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L'Opinione Rassegna Stampa
07.02.2009 Michael Sfaradi incontra i genitori di Ehud Golswasser
Ecco il suo racconto

Testata: L'Opinione
Data: 07 febbraio 2009
Pagina: 11
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «Hezbollah gioca con l'amore degli israeliani per la vita»

Sull'OPINIONE di oggi, 07/02/2009, Michael Sfaradi incontra i genitori di Ehud Goldwasser.

Incontro Miki e Shlomo Goldwasser, i genitori di Ehud Goldwasser, uno dei due soldati israeliani rapiti ed uccisi da Hetzbollah. Due persone che, nonostante la tragedia che li ha colpiti cercano di tornare a vivere. La signora Goldwasser è oggi impegnata in prima persona nei movimenti di sensibilizzazione dell'opinione pubblica a favore della liberazione di Gilat Shalit, il soldato israeliano ancora in mano ad Hamas nella striscia di Gaza.

C'è chi pensa che accettare la liberazione di Samir Kuntar in cambio di due bare sia stato un errore.

 Miky- Questo non è giusto per il semplice motivo che fino all'ultimo momento non si sapeva che fossero ambedue morti. Si pensava che almeno uno fosse ancora vivo. Anche per quello che riguarda il governo non c'era nessuno che potesse dire con certezza come stessero le cose. Nell'altro caso in cui ci furono dei militari rapiti da Hetzbollah, mi riferisco ad Har Dov, tutti i segni lasciavano intendere che i ragazzi fossero morti, tanto che le autorità militari dissero alle famiglie di iniziare i rituali di lutto religioso. Nel nostro caso nessuno si è preso la responsabilità di dare mio figlio ed Eldad Reghev per caduti.

 Pochi giorni prima lo scambio il rabbinato militare aveva emesso una sentenza in cui si dava la morte avvenuta e la sepoltura in luogo sconosciuto, come lo spiega?

 Miky -Gli accordi per lo scambio erano già stati raggiunti ed è per questo che, e sono sicura di quello che dico, sì è trattato di un tentativo per far saltare gli accordi presi. Per quale motivo? Considerando poi che ha avuto ragione… qualcuno sapeva?

Shlomo- Forse immaginavano, ma non c'era nessuna prova. Il governo ha trattato lo scambio partendo dal presupposto che fossero ancora in vita. Dissi ai funzionari governativi che avrei accettato il cambiamento dei presupposti se mi avessero portato delle prove della morte di mio figlio, ma di prove che non c'erano. La questione si basava su pochi punti essenziali, erano stati rapiti vivi e non c'era nulla che dicesse che non lo fossero ancora. Considerando che non era un gioco d'azzardo non si poteva agire in base ai sospetti.  Nessuno, ripeto nessuno, se l'è sentita di farlo.

 Signora Goldwasser, ogni mamma israeliana, in qualche modo, si è sentita coinvolta con quello che lei stava passando, ha sentito questo affetto intorno a sé?

 Miky -Sì, e posso aggiungere che anche fuori da Israele tanta è stata la partecipazione. Abbiamo ricevuto migliaia di lettere, telegrammi ed e-mail da ogni parte del mondo, da persone che hanno capito il nostro dramma e che ci sono state accanto come hanno potuto. Girando in Europa e in Nord America e nell'incontrare sia le comunità ebraiche sia le organizzazioni che nulla hanno a che fare con l'ebraismo era palpabile la partecipazione. È giusto anche ricordare che in diverse occasioni c'erano pubblico anche delle persone di fede musulmana che non hanno fatto mistero della loro condivisione al nostro dolore, perché tutto era così lontano dal logico comportamento umano e da tutte le regole internazionali. Rapire due militari, negare loro ogni diritto come ad esempio la visita di un medico della Croce Rossa o il non passare alcuna informazione che li riguarda ha toccato il cuore di molta gente.

 In Israele c'è chi non è più disposto ad affari di questo tipo, e dice apertamente che in futuro gli scambi dovranno essere vivi per vivi e morti per morti, cosa ne pensa?

 Miky -Non credo che sia una buona idea, non sa cosa significa per me poter avere la tomba di mio figlio. Ho perso i genitori ed anche un fratello ma solo saltuariamente passavo per il cimitero. Oggi che anche un figlio è sepolto ho riscoperto il valore religioso della sepoltura. Quasi ogni giorno io vado lì ed è per me importante sapere dove riposa. Mi chiedo: perché si deve pensare al dopo e non al prima? Israele non deve arrivare al punto di dover trattare per il rilascio dei suoi militari o dei suoi cittadini ma deve fare tutto ciò che serve per dissuadere coloro che hanno intenzione di colpirla. Soltanto sapendo che qualsiasi atto verrà poi pagato caro chiunque voglia agire contro di noi ci penserà sopra attentamente e ne valuterà le conseguenze.

Shlomo- È sbagliato creare una regola a priori. Ogni caso deve essere valutato a se stante. Ci saranno dei casi in cui varrà la pena andare agli scambi e altri invece no. Questo perché non ne esistono e non ne esisteranno mai i due uguali

Continuando però con questa politica, non può accadere che i terroristi sapendo che Israele disposta a pagare qualsiasi prezzo anche per avere delle salme non abbiano più interesse a mantenere in vita i prigionieri?

 Shlomo -Ogni ragazzo che viene arruolato nell'esercito israeliano sa perfettamente che nel caso in cui possa cadere prigioniero o ferito si farà sempre di tutto per riportarlo a casa, sia vivo che morto. Questa è una regola che esiste da sempre. Abbiamo avuto modo di parlare con i giovani che spesso ci hanno fatto questa stessa domanda. Noi sappiamo che la loro certezza di non essere mai abbandonati è la forza del nostro esercito e che vale molto più di un assassino come Samir Kuntar. La forza dei nostri ragazzi non ha prezzo. Guai se i dubbi incominciassero a farsi posto nella mente dei nostri giovani.

L'operazione "piombo fuso", era da fare ora, era da fare prima e, soprattutto, cosa darà come risultato?

 Shlomo- Hamas lancia più missili contro il territorio israeliano? No, almeno per il momento, o anche se li lancia sa che per ogni missile ci sarà un prezzo da pagare. Questa è la dissuasione di cui parlavo prima; l'unico difetto dell'operazione militare a Gaza è il ritardo con il quale è stata effettuata. Questa purtroppo è l'unica lingua che possiamo parlare con le organizzazioni terroristiche.

Miky -Diciamo la verità, in Europa o si è in malafede o non ci si rende conto cosa significa vivere sessant'anni di terrorismo ed avere circa 1 milione di persone sotto  la costante minaccia dei missili. Ci sono bambini di 13 anni che ancora fanno la pipì dentro i pantaloni, il mondo non lo sa questo? O soltanto perché noi non facciamo fotografie o non mandiamo in giro filmati con quello che accade non veniamo presi sul serio?

Shlomo- Quello che bisogna dire è che fino alla sera prima  dell'inizio di "piombo fuso" Ehud Olmert ha fatto appelli radiofonici ai palestinesi che la smettessero di lanciare missili verso il territorio israeliano, quasi li ha pregati. Con quale risultato? Che il giorno dopo una salva di decine di missili ha colpito Sderot. Pertanto se si volesse raccontare la storia con giustezza bisognerebbe dire che la responsabilità di ciò che è accaduto a Gaza deve ricadere sul governo di Hamas. Perché avrebbe potuto fare il bene della popolazione palestinese liberando Gilad Shalit e mettendo fine al bombardamento del territorio israeliano. Questo avrebbe portato alla riapertura dei varchi e al ritorno della normalità. Purtroppo però a certa gente sta più a cuore la distruzione degli altri che il proprio benessere, anche se poi chi paga il conto delle scelte scellerate e la povera gente.

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