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L'Opinione Rassegna Stampa
15.01.2008 Esecuzioni e crimini di stato in Iran
un articolo di Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 15 gennaio 2008
Pagina: 0
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Ue, i diritti umani degli iraniani sono secondari»
Da L' OPINIONE del 15 gennaio 2008:

Massimo D’Alema, naturalmente, si oppone alle “esagerazioni” e agli “allarmismi” di George W. Bush sull’Iran degli ayatollah. Un pericolo per il mondo per la bomba atomica? “Ma per carità”. Un paese canaglia che tortura la gente? “Non esageriamo”.
Neanche a farlo apposta però, proprio ieri si è avuta notizia dell’ennesimo crimine contro l’umanità stavolta ai danni di un cittadino curdo, Hassan Hekmat Demir, impiccato direttamente dalla propria barella di handicappato. Si tratta di un cittadino turco appartenente al gruppo indipendentista curdo Pjak, braccio iraniano del Pkk, e, come si diceva, è stato impiccato direttamente dalla barella con la quale era stato trasportato dall’ospedale al carcere per l’esecuzione della sentenza capitale.

La foto della macabra esecuzione è stata pubblicata sulla rivista curda “Asu”. Hassan Hekmat Demir era stato arrestato due mesi fa, trovato in fin di vita per un principio di congelamento, da una pattuglia delle Guardie della Rivoluzione. Accusato di appartenenza a banda armata e di terrorismo, Hekmat Demir, curdo con cittadinanza turca, era stato processato in assenza del suo legale e condannato all’impiccagione. L’esecuzione è avvenuta nel carcere di Khoi, nell’Iran occidentale. Nella foto della rivista curda si vedono anche macchie di sangue sulla camicia del detenuto che è stato appena impiccato. Si presume che Hekmat Demire, prima dell’impiccagione, sia stato torturato. E a proposito della sottovalutazione europea rispetto all’Iran, sembra che nel vecchio continente si stiano producendo altri danni, stavolta in Inghilterra.

Pare infatti che i giudici inglesi sarebbero restii a riconoscere alla lesbica di Teheran Pegah Emambakhsh lo status di rifugiata politica. Con le conseguenze che questa vigliaccheria giuridica comporterebbe: la donna dovrebbe venire espulsa verso l’Iran dall’Inghilterra che però salverebbe le forme non estradandola ufficialmente. Insomma la si consegnerebbe al boia, ma in maniera indiretta. E la stessa Inghilterra che decide di usare i metodi di Ponzio Pilato con la lesbica iraniana sarebbe in compenso orientata a dare l’assenso a che uno dei figli di Bin Laden si stabilisca definitivamente in Gran Bretagna. Di questa ultima trovata “politically correct” è stato il “Mail on Sunday” a dare notizia nell’edizione di domenica. Nella quale si legge, infatti, che il 26 enne Omar Bin Laden avrebbe inoltrato richiesta per un visto britannico e che sarebbe intenzionato a vivere in Gran Bretagna con la sua nuova moglie inglese, Jane Felix-Browne , 52 anni, tre figli e cinque nipoti, la quale avrebbe per l’occasione cambiato il nome in Zaina Al Sabah Bin Laden.

Ebbene, come riferisce anche il sito italiano secondoprotocollo.org, le autorità inglesi non solo non avrebbero rifiutato come uno si immaginerebbe tale visto di entrata, ma anzi avrebbero sottoposto Omar Bin Laden ad un colloquio preliminare per verificare se ci siano “le premesse” per farlo diventare suddito di sua Maestà. L’esame di inglese sarebbe avvenuto al Cairo, dove il piccolo Bin Laden risiede, per mezzo di solerti funzionari dell’ambasciata britannica in Egitto. Fatto questo che avviene solo in occasioni speciali e per personalità di rango. Omar Bin Laden avrebbe persino ammesso di aver frequentato i campi per terroristi del leader di Al Qaida in Afghanistan, ma affermerebbe altresì “ di essere cambiato e che per lui la Jihad è solo un ricordo”. La coppia sarebbe intenzionata a costruire un appartamento del valore di 600 mila sterline a Moulton, nel Cheshire, di avere un figlio attraverso un utero “in affitto” e di lavorare come “attivisti per la pace”. Per ottenere il visto Omar Bin Laden ha autorizzato l’ambasciata britannica ad accedere ai conti bancari che ha in comune con la donna per dimostrare l’autenticità della loro relazione. Così la relativissima Gran Bretagna, se da una parte non batte ciglio al pensiero di consegnare ai boia iraniani la dissidente lesbica Pegah Emambakhsh dall’altra sembra ancora meno spaventata dal dovere dare la cittadinanza a un figlio di Bin Laden con un passato da jihadista.

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