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L'Opinione Rassegna Stampa
25.07.2007 Gheddafi, il ricattatore di successo
il prezzo pagato al dittatore per la liberazione delle infermiere bulgare

Testata: L'Opinione
Data: 25 luglio 2007
Pagina: 0
Autore: Stefano Magni
Titolo: «Gheddafi, il ricatto paga»
Da L'OPINIONE del 25 luglio 2007:

Cinque infermiere bulgare e un medico palestinese naturalizzato bulgaro sono diventati famosi in tutto il mondo per un atto che quasi sicuramente non hanno mai commesso: l’aver inoculato il virus dell’Aids in 438 bambini libici. Condannati a morte in Libia, la loro pena è stata commutata in ergastolo lo scorso 17 luglio dal Consiglio Superiore della Giustizia libico. Ieri sono rientrati in Bulgaria, dove il presidente Georgi Parvanov ha subito firmato la loro grazia. Il lieto fine è seguito da un coro di complimenti a Gheddafi per il suo “gesto di umanità” (queste parole sono di José Manuel Barroso e di Nicolas Sarkozy) e ora, stando alle dichiarazioni di Barroso e della commissaria Ferrero-Waldner, si darà il via alla normalizzazione dei rapporti tra il regime di Tripoli e l’Unione Europea. Vi sarà anche una "accresciuta cooperazione in numerosi settori di interesse comune".

Però lo stesso Gheddafi non compì alcun “gesto di umanità” quando, nel 1999, i sei operatori ospedalieri stranieri furono arrestati con l’accusa di avere diffuso un’epidemia di Aids tra i bambini. Si trattava di un’accusa assurda, degna delle accuse contro gli untori ebrei che si diffondevano nell’Europa che fu in tempi di pestilenza. Alcuni tra i maggiori esperti mondiali di Hiv, come il francese Luc Montaigner e l’italiano Vittorio Colizzi, evidenziarono come l’epidemia di Aids fosse scoppiata prima ancora dell’arrivo dei sei “untori” in Libia. Le cause più probabili erano l’uso scorretto delle siringhe e delle scorte di sangue negli ospedali libici, oltre alla loro cronica mancanza di igiene. Ma le cinque infermiere e il medico furono costretti a confessare sotto tortura, stando alla loro difesa. Furono condannati a morte nel 2004 senza alcuna prova valida. La loro questione divenne ben presto un caso internazionale. E divenne subito evidente a cosa mirava il regime di Gheddafi: i soldi. Infatti Tripoli chiese subito al governo bulgaro un “risarcimento” per le vittime, ottenendo un secco rifiuto. Se Sofia avesse pagato sotto forma di risarcimento, avrebbe dovuto accettare la colpevolezza dei suoi cittadini all’estero.

Alla fine, nel 2005, si giunse ad un compromesso fra Sofia e Tripoli: la creazione di un fondo per il risarcimento delle vittime e delle loro famiglie, in partenariato con Unione Europea, Stati Uniti e Gran Bretagna. Ma i soldi, evidentemente, non bastavano al regime di Gheddafi. Non poteva fare una brutta figura internazionale ammettendo di aver condannato a morte sei innocenti. E così iniziò la seconda fase del negoziato. Il 19 dicembre 2006 la condanna a morte fu confermata dalla Corte Suprema libica. E intanto le cinque infermiere bulgare e il medico palestinese stavano scontando, da innocenti, il loro settimo anno nelle carceri libiche. La condanna a morte fu ulteriormente confermata dalla Corte Suprema l’11 luglio scorso. L’ultimo appello in sede di Consiglio Superiore, invece, ha commutato la pena in ergastolo, dopo che la Fondazione Gheddafi, il 10 luglio (dunque il giorno prima della sentenza) aveva già raggiunto un accordo sul risarcimento delle famiglie delle vittime. L’impegno del presidente francese Sarkozy e della moglie Cecilia, l’impegno della Commissione Europea e la mediazione dell’emiro del Qatar hanno fatto il resto. I sei innocenti sono rientrati in patria da colpevoli, le famiglie libiche che hanno subito l’epidemia di Aids sono state risarcite (con un milione di dollari ciascuna) come vittime di un complotto straniero. Gheddafi ha incassato i complimenti da tutto il mondo.

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