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L'Opinione Rassegna Stampa
07.03.2007 Iran: le ribellioni delle minoranze
delle quali nessuno parla

Testata: L'Opinione
Data: 07 marzo 2007
Pagina: 0
Autore: Stefano Magni
Titolo: «Le ribellioni contro Teheran di cui nessuno parla»
Dall'OPINIONE del 5 marzo 2007:

Uno degli argomenti utilizzati più spesso contro un eventuale raid statunitense o israeliano in Iran è: gli Iraniani sono tradizionalmente nazionalisti e in caso di guerra si stringerebbero tutti attorno al proprio governo. In parte questo è vero ed è confermato anche da molti dissidenti. Ma l’Iran non è uno Stato nazionale, ma multietnico. Le minoranze continuano a dimostrare di non accettare la legittimità del governo di Teheran. Il 28 febbraio si sono ribellati i Curdi, al confine con la Turchia: negli scontri con la polizia sono rimasti sul terreno 24 morti, 20 ribelli e 4 soldati delle forze di sicurezza. Sabato 24 febbraio, il comando locale delle Guardie Rivoluzionarie aveva annunciato di aver ucciso altri 17 ribelli nella stessa zona. Quella volta si trattava di guerriglieri ben armati e ben organizzati e nel corso dei combattimenti tra insorti e forze regolari, è stato abbattuto un elicottero della Guardia Rivoluzionaria. L’abbattimento, che ha provocato la morte di un ufficiale iraniano, è stato rivendicato dal Partito per la Vita Libera del Curdistan (PJAK), espressione locale del noto PKK, il Partito dei Lavoratori Curdi. La guerriglia dei Curdi contro il governo centrale di Teheran sta andando avanti da decenni, con un conflitto a bassa intensità. I Curdi, sicuramente, non si stringerebbero attorno al presidente Ahmadinejad nel caso i siti nucleari iraniani dovessero essere bombardati. I Curdi non sono gli unici a ribellarsi al regime. Lo scorso 21 febbraio, la Guardia Rivoluzionaria dava notizie di scontri armati nella città di Shahr, nel Beluchistan. I Beluchi sono un’altra etnia che non ha accettato del tutto il dominio di Teheran: una settimana prima degli scontri di Shahr, una bomba piazzata dai ribelli nella capitale provinciale Zahedan, aveva ucciso 11 soldati della Guardia Rivoluzionaria e lasciato sul terreno altri 31 feriti.

I sospetti terroristi, immediatamente arrestati, sono stati impiccati dopo un processo sommario lo scorso 19 febbraio. Il giudice li ha condannati per cospirazione al servizio della “Arroganza Globale”, cioè degli Stati Uniti. Anche i Beluchi, molto probabilmente, non si stringerebbero attorno ad Ahmadinejad in caso di guerra contro l’Arroganza Globale. Gli Arabi, che nella regione del Khuzestan (al confine con l’Iraq) sono maggioranza, sono anch’essi perseguitati dal regime e insofferenti nei confronti del governo centrale. È vero che, ai tempi della guerra decennale contro Saddam Hussein, si schierarono dalla parte di Teheran, ma è anche vero che dopo 17 anni di pace non vedono l’ora di ribellarsi. Il 15 febbraio scorso, il regime ha impiccato tre cittadini della capitale provinciale, Ahwaz, accusati di un’azione di sabotaggio contro un oleodotto avvenuta un anno fa. Altri tre erano stati impiccati lo scorso dicembre. Gli Arabi iraniani si stringeranno ancora attorno al “loro” presidente in caso di guerra

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