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L'Opinione Rassegna Stampa
18.05.2008 E' il tempo dell'azione per fermare l'Iran
l'analisi di Michael Sfaradi

Testata: L'Opinione
Data: 18 maggio 2008
Pagina: 0
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «Dopo Bush sarà il diluvio...di Obama»
Da L'OPINIONE del 18 maggio 2008:

Ha fatto clamore il discorso che il presidente George Bush ha tenuto alla Kenesset per i 60 anni della proclamazione d´indipendenza di Israele. Le parole del presidente hanno travalicato i normali rapporti di amicizia soprattutto quando ha precisato che il popolo americano si schiererebbe a fianco di Israele se questa venisse attaccata, e il riferimento all´Iran di 
Ahmadinejad non era affatto velato. Ha messo poi l´accento anche su altri aspetti che potrebbero aprire degli scenari importanti nei prossimi mesi. Dietro l´ufficialità ci sono diverse questioni che George Bush non vuole  lasciare in sospeso soprattutto dopo il fallimento, non per colpa d´Israele, dei suoi sforzi per raggiungere un accordo di pace con i palestinesi, e non vuole uscire dalla Casa Bianca mentre si combatte una guerra asimmetrica con stillicidio di civili sia da una parte che dall´altra. Sapendo anche che è impossibile trattare con regimi terroristici come quello di Hamas, Bush sa che ormai non rimane più tempo e che certe questioni devono essere risolte ora. Sa anche che tutto ciò che ha dichiarato in nome del popolo americano durante il suo intervento ha valore finché lui è il Presidente e continuerebbe ad averlo nel caso in cui o John Mc Cain o Hillary Clinton fossero eletti presidente dopo di lui, ma nel caso in cui fosse Barak Obama a succedergli? Il pericolo di una svolta nella politica estera americana che potrebbe non vedere più Israele come un amico c´è, ed ignorarlo sarebbe un errore. Il Presidente è alla fine del secondo mandato e non potendo essere rieletto si può permettere delle azioni dirette, o indirette appoggiando Israele, per mettere a tacere, definitivamente o per un lungo periodo, i due grandi nemici della pace che sono Hamas ed Hezbollah. Obama, cavalcando l´onda dello scontento sulla gestione della guerra in Iraq, ha già seriamente ipotecato la sua candidatura a presidente per il Partito Democratico. Una volta diventato presidente Obama vorrebbe raggiungere una soluzione sul nucleare iraniano trattando con Ahmedinejad, ma visto che neanche le sanzioni hanno conseguito dei risultati, c´è da chiedersi cosa riuscirebbe ad ottenere da un soggetto che ha già più volte dichiarato l´uso che farà della sua bomba atomica. Durante un´intervista alla CBS ed alla CNN ha dichiarato che vorrebbe aprire ad Hamas nonostante Ismail Hanie continui a negare ad Israele il diritto all´esistenza. Obama incentra la campagna elettorale sulla politica interna proprio per non scoprire le carte sulla politica estera che intende adottare in generale e sullo scacchiere mediorientale in particolare, ma i suoi programmi non sono chiari solo a chi non vuole capirli e la multinazionale del terrorismo approfitterebbe di una sua eventuale elezione per rafforzarsi mettendo in serio pericolo non solo Israele, ma la democrazia come modo di vita in tutto il mondo. Non dobbiamo inoltre dimenticare che ha avuto per anni un consigliere spirituale antisemita dichiarato che è stato allontanato solo recentemente. Se George Bush è consapevole di tutto questo dovrà rompere gli indugi e passare subito all´azione.

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