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L'Opinione Rassegna Stampa
23.11.2007 La crisi libanese deriva dal mancato disarmo di Hezbollah
l'analisi di Roger Bou Chahine direttore dell' Osservatorio Geopolitico del Medio Oriente

Testata: L'Opinione
Data: 23 novembre 2007
Pagina: 0
Autore: Stefano Magni
Titolo: «Perché fermare la Siria»
Da L'OPINIONE del 23 novembre 2007:

Il Libano è un paese paralizzato. Il Presidente della Repubblica doveva già essere nominato dal Parlamento, ma lo stallo è tale che non si riesce a trovare un accordo. Per tentare di sbloccare la situazione si sono recati a Beirut il ministro degli esteri francese Bernard Kouchner, il ministro degli esteri spagnolo Miguel Moratinos e, da ieri, anche Massimo D’Alema. Il quale si dice pessimista, anche se non esclude “una soluzione in Zona Cesarini”. Ma la mediazione europea (e italiana in particolare) può essere utile a trovare una soluzione utile a salvare la fragile democrazia libanese? La settimana scorsa, il ministro degli esteri D’Alema si era distinto, per la seconda volta, per il suo tentativo di dialogare con tutti, Hezbollah compreso. Invitereste un piromane a spegnere l’incendio? Alcuni, in Italia, pensano proprio di sì, ma il parere dei libanesi che vogliono salvare la loro democrazia è ovviamente diverso. Ce lo conferma al telefono Roger Bou Chahine, libanese, direttore di Ogmo (Osservatorio Geopolitico del Medio Oriente): “Abbiamo un candidato, il generale Michel Aoun, che si presenta con l’arroganza di dire ‘o vinco io, o sarà il caos’.

E il generale Aoun è appoggiato dai Siriani, dagli Iraniani, dagli Hezbollah, anche se non è il loro candidato. Hezbollah, Siria e Iran non vogliono la stabilità nel paese. Spingono i cristiani a combattersi tra loro, vogliono tenere il paese in una condizione di prolungata incertezza, al limite della guerra civile. Avevamo previsto che si sarebbero armati tutti: bene, oggi tutti i partiti sono armati”. Hezbollah, tra le altre cose, è più forte che mai, ancora più armato e radicato sul territorio rispetto all’anno scorso, al periodo che precedette la guerra contro Israele. “...E questo grazie a Unifil, all’Onu, alla Risoluzione 1701 che ha posto fine alla guerra” - ci spiega Bou Chahine - “che hanno dato la possibilità a Hezbollah, che era militarmente in ginocchio dopo il conflitto con Israele, di riorganizzarsi.

La settimana scorsa, Hezbollah ha dimostrato apertamente la sua capacità militare. Fino a 24 ore prima non si sapeva nulla dell’intenzione del Partito di Dio di effettuare manovre militari: non si sapeva che cosa volessero quelle decine di migliaia di soldati irregolari che si stavano raggruppando nell’area delle manovre. Hezbollah ha paralizzato il paese. E questo lo ripeto: grazie alla presenza dell’Onu nel Sud del Libano. Ha paralizzato la politica, dividendo i cristiani. Sta tenendo in piedi, in Libano tutta l’infrastruttura siriana anche dopo il ritiro delle truppe di Damasco”. In una situazione di questo genere, la mediazione europea può risultare inutile o addirittura controproducente: “Io non vedo alcun potere di mediazione nelle mani dei ministri europei a Beirut. Il presidente francese Nicolas Sarkozy, ieri (il 21 novembre, ndr), ha parlato telefonicamente con Aoun e questi gli ha confermato di essere l’unico uomo in grado di diventare capo dello Stato, senza proporre alcuna alternativa alla sua candidatura.

Negli ultimi due mesi, da parte del governo italiano, non si è toccato il problema. Cosa si è fatto, per esempio, in risposta alle grandi manovre di Hezbollah? I governi europei non affrontano il vero dilemma dei candidati: chi ha il coraggio di diventare presidente per disarmare il Partito di Dio e chiedere la costituzione del Tribunale Internazionale per l’omicidio di Hariri? Chiunque si candidi, sa di non avere la possibilità di affrontare con le sole forze libanesi queste due questioni, perché sa che la Siria lo impedirà. I mediatori europei hanno il coraggio di affrontare il disarmo di Hezbollah? Qualcuno si vuole assumere questa responsabilità? Non credo proprio. L’ipotesi più probabile è che il presidente venga scelto ‘a tavolino’, che venga scelto il capo delle forze armate e si opti in seguito per la formazione di un governo tecnico.

Una soluzione di compromesso, insomma. Presumo che questa possa apparire come la soluzione migliore, per l’Italia, per la Francia, per la Spagna e per gli altri paesi interessati. In realtà se si fosse veramente affrontato il nodo centrale, cioè costringere la Siria a levare le mani dal Libano, a quest’ora non eravamo qui a parlare di questi problemi. Il Libano è stato venduto, perché i governi europei non vogliono alcun genere di scontro, né con Hezbollah, né con la Siria, né con l’Iran. Quei governi che hanno schierato i loro caschi blu tra il Libano e Israele, non vogliono subire nemmeno un ferito. E tutto questo a scapito del popolo libanese

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