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L'Opinione Rassegna Stampa
09.04.2008 6000 nuove centrifughe nucleari in Iran
una minaccia esistenziale per Israele

Testata: L'Opinione
Data: 09 aprile 2008
Pagina: 0
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «Israele si prepara all’incubo della guerra»
Da L' OPINIONE del 9 aprile 2008:

Ieri mattina il presidente iraniano ha annunciato alla radio nazionale dell’Iran che nella centrale di Natanz sono state messe in funzione 6000 centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, e questo lo fa impunemente mentre il mondo decide da quale posizione continuare a stare a guardare. Questo annuncio ha avuto un tempismo sicuramente studiato a tavolino. Infatti, ieri alle ore 10, le sirene di allarme hanno risuonato in Israele per un’esercitazione del “Pikud Haoref” la Protezione Civile. Già da tempo era programmata un’esercitazione di questo tipo, mirata soprattutto a verificare lo stato di preparazione di scuole, uffici ed ospedali che hanno l’obbligo di controllare che i rifugi antiaerei e antimissilistici in loro dotazione siano in perfette e pronte condizioni d’uso.
Già dall’indomani dell’entrata in vigore del cessate il fuoco, come da risoluzione ONU 1701, s’intuiva che con Hezbollah eravamo solo alla fine del primo tempo e che presto saremmo stati costretti a riprendere la partita, con buona pace di D’Alema & Company che hanno permesso con la loro politica ad Hezbollah di riarmarsi come e meglio di prima.

Intanto i soldati israeliani prigionieri di Hezbollah in Libano e di Hamas a Gaza non ricevono le visite della Croce Rossa Internazionale, come da convenzioni di Ginevra. La Croce Rossa poi, non ha fatto, fino ad oggi, passi concreti per mettere sotto pressione le due organizzazioni terroristiche, al fine di ottenere la possibilità di vedere lo stato di detenzione e le condizioni fisiche di questi soldati, ormai in mani nemiche da troppo tempo. Gli israeliani sono abituati ad ascoltare le sirene d’allarme 2 volte l’anno, nel giorno “Shoah Memorial” e nel giorno di “Ricordo Solenne” in onore dei Caduti di tutte le Guerre di Difesa d’Israele, che si commemorano rispettivamente 10 giorni e ventiquattro ore prima della festa d’Indipendenza. Ma ieri mattina quando il suono, sinistro e baritonale, delle sirene ha echeggiato nel cielo i nostri pensieri sono tornati indietro nel tempo. Non possiamo dimenticare che quello stesso suono risuonava nelle orecchie di tutti noi, mentre gli Scud iracheni colpivano, per decine di volte, Tel Aviv, Haifa ed altre grandi città israeliane durante la Guerra del Golfo.

Quel suono, una volta tanto, era diretto ai vivi, a tutti noi che viviamo in Israele, una delle più belle nazioni del mondo. Quel suono ci avvertiva che presto, probabilmente, saremo chiamati a difendere quello che costruiamo giorno dopo giorno. C’è chi ha ipotizzato che Israele non ha il momento giusto per agire, se colpisse un attimo prima di essere colpita sarebbe criticata dal mondo intero, mentre un istante dopo sarebbe troppo tardi. Speriamo con tutto il cuore che quest’attimo non arrivi mai, ma se proprio dovesse accadere preghiamo che Israele sappia trovare, contro tutte le previsioni, il momento giusto, se così non fosse, sono meglio le critiche, gli embarghi e la gogna mondiale ad un fungo atomico che diventerebbe il simbolo della nuova Shoah per il popolo israeliano.

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