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L'Opinione Rassegna Stampa
21.11.2007 L'Iran finanzia le stragi di Hamas, giudici americani l'assolvono
bloccati i risarcimenti ai familiari delle vittime

Testata: L'Opinione
Data: 21 novembre 2007
Pagina: 1
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Toghe rosse made in Usa»
Da L'OPINIONE del 21 novembre 2007

Da oggi possiamo “consolarci con l’aglietto” anche qui in Italia. Per merito di Daniel Pipes infatti siamo venuti a sapere che anche a Washington e in mezza America esistono i giudici “zecche” che interpretano la legge favore degli estremisti islamici. Vanificando non solo gli impegni di Bush junior e tutto quello che è successo dall’11 settembre 2001 in poi, Guantanamo compresa, ma anche ridicolizzando la giurisdizione statunitense. Pipes racconta le vicende di una causa civile “in seguito a un attentato suicida, perpetrato a Gerusalemme nel settembre 1997”. E scrive: “Hamas rivendicava il merito di aver ucciso 5 persone e di averne ferite 192, inclusi alcuni americani. Poiché Hamas era stata finanziata dalla Repubblica Islamica dell’Iran, 5 studenti americani rimasti feriti chiesero ad essa i danni. Le prove peritali stabilirono la colpevolezza del regime, in un processo di quattro giorni, inducendo il giudice Ricardo M. Urbina, ai sensi del Flatow Amendment del Foreign Sovereign Immunities Act, a multare di 251 milioni di dollari, come risarcimento esemplare, il governo iraniano e la sua Guardia Rivoluzionaria”.

Purtroppo però la cosa non finisce lì. Infatti i familiari erano alla disperata ricerca dei soldi dell’Iran per farli sequestrare ma senza ottenere grande aiuto dalle banche americane. Fra l’altro pare che in America in molti se ne infischino dell’articolo 210a del Terrorism Risk Insurance Act del 2002 che letteralmente recita: “Malgrado ogni altra disposizione di legge (…) in ogni caso in cui una persona abbia ottenuto un giudizio contro una parte terrorista in una causa per un atto di terrorismo (…) il blocco dei beni di quella parte terrorista (…) sarà soggetto ad esecuzione“. Gli altri beni iraniani peraltro erano tutti già stati bloccati o fatti sparire da Teheran da oltre 30 anni, da quando Carter non seppe gestire la vicenda degli ostaggi americani presi dalle guardie rivoluzionarie di Khomeini dentro l’ambasciata statunitense. Ecco allora cosa fece l’avvocato delle parti civili secondo il racconto che ne ha fatto Pipes al Jerusalem Post: “...il legale delle vittime, David Strachman di Providence, Rhode Island, escogitò alcuni approcci creativi come impedire l’imminente restituzione di antiche tavolette di argilla iraniane in prestito da 70 anni alla University of Chicago.”

E i soldi veri e propri? “Strachman rinvenne solamente un importante nascondiglio del denaro appartenente al governo iraniano: approssimativamente 150.000 dollari statunitensi erano stati depositati presso la Banca di New York (BoNY), in un conto intestato alla Banca Melli, il maggior istituto bancario iraniano e controllato dal regime. Ma quando le parti civili chiesero di ottenere quei fondi, la BoNY intentò una causa federale per sapere come comportarsi in merito ai beni finanziari della Banca Melli.” E come andò a finire la causa federale? Sembrava una causa facile ma non fu vinta “poiché il Dipartimento di Giustizia americano ha registrato questo caso come amicus curiae a favore della Banca Melli. Lo fece, spiegò un portavoce del Dipartimento del Tesoro, nel nome di una ‘corretta interpretazione’ del regolamento statunitense. Il suo amicus curiae brief sembra aver decisamente influenzato il giudice del processo, Denise Cote, che accettò in toto la posizione congiunta Banca Melli-Dipartimento di Giustizia e nel marzo 2006 si pronunciò a sfavore dei fondi che erano stati assegnati alle vittime. Queste ultime si appellarono alla seconda corte distrettuale ma anch’essa si schierò a favore del Dipartimento di Giustizia, archiviando la causa nell’aprile 2007”.

In pratica il dipartimento di stato favorì l’Iran e i giudici pure. In seguito questa banca Melli trasferì quei soldi all’estero. E di essi le vittime di Hamas non seppero più nulla. Ma, a dimostrazione che anche in America la mano destra non sa quel che fa la sinistra, pochi giorni fa proprio la stessa banca ha subito pesanti sanzioni dal governo federale perché sospettata di avere avuto un ruolo economico e bancario nel programma nucleare iraniano e nel fornire fondi per il terrorismo. Pipes nel proprio articolo pubblicato sul Jerusalem Post si chiede retoricamente come può la giustizia americana essere così schizofrenica: da una parte sanziona la banca Melli per aiuti economici al terrorismo sponsorizzato da Teheran e dall’altra la difende contro le vittime del terrorismo di Hamas finanziato dall’Iran. Saranno mica magistrati che hanno fatto qualche stage in Italia?

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