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L'Opinione Rassegna Stampa
22.02.2009 Le prime difficoltà per un governo che non è ancora formato
L'analisi di Michael Sfaradi

Testata: L'Opinione
Data: 22 febbraio 2009
Pagina: 9
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «Nasce zoppo il nuovo governo di Netanyahu»

Riprendiamo dall'OPINIONE del 21/02/2009, l'articolo " Nasce zoppo il nuovo governo di Netanyahu " di Michael Sfaradi.

Questa mattina il presidente di Israele Shimon Peres, dopo avere incontrato il segretario Kadima Tzipi Livni e quello del Likud Bibi Netanyahu, ha deciso di conferire a quest'ultimo il mandato per la formazione del nuovo governo. La Livni è stata irremovibile sulla decisione di non far parte di un governo di unità nazionale che non prevedesse la rotazione del primo ministro dopo 24 mesi, questo per far pesare che Kadima è il partito con il più alto numero di seggi in Parlamento. Anche se Netanyahu si è dichiarato disponibile ad ampie concessioni alla Livni nel caso di una sua partecipazione al governo non ha intenzione di rinunciare alla vittoria ottenuta dal blocco di destra. L'accettazione di un rimpasto di governo programmato a 24 mesi con un cambio al vertice sarebbe interpretato come una implicita ammissione di un pareggio "di fatto" nell'ultima tornata elettorale; cosa che il segretario del Likud non può permettersi sia dal punto di vista politico sia personale. Il conferimento del mandato per la formazione del governo quasi sicuramente non è la soluzione definitiva, non sono poche le tensioni fra i partiti della teorica maggioranza di destra che anche se sulla carta avrebbero i numeri, mettere d'accordo le anime laiche e religiose che ne fanno parte per Netanyahu potrebbe essere un compito arduo. Non bisogna dimenticare poi che Avigdor Libermann, segretario di Israele Beitenu terzo partito in ordine di grandezza, aveva sì concesso il suo appoggio al Likud ma condizionato a un governo di unità nazionale che comprendesse solamente i tre maggiori partiti, con l'esclusione delle compagini religiose che sono molto lontane dalle sue politiche sociali ed interne. Con la temporanea uscita della Livni dalle trattative decade o dovrebbe decadere il suo appoggio al tentativo in corso e di conseguenza, anche se in politica tutto è possibile, potremmo trovarci fra pochi giorni davanti alla remissione del mandato e a nuove consultazioni. Proprio Libermann potrebbe costringere Netanyahu a scelte attualmente impossibili e convincere la Livni a ridurre le sue pretese. L'idea generale è che quello conferito a Netanyahu altro non è che un mandato esplorativo che da una parte metterà in condizione di capire quali sono le vere richieste e aspettative dei piccoli partiti, e dall'altra costringerà Kadima e Likud a incontrarsi e trattare fra loro con Libermann come arbitro. Di conseguenza è logico pensare che siamo davanti ad una nuova mossa di questa partita a scacchi, una mossa che, almeno per il momento, ancora non riesce a far uscire Israele da una sorta di stallo infinito. Si sa che non si può continuare a lungo con queste schermaglie perchè la gente, intimorita dalla situazione economica internazionale e all'attenzione sempre alta ai confini una striscia di Gaza, si aspetta, dopo aver votato, un governo con una larga maggioranza che sappia traghettare la nazione in questo momento storico particolarmente difficile. Ulteriori indugi e giochi isterici potrebbero politicamente costare cari a tutti, alla nazione in primo luogo che da troppo tempo è governata da un governo dimissionario, ma anche e soprattutto alla Livni e a Netanyahu che dovrebbero pensare di più agli interessi generali e lasciare da parte le vecchie ripicche e rancori, politiche e personali, che da tempo covano sotto la cenere.

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