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L'Opinione Rassegna Stampa
18.09.2010 Uno Yom Kippur in allerta
Il commento di Stefano Magni

Testata: L'Opinione
Data: 18 settembre 2010
Pagina: 13
Autore: Stefano Magni
Titolo: «Uno Yom Kippur in allerta»

Sull' OPINIONE di oggi, 18/09/2010, a pag.13, con il titolo "Uno Yom Kippur in allerta", il commento di Stefano Magni:


Stefano Magni    Moshe Dayan,Arik Sharon

Yom Kippur, il giorno dell’espiazione. Tutta Israele si ferma, così come tutte le comunità ebraiche nel mondo. Fino a questa sera, mezzi pubblici, esercizi commerciali, servizi pubblici, quotidiani e siti di news, saranno fermi, spenti, muti. Ma il conflitto non si ferma. E gli israeliani ricordano l’attacco di sorpresa, lanciato da Siria ed Egitto, proprio nel giorno dello Yom Kippur del 1973. Per la prima volta dal 1948, Israele rischiò concretamente di essere travolta dal nemico. Oggi l’Egitto non è più un nemico. Ma la Siria è ancora, tecnicamente, in guerra con lo Stato ebraico. Rispetto al 1973, inoltre, ci sono nemici in più: Hamas e gli alleati della guerriglia palestinese, Hezbollah e i movimenti vicini ad Al Qaeda insediatisi nel Libano del Sud. Insomma, nonostante i colloqui di pace siano in corso, l’atmosfera in Medio Oriente è tutt’altro che quieta ed è comprensibile lo stato di massima allerta esteso a tutte le forze armate e di sicurezza israeliane. Tutti i valichi al confine della Cisgiordania (amministrata dall’Autorità Nazionale Palestinese) sono stati chiusi fino a questa sera. Le truppe sono in stato di allerta al confine con la striscia di Gaza, dominata da Hamas. E proprio alla vigilia dello Yom Kippur, uno dei leader del movimento islamista, Iyad Abu Shalabiya, è stato ucciso dai militari israeliani in un’operazione anti-terrorismo a Tulkarm (Cisgiordania). Era considerato responsabile per gli ultimi lanci di razzi e colpi di mortaio partiti da Gaza contro bersagli civili israeliani: 10 ordigni, fra cui una Katyusha, erano piovuti il giorno prima sulla regione di Eshkol. Uno di essi era un’arma incendiaria artigianale: conteneva fosforo bianco. Oltre alla minaccia sui confini con i territori palestinesi, si temono anche disordini interni. Trecento poliziotti sono stati dispiegati ad Acri, nel timore di una sollevazione di arabi israeliani islamisti, come quelli avvenuti due anni fa. Nonostante il processo di pace, la Siria, consultata nei giorni scorsi dagli Stati Uniti, proprio nell’ambito di questi negoziati, mantiene un atteggiamento ostile. Ha rifornito di missili Hezbollah. Fra questi ci sono anche missili balistici tattici Scud, che possono colpire tutto il territorio israeliano. Mantiene sul Golan una forza militare di tutto rispetto. E nei prossimi giorni riceverà nuove armi dalla Russia, nonostante le proteste del governo di Gerusalemme. L’accordo fra Damasco e Mosca prevede la fornitura di armi pericolosissime per la sicurezza dello Stato ebraico: missili da crociera supersonici P-800 Yakhont, in grado di colpire ogni unità della marina israeliana.

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