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L'Opinione Rassegna Stampa
30.07.2009 Perchè gli israeliani sono stati espulsi dalla federazione internazionale dei giornalisti ?
Analisi di Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 30 luglio 2009
Pagina: 7
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Sui giornalisti israeliani espulsi dalla IFJ la FNSI non la racconta giusta»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 30/07/2009, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo "Sui giornalisti israeliani espulsi dalla IFJ la FNSI non la racconta giusta".

Altro che quote non pagate. Sui veri motivi alla base dell’espulsione della Federazione dei giornalisti israeliani da parte dell’organismo internazionale che rappresenta, o almeno così dovrebbe fare, tutti i sindacati mondiali del settore, cioè la Ifj, la Fnsi non la racconta giusta. E non a caso il gruppo su facebook che si chiama “non in mio nome”, e che chiede dallo scorso 14 luglio al segretario della Fnsi Franco Siddi di modificare il voto italiano, da favorevole a contrario, a questo provvedimento di espulsione è salito a quota 2 mila persone, quasi tutti giornalisti che lavorano in Italia. Molti anche i nomi importanti del sindacato, o storici, come Silvana Mazzocchi, Pierluigi Franz e Cinzia Romano. Da alcuni articoli di stampa pubblicati in quotidiani israeliani è infatti venuto fuori che “l’agenda di Bruxelles viene dettata, tra gli altri, anche dai deliri anti-israeliani della stampa giordana.” A Bruxelles come è noto c’è la sede della Federazione internazionale dei giornalisti che ha preso lo scorso 7 giugno il provvedimento di espulsione contro il sindacato dei cronisti israeliani e con il voto favorevole dell’Italia nella persona dell’ex segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi, attualmente promosso a rappresentante italiano nella Ifj. E’ così venuto fuori che proprio un paio di mesi orsono la Federazione della Stampa Giordana (JPA) aveva acconsentito alla richiesta, proveniente direttamente dalla IFJ, di ospitare una serie di conferenze internazionali che si svolgeranno nel mese di ottobre, ma solo dopo aver ricevuto ampie assicurazioni in merito all’esclusione di Israele. Il vice presidente della JPA, tal Hikmat Momani, ha infatti candidamente ammesso al Jordan Times che “Noi siamo contro qualsiasi forma di normalizzazione con Israele, che ancora occupa i territori arabi e viola i diritti dei palestinesi e degli arabi stessi”. Ma non è tutto. In merito alle recenti polemiche, Momani ci ha tenuto a sottolineare che l’adesione di Israele alla IFJ era già stata sospesa per 12 anni, prima della definitiva espulsione decretata il mese scorso. Insomma gli siraeliani in seno alla Ifj sono visti come dei “pregiudicati” oltre che come dei “morosi”. E inoltre appare chiaro che in seno a questa assurda organizzazione sindacale internazionale di giornalisti il parere degli stati arabi su Israele è pressochè vincolante sulle decisioni del direttivo. Forse vale anche la pena ricordare che la vicenda in realtà nasce da un’ostilità preconcetta di Aidan White, da oltre vent’anni segretario generale dell’Ifj, e del suo presidente Jim Boumelha, contro la politica israeliana. Mai una condanna verso le tv palestinesi che seminano l’odio contro Israele, l’antisemitismo e la propaganda a favore del terrorismo e del martirio suicida. Negli ultimi anni soltanto prese di posizione, come quelle adottate dal sindacato dei giornalisti britannici, la Nfij, contro i bombardamenti dell’emittente di Hezbollah, Al-Manar Tv, e di Al-Aqsa Tv, organo ufficiale di Hamas. Nonostante le spiegazioni dell’Ifj, che enumera tutti i propri inutili sforzi per arrivare a un accordo con la Nfij, molte proposte del sindacato israeliano, tra le quali l’istituzione di un “circolo della stampa” in cui giornalisti palestinesi e israeliani potessero lavorare insieme, non sono state mai accettate. Giustamente, come commenta la componente sindacale di minoranza Punto e a Capo, di cui fanno parte Pierluigi Franz, Silvana Mazzocchi e Cinzia Romano, gli unici in Italia che hanno avuto il coraggio di chiedere ad alta voce di annullare l’espulsione e di revocare il rappresentante italiano presso la Ifj, “è evidente e lampante che nel sindacato internazionale la democrazia e la libertà dell’informazione sono evidentemente considerate battaglie non universali e valide a tutte le latitudini, ma da invocare solo a corrente alterna. Questa vicenda, che getta una grave ombra sulla Federazione internazionale e sulla Fnsi, dimostra quanto sia grave la crisi degli organismi di rappresentanza e come essi siamo espressione di posizioni ideologiche stereotipate e irrispettose del concetto stesso di democrazia”. D’altronde basta vedere a cosa si sono ridotti, economicamente e moralmente, i giornalisti italiani dopo gli ultimi quindici anni di governo bolscevico della Fnsi per constatare l’inutilità stessa del sindacato unitario così come oggi lo conosciamo. Forse ha proprio ragione Andrea Morigi di “libero” a dichiarare di volere dimettersi dall’assemblea generale Fnsi, farebbe veramente la cosa giusta per non sporcarsi le mani.

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