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L'Opinione Rassegna Stampa
24.05.2008 La storia di Mohammed Al Dura era una bufala
La sentenza del tribunale di Parigi commentata da Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 24 maggio 2008
Pagina: 3
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «FRANCE 2 SPUTTANATA SUL CASO DI MOHAMMED AL DURA»

Dimitri Buffa commenta sull'OPINIONE di oggi, 24/05/2008 la sentenza definitiva che il tribunale di Parigi ha emesso a chiusura del caso Al Dura, il ragazzino "morto" tra le braccia del padre, ucciso, era stato scritto, dal fuoco dei soldati israeliani e diventato famoso in tutto il mondo. Non era vero niente, era tutta una montatura del corrispondente di France 2 a Gerusalemme, uno dei tanti giornalisti, sovente pure ebrei (come nel caso di George Enderlin), che invece di svolgere con onestà la loro professione, si sono specializzati nel diffamare Israele. Una democrazia che lascia crescere indisturbati sul suo territorio anche chi la diffama, in nome appunto della libertà dell'informazione. Ci chiediamo, modestamente, se un paese in guerra da sessant'anni, si possa permettere di far finta di niente di fronte a chi danneggia l'immagine dello Stato diffondendo menzogne e propaganda. Non esite solo il caso Enderlin, come i lettori di Informazione Corretta sanno bene. Una domanda che non rivolgiamo, ovviamente, ai nostri lettori. Chi desidera conoscere tutta la storia della mistificazione del caso Al Dura, può entrare nei nostri archivi cliccando il nome di Mohammed Al Dura o Charles Enderlin.


Doveva essere stato ucciso dai proiettili dei cattivissimi soldati
israeliani, Mohammed Al Dura.
E il suo caso contribuì non poco, dopo il reportage di France 2 quel 30
settembre 2000 a rinfocolare gli odi anti semiti mai del tutto sopiti nella
Francia di Chirac.
 In primo grado nel 2006 il coraggioso reporter indipendente Philippe
Karseny che aveva osato mettere in dubbio la ricostruzione filmata degli
eventi era stato condannato a pagare 7 mila dollari per avere leso l¹onore
dell¹emittente televisiva in questione.
Ora però si è trovato un giudice a Parigi.
Più precisamente nella corte di appello, che ha completamente ribaltato il
verdetto con queste motivazioni: Karseny aveva buoni motivi per mettere in
dubbio la ricostruzione dei fatti così come operata dal reporter Charles
Enderlin e dal suo cameramen palestinese Talal Abu Rhama. Per cui non solo
Karseny non dovrà più pagare quei soldi ma sarà France 2 a doversi accollare
le spese di giudizio.
Ma quel che è clamoroso è quanto emerso dai fotogrammi del servizio
televisivo di Fance 2 non montati nel servizio di quel 30 settembre 2000,
data di inizio della seconda Intifada, quella dei terroristi islamici
suicidi fatti passare per martiri nella propaganda anti israeliana.
Per anni l¹emittente televisiva francese si era rifiutata di renderli noti
al pubblico finchè proprio la corte di appello di Parigi non glielo ha
imposto. E in essi si vedono semplicemente delle immagini, successive alla
presunta morte del bambino a causa di un proiettile sparato da israeliani,
in cui il piccolo Mohammed al Dura apre gli occhi e sorride al padre.
Una vera e propria messinscena che supera persino le ipotesi sin qui fatte
sulla morte di questo ragazzo che alcuni ipotizzavano essere in realtà stato
colpito da fuoco amico, cioè da parte di guerriglieri palestinesi che nei
disordini di quel giorno apparivano molto ma molto più vicini dei soldati
israeliani a dove lui si trovava.
Non contenti della sonata presa in appello e del relativo sputtanamento i
dirgenti di France 2 hanno deciso di adire la Cassazione francese. E alla
stampa hanno consegnato l¹inacidito commento della direttrice delle
relazioni con il pubblico Christine de la Vena secondo la quale ³questa
storia è vecchia e tutti l¹hanno ormai dimenticata tranne quest¹uomo del
processo e un paio di altri che rifiutano di arrendersi, solo in Francia può
accadere che così poche persone causino guai così grandi².
Già, ma forse solo in Francia può altrettanto succedere che una televisione
di stato si presti a montare  in maniera così irresponsabile una campagna di
odio anti ebraico con un reportage che in realtà sembra essere stato più che
altro una fiction della famosa ditta Palestinian Hollywood. O ³Pallywood²
come la chiamano gli addetti ai lavori.

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