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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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L'Opinione Rassegna Stampa
01.07.2008 Lo scambio Israele-Hezbollah, la guerra psicologica iraniana
articoli di Dimitri Buffa e Michael Sfaradi

Testata: L'Opinione
Data: 01 luglio 2008
Pagina: 0
Autore: Dimitri Buffa - Michael Sfaradi
Titolo: «Terroristi liberi in cambio di spoglie mortali - In Iran sono convinti di vincere»
Da L' OPINIONE, un articolo di Dimitri Buffa sullo scambio Israele-Hezbollah:

Perché scambiare terroristi vivi con soldati morti? Questa assurdità sta facendo arrabbiare persino Benny Morris, che in un libro super buonista arrivò a raffigurare come “vittime” i palestinesi. L’antifona in pratica è questa: dopo avere per anni dato terra in cambio di pace, e avere ottenuto solo che il fronte della guerriglia si spostasse sempre più pericolosamente vicino alle città israeliane, che senso ha continuare questi scambi di prigionieri con Hezbollah? Specie se da una parte si rilasciano terroristi vivi e dall’altra tornano le spoglie dei soldati uccisi? Indubbiamente la pietas umana e religiosa gioca un gran ruolo nella faccenda visto che gli ebrei amano ed esigono avere indietro i resti dei propri cari per poter pregare sulla loro tomba. Ma le esigenze di sicurezza dovrebbero forse venire prima. Per Gilad Shalit, che almeno dovrebbe essere ancora vivo, si parla di uno scambio “alla pari” con 350 uomini di Hamas detenuti nelle carceri israeliane. Per lo “swap” con Hezbollah i numeri potrebbero anche essere più alti. Però la gente in Israele, ma anche tra gli ebrei della diaspora, si chiede: perché questi scambi non avvengono alla pari? Perché la vita di un soldato si baratta con la libertà per 350 terroristi di tornare ad ammazzare ebrei in giro per il Medio Oriente?

Il dubbio che dietro queste macabre trattative si nascondano anche gli interessi politici inconfessabili di alcuni uomini di governo in Israele, tra tutti Olmert, cominciano a diventare sempre più assillanti. E gli Hezbollah hanno ben capito la cosa, se è vero come è vero che ieri hanno confermato l’avvenuta uccisione del pilota Arad, che in Israele è ormai una leggenda, solo perché le forze armate israeliane avevano fatto sapere che la condizione per iniziare qualunque negoziato era avere notizie su di lui. Così, puntualmente, gli Hezbollah hanno dichiarato al mediatore tedesco Gerhard Konrad che Ron Arad è morto. Bel risultato sapere quello che tutti sapevamo da almeno dieci anni. E complimenti alla comunità internazionale europea che si ostina a non mettere gli Hezbollah nella lista nera dei terroristi, ma in compenso continua a tenervi gli iraniani ribelli del Pmoi. Sembra quasi che, per opportunismo politico, alcuni esponenti di governo, dell’attuale governo, di Israele si siano abituati a questi orrori del politically correct. Accettando altresì il fatto che la vita di un cittadino di Israele valga molto meno di quella di un terrorista di Hezbollah. Così si prende una toppa dietro l’altra: si firma la tregua con Hamas e da Gaza continuano a tirare razzi su Sderot, Ashkelon e il Negev; si scambiano prigionieri con Nasrallah e vedrete che continueranno anche i rapimenti dei soldati israeliani al confine con il Libano, ovviamente e rigorosamente all’interno dello Stato ebraico.

Un articolo di Michael Sfaradi sulla "guerra psicologica" iraniana:

Agli Ayatollah e ai loro fedelissimi piace molto la guerra psicologica, quella che si combatte a colpi di agenzie, che fa sentire forti, che non fa vittime e che, facendo intimorire i mercati, fa salire il prezzo del petrolio. Ma anche in questo bisogna avere il senso della misura altrimenti si rischia di diventare ridicoli come ha fatto il generale Faisal Baqer Zadeh che ha dichiarato all’agenzia di stampa Fars che se gli Stati Uniti dovessero attaccare l’Iran le loro perdite sarebbero di 320 mila morti. Ha anche aggiunto che è già stato dato l’ordine ai volontari di preparare in maniera preventiva, numero complessivo di circa 320 fosse comuni pronte ad accogliere i caduti del nemico. Il generale ha anche aggiunto che la decisione è motivata dalla volontà di rispettare i paragrafi del trattato di Ginevra, il suo protocollo aggiuntivo e le leggi internazionali circa la collaborazione tra i governi e la Croce Rossa internazionale in tempi di guerra. Ha spiegato inoltre che tutte le procedure necessarie per seppellire i soldati aggressori si eseguiranno con rapidità e rispetto attenendosi ai principi di legalità ed umanità e prevenzione igienica dell’ambiente. Generale, rispettoso delle regole, umano ed anche ambientalista.

A questo punto mi chiedo se questa esternazione è figlia di un incubo dovuto ad una cena pesante, se è in possesso della sfera di cristallo da dove vede il futuro (sarebbe allora il caso di farci dare i numeri della prossima estrazione del superenalotto), o se lo stato maggiore dell’Iran è in possesso di particolari informazioni di intelligence e di analisti così bravi che riescono in cose che a noi sembrano improbabili se non impossibili. Ammettendo la seconda ipotesi, come mai non ci dicono quante sono le fosse che stanno preparando per i loro soldati? Non bisogna essere degli 007 per capire che, se ci saranno 320 mila caduti statunitensi, come minimo ce ne saranno altrettanti se non di più da parte iraniana; a meno che non abbiano trovato la formula del druido Panoramix, quella per intenderci che nei cartoni animati di Asterix rendeva immortali i galli che combattevano contro i romani di Giulio Cesare. Passando alle cose serie ma chi dice al generale Faisal Baqer Zadeh che gli americani attaccheranno via terra? Non è più probabile un pesante attacco dall’aria volto alla distruzione delle centrali nucleari? Il generale dovrebbe sapere che in Kosovo la Nato, di cui gli Stati Uniti fanno parte, ha combattuto una guerra utilizzando solo gli aeroplani e che l’esperienza allora accumulata potrebbe ora ritornare utile. Una cosa è certa, in questa farsa che potrebbe precedere una tragedia, le esternazioni a volte minacciose, a volte ridicole di Ahmedinejad e dei suoi non finiranno mai di stupirci.

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