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L'Opinione Rassegna Stampa
01.02.2007 La Russia vuole rompere il fronte della fermezza verso Hamas
fine del blocco dei finanziamenti, senza più nessuna condizione

Testata: L'Opinione
Data: 01 febbraio 2007
Pagina: 0
Autore: Stefano Magni
Titolo: «Putin riprende a finanziare Hamas»
Da L'OPINIONE del 1 febbraio 2007:

Il 30 gennaio la Russia, per bocca del vice-ministro degli Esteri Alexander Saltanov, ha espresso il desiderio di porre fine al blocco dei finanziamenti all’Autorità nazionale palestinese. Nessuna delle condizioni poste dal Quartetto (Usa, Russia, Ue e Onu) è stata rispettata dal governo di Hamas che tuttora è al potere in Palestina: non è stata riconosciuta la legittimità di Israele e soprattutto non sono finite le azioni di violenza contro i civili israeliani. Quanto a tempismo, la richiesta russa di riprendere i finanziamenti all’Anp arriva il giorno dopo l’attentato contro civili israeliani ad Eilat, rivendicato da ben tre gruppi (Jihad Islamica, Al Aqsa e un misterioso Esercito dei Fedeli) e giustificata esplicitamente dal governo di Hamas. Eppure Saltanov dichiara: “La Russia è sempre stata contraria al blocco” e che “Partiamo dal fatto che il successo nella formazione di un governo di unità nazionale dell’Anp che risponda ai criteri della comunità internazionale renderà possibile mettere in pratica il sollevamento del blocco, che moltiplica le sofferenze della popolazione palestinese”. Ottimismo esagerato? O dichiarazioni interessate? Forse è più valida la seconda ipotesi: il prossimo 11 febbraio, Putin si recherà in visita ufficiale in Arabia Saudita, in un periodo in cui si moltiplicano le politiche filo-islamiche della Russia. Hamas, giusto per restare in tema, è stato pienamente legittimato dal Cremlino già dal febbraio scorso con l’invito di esponenti del gruppo terrorista a Mosca.

La delegazione islamista fu accolta con tutti gli onori, ebbe un colloquio con il ministro degli esteri Lavrov, con gli esponenti delle comunità musulmane locali e con il patriarca della Chiesa Ortodossa russa. Più recentemente, l’Iran, il principale sponsor del terrorismo mediorientale, ha ricevuto dalla Russia i nuovi missili anti-aerei Tor-M1. Mosca è stata sufficientemente furba da non violare le sanzioni Onu, potendo così respingere al mittente le proteste di Washington: i missili consegnati lo scorso 16 gennaio sono armi convenzionali di media gittata e non costituiscono una “minaccia diretta” per i paesi confinanti. Però, in questo modo, se Israele o gli Stati Uniti dovessero decidere un giorno di prevenire l’atomica iraniana, si ritroverebbero a dover superare delle difese anti-aeree potenziate: 29 nuovi lanciamissili russi a protezione dei reattori di Bushehr… sempre costruiti dai Russi. A partire dal mese di marzo, Mosca inizierà a fornire all’Iran anche il carburante nucleare. Quest’ultimo, processato dai nuovi impianti di arricchimento dell’uranio in fase di costruzione, potrebbe portare anche alla produzione di una bomba atomica iraniana. E i contatti con il mondo dell’Islam radicale non si limitano solo ad accordi economici e armi, ma anche ad una sorta di alleanza ideologica che ha dato i suoi primi frutti durante la protesta musulmana contro le vignette di Maometto.

Mentre le piazze arabe si scagliavano contro le sedi diplomatiche europee e i governi musulmani boicottavano i prodotti danesi, il Cremlino partecipò alla protesta facendo chiudere ben due giornali locali che avevano “osato” riprodurre le vignette incriminate. La stampa di regime in Iran e Siria ricambia: i giornali auspicano il riemergere di una grande potenza russa che appoggi la loro causa. Questa politica di avvicinamento al mondo islamico radicale viene giustificata con necessità di appeasement. Sia l’Iran che Hamas, infatti, hanno promesso di non intervenire nella guerriglia cecena. Ma i confini tra un patto di non belligeranza e un’alleanza vera e propria sono molto sottili. I settori politici eurasianisti in Russia (sia i nazionalisti che i comunisti) chiedono da quindici anni a questa parte un’alleanza organica con l’Islam in chiave anti-occidentale. Sinora Putin non si è spinto fino a questo punto, se non altro per mantenere buone relazioni con gli Stati Uniti e con Israele, avviate sin dall’inizio della guerra contro il terrorismo. Ma in caso di guerra con l’Iran, la Russia da che parte si schiererà?

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