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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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L'Opinione Rassegna Stampa
04.12.2008 Attenti alle moschee fai da te, dove si creano i terroristi
Stefano Magni intervista Souad Sbai

Testata: L'Opinione
Data: 04 dicembre 2008
Pagina: 3
Autore: Stefano Magni
Titolo: «Terrorismo? Rivedere la politica d’integrazione»
Da L'OPINIONE del 4 dicembre 2008 riportiamo l'intervista di Stefano Magni all'onorevole del Pdl Souad Sbai, "Attenti alle moschee fai-da-te":

“Attenti alle moschee fai-da-te” ammonisce l’onorevole Souad Sbai (Pdl) all’indomani dell’arresto di due apiranti terroristi suicidi a Milano il 2 dicembre. I due giovani, di origine marocchina, immigrati regolari e con un lavoro, secondo l’accusa preparavano attentati nel cuore della capitale del Nord e nella sua provincia. Non è ancora chiaro da dove venissero. Le prime indagini sembrerebbero confermare la tesi (ottimista) che fossero dei “cani sciolti” e non membri di un’organizzazione internazionale. Souad Sbai, anche lei di origine marocchina, non ne è affatto convinta. “Non ci credo. C’era qualcuno alle loro spalle, magari in Italia e non all’estero. Ma non esiste il caso di una persona che si sveglia alla mattina e inizia a fare il terrorista. A questa gente fanno letteralmente il lavaggio del cervello”.

Stiamo parlando dunque di organizzazioni di estremisti islamici. Quali sono i loro luoghi di origine?
Il loro percorso di radicalizzazione è avvenuto in Italia. Molti di coloro che sono andati a compiere attentati in Iraq provenivano dall’Italia. E sono tutti molto preparati. Non è possibile entrare nell’ordine delle idee di uccidere e farsi uccidere in un giorno, incontrandosi tra amici. Dietro agli aspiranti kamikaze c’è un lavoro complesso di preparazione. Era da mesi che si sospettava di attività terroristiche. Però le comunità musulmane hanno paura di parlare e di denunciare attività sospette. Perché hanno visto che la magistratura italiana ha assolto chi andava a combattere la jihad all’estero. Era da lì, condannando il terrorismo in Italia e all’estero, che dovevamo estirpare il cancro che si sta diffondendo anche nel nostro Paese, ma abbiamo sprecato l’occasione. Forse non ce ne siamo resi conto, ma in questo modo abbiamo costretto i musulmani in Italia ad essere in balia di estremisti impuniti.

Perché volevano colpire proprio Milano?
Perché sono organizzazioni nate e cresciute a Milano e nel Nord Italia. Parte tutto da lì. A Roma siamo riusciti a bloccare la crescita dell’estremismo. A Milano, invece, è il far west. E non solo Milano, ma anche Torino, Varese, Verona, tutte le città del Nord. L’estremismo ha attecchito da Bologna in su, perché è lì che ci sono più immigrati che hanno i soldi e lavorano. La raccolta di fondi avviene in mille modi, anche sotto forma di “carità”. Ma la cosa che dà più fastidio è che tutto questo avviene nella più assoluta impunità. Le stesse persone che vengono fermate e ri-imbarcate sull’aereo ogni volta che tentano di entrare in un Paese arabo, qui possono lavorare con tutta tranquillità.

Perché ci odiano?
Ci odiano perché sono educati ad odiarci. E badate bene: non odiano solo noi occidentali, odiano anche i Paesi arabi moderati. Non dimentichiamo i 350mila morti in Algeria: erano tutti musulmani. Per non parlare dei continui attentati in Marocco e in Egitto. Odiano tutto ciò che vedono vicino all’America, tutto ciò che fa parte della cultura dei diritti dell’uomo. Questo insegnamento è sistematico e avviene in alcune moschee e centri religiosi. Vanno avanti perché siamo noi a continuare a dar loro questa opportunità. Eppure basterebbero dieci minuti per capire chi è un estremista e chi è veramente pericoloso. Sono molto contenta che adesso si stia muovendo qualcosa. E dobbiamo applaudire per il lavoro svolto dall’intelligence, da uomini e donne che stanno impegnandosi giorno e notte per risolvere questo problema.

Perché vogliono colpirci proprio adesso?
Semmai dobbiamo chiederci perché non ci abbiano colpito prima. E non lo hanno fatto perché noi siamo buoni, ma perché parte tutto da qui. La loro rete è qui in Italia, a Milano, nelle regioni del Nord. Partivano da qui gli attentatori della Spagna. Sempre qui è fuggito uno dei terroristi di Londra. Se ora ci colpiscono è perché, evidentemente, qualcosa sta andando storto per loro, la rete non funziona e si sentono meno sicuri.

Che appoggio hanno dalla popolazione musulmana in Italia?
Stiamo parlando di minoranze estreme: quelli che vogliono la jihad sono anche meno dell’1% della comunità musulmana. Non bisogna certo generalizzare. Ma è proprio per questo che bisogna rivedere la politica dell’immigrazione, rendendola anche più umana. Non buonista: più umana, che è ben altra cosa. Si deve assolutamente revocare la cittadinanza a chi vuole il terrorismo. La cittadinanza non è un diritto di nascita: si deve meritare. Dovrebbero essere rispediti immediatamente al loro Paese: processarli qui sarebbe un costo troppo alto e anche inutile. Non si devono mettere i bastoni tra le ruote, al contrario, a chi si vuole realmente integrare. Soprattutto alle donne, che stanno scappando dalla persecuzione degli estremisti islamici. Abbiamo bisogno, insomma, di una “via italiana all’integrazione”, considerando che la Francia, l’Olanda e la Gran Bretagna, che hanno un fenomeno di immigrazione molto più vecchio, hanno fallito nel loro scopo.

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