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L'Opinione Rassegna Stampa
12.02.2009 Hamas canta vittoria e chiede armi all'Europa
l'analisi di Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 12 febbraio 2009
Pagina: 3
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Hamas chiede armi all’Europa»

Da L'OPINIONE del 12 febbraio 2009, "Hamas chiede armi all’Europa" , di Dimitri Buffa:

Ora Hamas canta vittoria e chiede all’Europa di fornire le armi contro Israele, per conquistare anche Haifa, Gerusalemme, Tel Aviv. Chissà se era questa la forma di dialogo auspicata dall’ex ministro degli esteri Massimo D’Alema quando parlava di sedersi attorno a un tavolo anche con i terroristi pagati dall’Iran. Di certo Khaled Meshaal dalla Siria così ha recepito la cosa. E in un comizio tenuto in Qatar l’ultimo giorno di ostilità, e ripreso anche da Al Jazeera, ha detto, rivolto agli europei, che: “Voi dovreste vergognarvi per averci impedito di importare armi. E’ arrivato il tempo di avere rapporti reciproci con Hamas”. Alla manifestazione del Qatar, Meshaal ha aggiunto anche questo concetto: “Dovreste vergognarvi. E’ un crimine che non vogliate fare terminare l’aggressione contro di noi e che non consentiate che ci arrivino le armi della resistenza. Sarà un marchio di infamia sulla fronte dell’Europa e sul resto dei Paesi occidentali se continua questa politica …”. Poi rispetto alle future trattative di pace con lo Stato ebraico Meshaal ha ribadito che “è arrivato il tempo di avere rapporti reciproci con Hamas, che è stata legittimata sia dalla sua lotta sia dalle elezioni...”.

Ancora più grave l’appello eversivo rivolto ai palestinesi della Cisgiordania: “vogliamo il dialogo inter-palestinese, ma i residenti della Cisgiordania devono insorgere e resistere, come è successo a Gaza”. Insomma se si vuole evitare una nuova guerra civile non si deve trattare con Israele ma prendere tutti le armi contro di essa. E queste esortazioni arrivano guarda caso proprio il giorno che finalmente Amnesty International si sveglia e dice “basta con le esecuzioni dei collaborazionisti, veri o presunti che siano”. Infatti dalla fine dello scorso dicembre, durante e dopo le tre settimane dell’offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza, le forze e le milizie di Hamas hanno portato avanti una campagna di rapimenti, uccisioni deliberate e illegali, torture e minacce di morte contro persone accusate di aver “collaborato” con Israele, così come contro critici e oppositori. Adesso la linea di Meshaal è semplice: se non volete essere passati per le armi come collaborazionisti dello Stato ebraico l’unica strada davanti a voi è quella di unirvi alla nostra lotta armata. E non mancano anche le sirene dell’illusione di avere vinto la guerra di Gaza. Infatti, e non a caso, il dirigente di Hamas Ismahil Radhwan ha detto, durante una manifestazione tenutasi nella Striscia dopo la fine dei combattimenti, che “la vittoria di Gaza ha ormai aperto la strada per Gerusalemme, Haifa, Jaffa, il Negev, e la Cisgiordania. Gaza non è il nostro solo obiettivo, che include anche la Palestina, continueremo la lotta fino a che l’occupazione sarà sconfitta in terra palestinese”. Quindi sia Abu Mazen sia gli europei sono avvertiti: con Hamas anche se si inverte l’ordine dei fattori il prodotto non cambia.

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