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L'Opinione Rassegna Stampa
28.02.2008 Ennio Morricone dice no all'offerta di comporre la colonna sonora del film che celebrerà Khomeini
mentre Giuseppe Materazzi allenerà la nazionale di calcio iraniana

Testata: L'Opinione
Data: 28 febbraio 2008
Pagina: 0
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Alla corte degli ayatollah»
Da L'OPINIONE del 28 febbraio 2008:

Dire di sì o di no a uno Stato canaglia come l’Iran quando propone a noti ct di football di allenare la squadra di calcio nazionale o a noti maestri compositori di fare la colonna sonora per un film agiografico sull’ayatollah Ruollah Khomeini, padre fondatore della repubblica islamica? E’ una questione che va oltre la logica dei diritti umani ed entra anche in quella degli interessi personali e dei soldi. E siccome “pecunia non olet” non tutti si comportano alla stessa maniera. Infatti per un tecnico basco come Javier Clemente che ha detto no, per puri motivi economici, ad allenare l’Iran per le prossime olimpiadi, c’è un Materazzi padre che invece ha risposto affermativamente. Mentre almeno nel lato artistico musicale questo “relativismo” per ora sembra non esserci visto che, dopo il rifiuto di Ennio Morricone di comporre la colonna sonora del suddetto film, nessun pezzo grosso della cultura occidentale si è ancora dato disponibile.

Comunque mai dire mai. Vediamo adesso invece come queste tre vicende parallele sono state rappresentate nel mondo dei media. Innanzitutto il caso Morricone: mercoledì 6 febbraio le maggiori agenzie di stampa nazionali e internazionali davano la falsa notizia dell’assenso da parte del maestro a lavorare nella produzione di Stato del cinema iraniano nel film sulla vita di Khomeini. Immediatamente molte organizzazioni iraniane di esuli sparse in tutto il mondo cominciavano a raccogliere firme per dirgli di ripensarci. Nella lettera aperta inviata dall’Italia si faceva riferimento al regime che ha interesse a promuovere “il più grande boia del secolo”, con riprese propagandistiche “sulla vita di questo grande criminale onde dare un immagine diversa da quella che esiste nella società iraniana odierna”. Il tutto “sfruttando grandi firme internazonali come il maestro Morricone.”

Lo stesso Morricone pochi giorni dopo però smentiva ogni voce e ogni agenzia di stampa che lo aveva dato come sicuro per quel lavoro. Con un comunicato che afferma il seguente concetto: “Non sono mai stato contattato da autorità iraniane né da produttori e né io né mio figlio Andrea abbiamo alcuna intenzione di accettare questo incarico”. Punto. Nello sport invece la cosa è andata un po’ diversamente: Javier Clemente, tecnico di origine basca già allenatore della rappresentativa nazionale spagnola e di quella serba, ha rifiutato solo perché non sono stati raggiunti gli accordi economici e le condizioni di lavoro a lui più comode, tra cui una franchigia di viaggi di ritorno in patria da Teheran sufficiente a non fargli dimenticare la propria famiglia. Per quel che riguarda invece l’accettazione da parte del sessantaduenne Giuseppe Materazzi (padre del campione del mondo e difensore dell’Inter Marco Materazzi) che in questi giorni avrebbe firmato per allenare la nazionale iraniana per la prossima olimpiade a Pechino, è stata esclusivamente una valutazione di tipo economico. Il tecnico ha sciolto la propria riserva dopo avere visto il presunto valore calcistico della squadra in un confronto finito 1 a 1 con la Siria. Senza neanche uno scrupolo di lavorare per migliorare artificiosamente l’immagine di uno Stato che predica la distruzione di Israele e cerca di dotarsi dell’arma atomica per portare a termine il proprio scopo.

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