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L'Opinione Rassegna Stampa
29.04.2009 Obama disposto a trattare con Hamas a patto che riconosca Israele
Una prospettiva alquanto remota

Testata: L'Opinione
Data: 29 aprile 2009
Pagina: 5
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «Obama e Hamas: dialogo a senso unico»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 29/04/2009, l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo " Obama e Hamas: dialogo a senso unico ".

Il Los Angeles Times, riportando fonti vicine alla Casa Bianca, ha fatto sua la notizia che il presidente Barack Obama stia prendendo seriamente in considerazione l´accettazione dell´organizzazione terroristica Hamas nel caso questa decida di entrare a far parte di un governo di unità nazionale con il partito Fatah del presidente Abu Mazen. Questo, secondo il quotidiano, avrebbe messo in stato di allerta le "lobby ebraiche" americane e tutti coloro che sono politicamente vicini ad Israele, ma la notizia non è una novità. E´ sempre stato chiaro che il nuovo presidente americano avrebbe cercato altre strade rispetto a quelle usate dall´amministrazione Bush, e forse è proprio per questo che la maggior parte degli ebrei statunitensi (si parla di circa l´85%), hanno votato proprio per lui. E´ comunque sottinteso che un´eventuale apertura potrebbe verificarsi solo ed unicamente dopo che Hamas decida di accettare, davanti alla comunità internazionale, l´esistenza dello Stato d´Israele. Anche se questo porterebbe all´apertura del passaggio dei finanziamenti per la ricostruzione della striscia dopo la guerra del gennaio scorso, ci risulta difficile credere che "Haniye e i suoi compagni di merende" possano invertire così radicalmente la loro rotta dopo che negli ultimi anni hanno fatto della "distruzione di Israele" il loro cavallo di battaglia; una politica di distruzione dello Stato ebraico che ha avuto grande presa sulla popolazione palestinese della striscia di Gaza, soprattutto dopo il ritiro unilaterale delle colonie ebraiche. Se lo facessero perderebbero la faccia e nella mentalità mediorientale "l´onore" ha un´importanza che va al di là di ogni nostra immaginazione. Al contrario di quanto riportato dal Los Angeles Times, in Israele non ci si preoccupa troppo che gli USA cerchino una via di dialogo con Hamas. Conoscendo infatti il radicalismo e la propaganda di cui sono impregnati i suoi dirigenti si dà quasi per scontato che, nonostante le difficoltà e le immani sofferenze a cui è sottoposta la popolazione della striscia di Gaza (che potrebbero essere notevolmente alleviate dagli aiuti internazionali), chi davvero comanda avrà più a cuore il principio che non il bisogno. Stando a voci di corridoio si sapeva già da qualche giorno di contatti sotterranei fra Hamas e il Dipartimento di Stato statunitense, contatti che dovevano mettere in chiaro quali fossero le condizioni per un´eventuale apertura di dialogo. Questo può anche spiegare perché il presidente iraniano Ahmedinejad sia entrato in gioco cercando di sfruttare a suo vantaggio, con il cinismo che lo caratterizza, l´eventuale spostamento di attenzione verso Gaza e Gerusalemme. In una sua recente intervista ha detto di non essere contrario ad un´eventuale accordo Israelo-palestinese. Ma come... Israele non era il "cancro" da distruggere? A cosa è dovuta questa dichiarazione che più falsa non potrebbe essere? In questo suo gioco del buono e del cattivo, che lui interpreta da solo in maniera egregia, ora fa vedere la sua parte "buona" e nel frattempo sfrutta le circostanze per portare avanti, sotto gli occhi distratti dell´Occidente, il suo progetto nucleare. Che ogni cosa sia buona per strappare il tempo al tempo è palese e risaputa. Ahmedinejad sa perfettamente che Haniye è schiavo delle sue parole e dei suoi slogan, che è una pedina nelle mani di Teheran e di Damasco che da sempre, dietro le quinte, tramano perché mille trattative abbiano inizio per poi farle fallire, tutte, una ad una.

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