta a riversare sull’Occidente tutti i mali del mondo arabo: “questa è la differenza fra noi e loro… noi possiamo dire qualsiasi cosa dell’occidente, ma se profferiamo una sola parola di verità sui nostri paesi e leader, questo è considerato un crimine che merita un castigo.” In Italia e in Europa in queste giornate convulse e drammatiche, dove Tunisia ed Egitto sono in bilico tra una rivoluzione che potrebbe anche precipitare nel khomenismo (questo vale soprattutto per Il Cairo) e dove si sentono dare attestati di grande lealtà democratiche a prrsonaggi come Mohammed el Baradei, ben sospettabili di essere uomini assai vicini al regime di Teheran più che patrioti egiziani, non si è sentita una sole voce chiara e forte come quella di questo giornalista liberale . Da noi si discetta sull’affidabilità democratica dei Fratelli Mussulmani o si intervistano propagandisti come Tariq Ramadan, il nipote del fondatore degli “Ikhuan al muslimyn”, ma negli stati del Golfo esistono persone che sono ben consapevoli di questa ambiguità degli intellettuali arabi. La frase chiave dell’articolo è : “quello che disturba è che, nel criticare gli USA, questi ‘famosi’ scrittori contano sui loro valori di tolleranza e di libertà di parola, ma, quando si tratta di un regime arabo, non osano criticarlo per niente, anche quando è corrotto.” Salvo scendere in piazza oggi, grazie a Obama che li appoggia, e andar a dire che sono gli europei e gli americani a sbagliarsi quando temono l’involuzione integralista di questi moti.

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