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L'Opinione Rassegna Stampa
30.09.2008 L’attentato a Tripoli e la lotta di potere a Damasco sono fenomeni collegati
l'analisi di Michael Sfaradi

Testata: L'Opinione
Data: 30 settembre 2008
Pagina: 0
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «La Siria esporta instabilità»
Un attentato contro un autobus dell'esercito libanese a Tripoli, minacciosi segnali della crescente aggressività di Damasco verso Israele.
Sulla seconda questione, segnaliamo l'analisi di Gianandrea Gaiani ,dal SOLE 24 ORE di oggi ("Timori di un attacco siriano. Israele spsosta a sud gli aerei", pagina 14)

Da L'OPINIONE del 30 settembre 2008, riportiamo un articolo di Michael Sfaradi collega l'attentato a Tripoli alla lotta di potere a Damasco:

Questa mattina una potente esplosione ha distrutto un autobus dell’esercito libanese nel porto di Tripoli, nel Nord del Libano. Cinque persone sono rimaste uccise e altre ventotto ferite. La polizia libanese ha riferito che nell’esplosione, avvenuta nell’ora di punta nel quartiere Buhsas, almeno quattro soldati e un civile sono rimasti uccisi. Sei settimane fa sempre a Tripoli, che è la seconda città del Libano in ordine di grandezza, in un altro attentato, identico per modalità a quello odierno, una bomba colpì un altro autobus uccidendo 15 persone, tra cui dieci soldati. Dopo l’attentato di oggi, ancora senza rivendicazione certa, si è scatenata la ridda di accuse e smentite. L’ex premier Najib Mikati che ha parlato da una radio locale, ha affermato che si tratta di un attacco diretto alle istituzioni militari al fine di minare lo spirito dei soldati. Se si vuole fare un’analisi della situazione non solo alla luce di ciò che è accaduto oggi, ma anche in base ai fatti che si sono susseguiti negli ultimi giorni, il quadro si fa più serio ed inquietante, perché non è possibile dividere questi attentati che stanno insanguinando il Libano con l’instabile situazione politica siriana. All’omicidio del capo dell’Intelligence di Damasco ha fatto seguito, a distanza di un paio di settimane, un’auto bomba che è stata fatta saltare proprio a due passi dalla sede dei servizi segreti siriani.

Ma non è tutto. Nel silenzio quasi assoluto dei media la Siria ha ammassato un vero e proprio esercito ai confini con il Libano, si parla di oltre 10.000 uomini, che potrebbero in ogni momento attraversare il confine ed invadere i territori in prossimità della valle della Bekaa. Alcuni reparti starebbero già operando in territorio libanese con la scusa di contrastare il contrabbando, ma la realtà va ricercata altrove. Secondo Oded Kranov, esperto di arabismo e collaboratore del secondo canale della Tv israeliana, il regime siriano sta passando un serio momento d’instabilità dovuta all’alleanza con Teheran, che non a tutti è gradita, e al riavvicinamento con Mosca. A Damasco si registrano, infatti, numerosi giri di vite alle libertà personali e diversi oppositori di Assad sono stati recentemente arrestati. I segnali che qualcosa di grosso bolli in pentola arrivano anche dall’altra parte del confine. L’esercito israeliano ha spostato nei confini a Nord (Libano) e sulle alture del Golan (Siria) reparti di artiglieria pesante e fanteria meccanizzata, e nei giorni scorsi è arrivata in Israele una compagnia dell’Usaf l’aviazione americana con due X-Band Fbx-T, stazioni radar mobili collegate alla rete satellitare americana. Se Teheran dovesse lanciare dei missili Shehab contro Israele, questi sarebbero identificati al lancio ed intercettati ancora in volo. Che questa fornitura sia stata eseguita con un ponte aereo lascia trasparire l’urgenza e la serietà con la quale gli Usa ed Israele seguono le vicende siriane e dei loro alleati.

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