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L'Opinione Rassegna Stampa
26.02.2008 Gordon Brown chiede all'Olanda l'estradizione di Mehdi Kazemi
per rimandarlo in Iran, dove rischia la morte come omosessuale

Testata: L'Opinione
Data: 26 febbraio 2008
Pagina: 0
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Londra collabora con l’Iran sulla pelle dei gay»
Da L' OPINIONE del 26 febbraio 2008

Quando si leggono certe denunce si stenta a crederci: non solo l’Inghilterra nega lo status di rifugiati politici ai tanti omosessuali iraniani che rischierebbero la pelle tornando a Teheran, ma addirittura adesso li richiede indietro (per poi espellerli verso l’Iran) ad altri stati. Come l’Olanda, tanto per fare l’esempio dell’ultimo caso, il tutto appellandosi al trattato di Dublino e a Schengen. E questo accade quando questi gay se ne vanno via dalla Gran Bretagna fiutando aria di espulsione e di riconsegna. Evidentemente Gordon Brown ha intenzione di allacciare stretti contatti diplomatici con Ahmadinejad sulla pelle dei gay. Altrimenti non si spiegherebbe tutto questo accanimento contro di loro, dopo che già il caso di Pegah Emambakhsh, la lesbica iraniana cui era stata negata l’autorizzazione a restare sul suolo britannico come rifugiata, aveva creato non pochi problemi diplomatici. Da ieri a quello di Pegah Emambakhsh si è aggiunto anche quello di Kazemi. Per martedì, cioè oggi, è infatti già fissato il volo che porterà il giovane Mehdi Kazemi da Amsterdam a Londra.

E da Londra verrà successivamente deportato in Iran. Adesso la Ong Gruppo EveryOne, che si occupa proprio della repressione delle minoranze etniche, linguistiche e di orientamento sessuale nel mondo, ha addirittura chiesto il commissariamento del Regno Unito da parte dell’Unione Europea, nonchè l’immediata concessione dell’asilo al diciannovenne. Da pochi giorni Mehdi era infatti divenuto membro effettivo del Gruppo EveryOne. In Iran era ricercato dopo che il suo partner (giustiziato perchè omosessuale nell’aprile 2006) aveva confessato la loro relazione amorosa. Kazemi a novembre 2005 si era recato da Teheran a Londra per motivi di studio, ed era in seguito stato costretto a richiedere l’asilo come rifugiato all’Home Office del Regno Unito in seguito alla scoperta, da parte delle autorità iraniane, della sua relazione omosessuale con l’altro succitato ragazzo, in seguito condannato a morte e giustiziato nell’aprile del 2006. Parham, il suo partner dall’età di 15 anni, era stato infatti arrestato dalla polizia di Teheran con la solita accusa di “lavat” (sodomia) dopo essere stato colto dalle autorità iraniane in compagnia di un altro ragazzo. Nel frattempo Mehdi già soggiornava in Inghilterra e frequentava il college.

Nel corso di un interrogatorio in carcere, Parham è stato costretto dai suoi aguzzini a riferire nomi e cognomi di tutti gli uomini con cui aveva intrattenuto relazioni, tra cui lo stesso Mehdi. Pochi mesi fa il verdetto negativo dell’Home Office Britannico, che ha respinto la richiesta d’asilo: Mehdi dovrà essere rimpatriato nel suo paese d’origine perché, secondo il Governo Britannico, “non corre rischi di alcun tipo”. Mehdi saputa la decisione negativa era fuggito clandestinamente dall’Inghilterra, intenzionato a raggiungere il Canada, ma era stato fermato dalla polizia di frontiera tedesca. Una volta ascoltata la sua storia, era stato mandato in Olanda (nota per concedere lo status di rifugiati ai gay iraniani) in consegna sempre alle forze di polizia. Ma il colmo è stato che il Regno Unito, non pago della gaffe diplomatica, ha presentato in questi giorni all’Olanda una richiesta formale di ripresa in consegna, secondo il trattato di Dublino e secondo il regolamento CE 343/2003 (Schengen), di Mehdi, per poi provvedere alla sua deportazione in Iran. Omar Kuddus, dell’associazione Gay Asylum UK, ha raccontato al Gruppo EveryOne di aver ricevuto una telefonata da Mehdi il 18 febbraio scorso.

Il ragazzo lo ha informato che era già stato fissato il volo che martedì 26 febbraio lo riporterà in Inghilterra: partirà alle 8 del mattino (ora olandese) da Schiphol, l’aeroporto di Amsterdam, e arriverà a Heathrow, Londra, intorno alle 8.30 del mattino (ora inglese). I leader del Gruppo EveryOne, che hanno preso in consegna il caso, Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, hanno protestato e chiesto “una forte presa di posizione dell’Unione Europea, con un commissariamento nei confronti del Governo di Brown”. E questo anche perché “il Regno Unito continua imperterrito nel violare le convenzioni internazionali sui diritti umani e sui diritti dei rifugiati, nonché le direttive e i regolamenti europei che disciplinano le richieste di asilo: lo ha fatto con la lesbica iraniana Pegah Emambakhsh, negandole lo status di rifugiata per non poter provare la sua omosessualità e lo ha ripetuto, appena un mese fa con la deportazione nel Ghana di Ama Sumani, malata terminale di cancro che aveva chiesto disperatamente di potersi curare in Inghilterra, a causa dell’impossibilità di farlo nel suo Paese d’origine”. E soprattutto continua a farlo anche in questi giorni con il caso di Kazemi.

Come ultima disperata mossa per evitare il rimpatrio del ragazzo in Iran dove andrebbe incontro a una sicura esecuzione, il Gruppo EveryOne ha chiesto ufficialmente al Parlamento Europeo e all’Alto Commissario per i Rifugiati dell’ONU, António Guterres, di far sì che venga subito fermata la deportazione del ragazzo e venga concesso allo stesso, senza altri indugi, lo status di rifugiato. E’ bene ricordare che il 31 gennaio scorso c’era stata un netta presa di posizione della Commissione Europea, secondo cui “gli Stati membri non possono espellere o rifiutare lo status di rifugiato alle persone omosessuali senza tenere conto del loro orientamento sessuale, delle informazioni sulla relativa situazione nel paese di origine, ivi comprese le disposizioni legislative e regolamentari e il modo in cui sono applicate”.

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