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L'Opinione Rassegna Stampa
02.06.2009 Ci sono eroi che non vanno dimenticati
Il ricordo di Michael Sfaradi

Testata: L'Opinione
Data: 02 giugno 2009
Pagina: 6
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «Ci sono eroi che non vanno dimenticati»

Sull'OPINIONE di oggi, 02/06/2009, a pag.6, l'articolo di Michael Sfaradi, dal titolo "Ci sono eroi che non vanno dimenticati":

Non capita spesso di incontrare un eroe, a me è successo ed ho avuto il privilegio di intervistarlo. Per sfidare i nazisti ed i fascisti nel periodo dell’occupazione di Roma serviva sicuramente una buona dose di coraggio e Don Elio Vernier, il suo parroco Don Ferdinando Volpino e Don Angelo
Valeggiani li sfidarono per bene 53 volte, tante quante erano le persone di religione ebraica che nascosero all’interno della loro parrocchia in via di Donna Olimpia salvando loro la vita. Don Elio è una persona a me cara perché mio padre è una di quelle 53 persone. Friulano della Carnia Don Elio è originario di Zuglio Carnico in provincia di Udine.
A che età è diventato sacerdote?
Io sono nato con l’idea che mi sarei fatto prete per poi diventare Papa, prete ci sono riuscito ma Papa no. L’ordinazione il 2 febbraio del 1940, la prima messa il giorno dopo.
Nel febbraio del 1940 Hitler aveva già invaso N la Polonia, si aspettava che l’Italia sarebbe entrata in guerra?
In guerra no non ce l’aspettavamo, è stato il grande errore di Mussolini che ha portato l’Italia alla rovina.
Lei dov’era il giorno che furono proclamate le leggi razziali?
A Roma. Mussolini le fece proclamare per seguire Hitler. Il 2 febbraio Papa Ratti, Pio XI, avrebbe voluto denunciare Mussolini davanti al mondo ma fu trovato morto. All’epoca si disse che fossero stati i fascisti ma queste accuse non furono mai documentabili. Io ero un giovane prete lontano dagli ambienti vaticani, ma ricordo il senso di profonda incertezza che in quei giorni ci accompagnava.
Sapendo quello che era successo al clero polacco che fu decimato, ed anche a Don Luigi Morosini che fu fucilato a forte Bravetta per aver nascosto delle persone di religione ebraica, non avevate paura delle conseguenze cui andavate incontro se fosse stati scoperti?
Noi non avevamo paura… erano i nostri superiori ad averla, tanto è vero che chiamarono Don Volpino e per non entrare nella nostra parrocchia gli fissarono un appuntamento all’ospedale San Camillo. Quando lui tornò ci disse che ci furono solo raccomandazioni alla prudenza. Io e Don Angelo decidemmo comunque di rimanere con il nostro parroco. Paura? Non l’abbiamo mai avuta anche perché in Via di Donna Olimpia abitavano circa 8000 persone, gente semplice. C’erano
socialisti, comunisti, credenti e non credenti ed anche dei fascisti che pur sapendo non fecero mai parola con le autorità anche se all’epoca le denunce per far arrestare gli ebrei erano pagate profumatamente.
E i tedeschi?
Erano malvagi e bisognava stare attenti, ma anche fra loro c’era chi faceva finta di non vedere, mi ricordo un maresciallo tedesco che veniva tutte le sere a pregare in chiesa.
Lui immaginava che ci fosse qualcuno nascosto?
Lui lo sapeva, veniva, pregava e girava lo sguardo dall’altra parte.
Siete stati fortunati da questo punto di vista, in Europa molti preti hanno perso la vita pur di aiutare i perseguitati.
Certamente altrimenti non saremmo riusciti a salvare una cinquantina di persone, la maggior parte ebrei, ed altri che non si erano presentati al richiamo del militare.
Chi decise tutto questo?
Don Volpino, lui era il parroco ed era lui che decideva quello che si faceva, noi potevamo soltanto obbedire
Don Volpino lo fece di sua iniziativa?
Sì, anche perché lui prima di diventare prete era stato fascista. Lavorava in banca e diceva che era andato da Padre Pio un po’ per prenderlo in giro e che invece era stato Padre Pio a prendere in giro lui. Lo visitò per scherzo ma una volta uscito da li prese i voti.
Lo rifarebbe ancora?
Altro che… altro che. Se dovessi ripassare lo stesso tempo non ci penserei due volte a rifare esattamente ciò che feci allora.
Dalla Santa Sede, almeno in maniera informale, c’era o non c’era una direttiva che dava al clero un ordine=2 0di nascondere le persone perseguitate? O tutto accadeva a
seconda del buon cuore del sacerdote?

Una direttiva mi pare di no ma il fatto stesso che ci lasciassero fare senza divieti era di per sé un incoraggiamento. Se la Santa Sede avesse voluto rimanerne fuori ci avrebbe ordinato
di non immischiarci e noi avremmo dovuto obbedire. Un ordine così non c’è mai stato.

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