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L'Opinione Rassegna Stampa
17.12.2008 Iran: dissenso su internet
per il regime reprimerlo è sempre più difficile

Testata: L'Opinione
Data: 17 dicembre 2008
Pagina: 5
Autore: Giorgio Bastiani
Titolo: «Iran, la dissidenza al regime corre su Internet»
Da L' OPINIONE del 17 dicembre 2008, l'articolo di Giorgio Bastiani "Iran, la dissidenza al regime corre su Internet":

La dissidenza in Iran corre nel web. Sono 20 milioni gli utenti in Internet: il dato più alto in tutto il Medio Oriente. E i blogger attivi sono almeno 65mila: tutte persone che scrivono i loro pensieri e le loro opinioni. La maggioranza assoluta di questi internauti evita di parlare di politica, in un Paese in cui basta un sospetto per finire in carcere, come nel caso di Hossein Derakhshan, che, lo scorso novembre, è stato accusato di essere una spia di Israele. O di Esmail Jafari, di Bushehr, condannato a 5 mesi all’inizio di dicembre per aver “diffuso informazioni all’estero” e di “far pubblicità contro il governo”. Mojtaba Lofti e Shahnaz Gholami sono altri due giornalisti tuttora detenuti per la loro attività in Internet. I temi più frequenti nella blogosfera, per questo motivo sono squisitamente apolitici, come l’arte, la società, la famiglia e altri temi meno scottanti. Ma questo potrebbe non bastare in un regime totalitario che controlla ogni aspetto della vita umana. Persino un innocente sito di chat per combinare matrimoni, “Hamsarchat”, è stato chiuso per “incitamento alla prostituzione”. Chi si esprime su temi politici, il più delle volte è allineato alle posizioni ufficiali contro Israele e l’Occidente. Esistono anche dei blog governativi: si trova facilmente quello del presidente Mahmoud Ahmadinejad e anche uno intestato alla “guida suprema”, l’ayatollah Khamenei. Ma le autorità di Teheran sono comunque preoccupate per il proliferare di siti privati. Per questo è già stato bloccato l’accesso a 5 milioni di indirizzi Internet e lil procuratore di Teheran Saif Mortazavi ha creato un’unità speciale che si occupa dei “crimini di Internet”.

Lunedì l’alto ufficiale ha dichiarato che “coloro che sono alle spalle di siti web irreligiosi e immorali devono essere affrontati duramente”. Tuttavia, proprio come nell’ex blocco sovietico era impossibile controllare le informazioni e le immagini che arrivavano dall’Ovest, nell’Iran odierno per le autorità diventa sempre più difficile mettere un freno alle nuove tecnologie. E infatti, su YouTube, tuttora si possono scaricare i video delle manifestazioni studentesche di Teheran, Shiraz e Hamedan. Nella manifestazione di Shiraz si vede uno studente tacitare Alì Larijani (ex negoziatore per il nucleare) e dichiarare apertamente: “Prima di tutto: odio Mahmoud Ahmadinejad. Secondo: lo odio per la sua ipocrisia”. E lo studente in questione viene applaudito: cosa già di per sé proibita, visto che il battito di mani è bollato come “uso occidentale”. C’è aria di ribellione, insomma? Anche in questo caso dipende molto dalla risposta che verrà data a questi studenti dalle democrazie occidentali. Se finora l’amministrazione Bush ha sostenuto solo tiepidamente una rivoluzione in Iran, l’amministrazione Obama potrebbe non sostenerla affatto. Per lo meno se rispetta il suo impegno di “dialogare senza precondizioni” con l’Iran: cioè trattare con il regime di Teheran e non con i suoi oppositori.

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