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L'Opinione Rassegna Stampa
06.05.2008 Una nuova politica per il Medio Oriente
intervista a Fiamma Nirenstein

Testata: L'Opinione
Data: 06 maggio 2008
Pagina: 0
Autore: Barbara Alessandrini
Titolo: «Intervista a FIAMMA NIRENSTEIN / “Ed ora una nuova politica in Medio Oriente”»
Da L'OPINIONE del 6 maggio 2008:

“Nessun dibattito con Lerner”. Alla vigilia della Fiera del libro di Torino dedicata ad Israele, Fiamma Nirenstein ribadisce di non aver alcuna intenzione di confrontarsi col giornalista televisivo con cui ha avuto una dura polemica nei giorni scorsi. Ed indica quale linea di politica estera, a suo avviso, il nuovo governo Berlusconi dovrà intraprendere in Medio Oriente. “Premesso che certamente non diserterò la fiera del libro di Torino - dice l’esponente del Pdl - non torno certo indietro sulla decisione di rinunciare al dibattito con Gad Lerner che, durante la trasmissione ”L’Infedele“ di cui ero ospite, ha tenuto una condotta che mi ha offeso profondamente. Già il dibattito dominante della puntata aveva preso una piega assolutamente indecente e retrodatata, teso com’era a dimostrare il teorema della vocazione fascista sia degli ebrei sia dello stato di Israele. In pochi minuti, poi, Vattimo ha dato a me della fascista con la stessa naturalezza con cui avrebbe potuto dirmi che ho gli occhi azzurri, senza che Lerner battesse ciglio. L’unico ad aver preso le mie difese è stato il giornalista Maurizio Molinari da New York mentre anche all’onorevole Scipione Rossi, che provava a contestare gli insulti, è stata ripetutamente tolta la parola. Dunque non intendo avere nulla a che fare con chi mi ha offesa sul piano personale”.

Ritiene possibile il rischio che la contestazione alla Fiera del libro dedicata ad Israele e alimentata dai ’cattivi maestri’ dell’intellighenzia italiana, possa dare all’ultra sinistra un pretesto per compiere una prima grande mobilitazione contro il governo Berlusconi?
No, partiamo dalla considerazione che Israele è l’unica democrazia in Medio Oriente e una delle democrazie più avanzate del pianeta. Dal 1948 è attaccata da forze estremiste del mondo arabo e del fondamentalismo islamico. Ma è da allora che Israele gode di legalità formale, morale e sostanziale. Gli ebrei si sono dati un paese e un focolare nazionale. Quindi i pretesti vanno cercati altrove. La parte dove sta la ragione è evidente. Come dimostra anche la presenza a Torino di scrittori come Abrahm Yehoshua, David Grossman e Amos Oz.

E’ comunque prevedibile che il futuro governo correggerà la politica estera italiana in Medio Oriente dove alcuni settori della diplomazia italiana sono convinti che un incremento ulteriore della sintonia con Tel Aviv addirittura dannosa ad Israele stessa?
Sicuramente l’Italia sarà particolarmente vicina a tutti quei paesi che condividono con essa i valori e le speranze di pace e di democrazia e non certo a quelli retti da autocrazie come l’Iran e la Siria. D’altronde Berlusconi ha detto che intende stabilire un rapporto stretto con Israele di cui apprezza il ruolo di testimone democratico in Medio Oriente.

Questo significa che il nuovo governo rivedrà anche la posizione sulle truppe italiane dell’Unifil dispiegate a sud del Libano viste anche le critiche rivolte da Israele al comando italiano accusato di non informare l’Onu delle operazioni di riarmo delle milizie di Hezbollah?
Israele ha soltanto fatto rilevare che gli Hezbollah sono di nuovo armati e contano su 30.000 missili. Il problema è ormai arcinoto: A causa delle regole di ingaggio le truppe Unifil non sono in grado bloccare il riarmo dei miliziani. E stiamo parlando di una milizia che ha impedito sedici volte la rielezione del presidente del Libano.

E quindi il governo dovrà farsi carico del problema impegnandosi per un ampliamento dei poteri dei nostri militari a sud del Libano
L’Italia dovrà porre l’emergenza all’attenzione dell’Onu, riaprendo la questione delle regole di ingaggio, il che non significa assolutamente dare il via libera agli scontri in campo aperto, ma, nell’ambito della legalità internazionale, avere la possibilità, ad esempio, di ispezionare edifici, autoveicoli e depositi sospetti. Ma il nostro governo dovrà fare la propria parte anche per coinvolgere il Libano stesso nel controllo effettivo del proprio territorio rispetto alla presenza di gruppi terroristici. Se il governo libanese non assume un ruolo più attivo, l’Onu rimane comunque con le mani legate.

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