lunedi` 29 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






L'Opinione Rassegna Stampa
13.11.2006 L'Iran è uno Stato terrorista che prepara una nuova Shoah
una realtà che l'Occidente rifiuta di vedere

Testata: L'Opinione
Data: 13 novembre 2006
Pagina: 0
Autore: Dimitri Buffa - Stefano Magni
Titolo: «Israele rischia la distruzione. L’Occidente sta a guardare»
Da L'OPINIONE del 23 novembre 2006, un articolo di Dimitri Buffa sulla minaccia di distruzione di Israele e sulla indifferenza dell'Occidente:

“N el 1991 prima dell’inizio della prima guerra del Golfo, quella di Bush padre, tentammo in tutte le maniere di fare desistere Arafat dall’alleanza con Saddam Hussein e Craxi fece telefonare a me al suo numero due a Tunisi, Abu Iyad, il sabato precedente all’attacco americano. Ricevemmo una risposta confortante e la promessa di pressioni su Arafat perché scaricasse Saddam Hussein. Il giorno dopo però quel dirigente che era stato contattato dall’Italia fu fatto fuori dal gruppo terroristico di Abu Nidal che era legato a doppio filo con i servizi di Saddam”. Gianni De Michelis nel 1991 era il ministro degli Esteri dell’ultimo governo Andreotti. Ha atteso 15 anni per fare questa rivelazione. E ha scelto il giorno della presentazione del libro di Arturo Diaconale “Iran-Israele, l’olocausto nucleare”, lunedì mattina a palazzo Marini alla presenza dell’ex capo dello stato Francesco Cossiga (che ne firma anche la prefazione) e con Davide Giacalone come moderatore. Nel libro in questione Diaconale, direttore de “L’opinione” usa paragoni provocatori ma suggestivi come quello tra il destino dello stato ebraico e la fine degli stati cristiani che sopravvissero per duecento anni all’epilogo dell’epoca delle Crociate.

Per la prima volta qualcuno ha messo per iscritto quale sia la posta in gioco in questo tira e molla della comunità internazionale con la repubblica islamica dell’Iran e con il suo nuovo presidente, il noto anti semita Mahmoud Ahmadinejad. “Un criminale ma non un pazzo” che mette a rischio la stessa sopravvivenza di quasi sei milioni tra ebrei e arabi israeliani che in Israele ci si trovano benissimo. Tanto da non avere mai commesso un attentato contro chi li ospita per dimostrare solidarietà agli altri arabo islamici che li circondano. Di odio. Il dibattito in genere scaturito da quello che lo stesso Diaconale chiama “un sasso nello stagno” è stato molto costruttivo. I presenti, cioè Renato Brunetta, Margherita Boniver, Daniele Capezzone e l’ex capo dello Stato Francesco Cossiga, su almeno una cosa hanno tutti convenuto: l’attuale politica estera di Massimo D’Alema, “furbetta” come il personaggio, potrà dare qualche piccolo risultato nel brevissimo periodo ma alla lunga esporrà il nostro Paese ad ancora più gravi rischi di rappresaglie da parte dell’estremismo islamico. Perché la vecchia logica da guerra fredda non serve più niente a nessuno. Tanto meno ad Israele di cui molti dei relatori moderati da Davide Giacalone, consigliano vivamente l’inserimento nella Ue e nella stessa Nato. Il libro di Diaconale parte da un assunto tanto semplice da apparire ovvio: una sola atomica può bastare a Teheran per cancellare Israele e per assumere la leadership mondiale del jihadismo armato islamico.

Una cosa semplice e purtroppo vera, eppure difficilmente si legge esplicitata negli articoli di tanti soloni che da decenni ci affliggono con il loro punto di vista sulla questione araba-palestinese e con il Medio Oriente. Se c’è una cosa che unisce destra e sinistra è infatti l’odio recondito verso lo stato ebraico. Sostiene Diaconale a pagina 30 che “le parole di Ahmadinejad diventano la benzina con cui ogni manifestante pacifista europeo si considera legittimato a bruciare in piazza la bandiera d’Israele insieme a quella degli Stati Uniti”. Non solo, ma a 60 anni dalla liberazione di Auschwitz, tra tanti ragazzi italiani ed europei, c’è tanta voglia di non credere più “alla leggenda” dei sei milioni di morti nelle camere a gas e nelle deportazioni. Mentre un bel filmato sull’Intifada commuove sempre. Secondo Diaconale il pericolo per Israele deriva dal fatto che se è vero che le sue armi nucleari possono fungere da deterrente per molti stati arabi che lo circondano, tra cui la Siria e l’Egitto che non le possiedono, la stessa cosa potrebbe non valere per l’Iran data l’estensione gigantesca del suo territorio nemmeno lontanamente paragonabile a quello dello stato che ha per capitale Gerusalemme. Infatti mentre ad Israele potrebbero non bastare cento atomiche per annientare l’Iran, a Teheran potrebbero bastarne due o tre per compiere questo nuovo agognato Olocausto.

Sempre dall'OPINIONE, un articolo di Stefano Magni sull'incriminazione dell'ex presidente iraniano Rafsanjani per la strage antisemita del 1994 in Argentina: 

Rafsanjani fu presidente dell’Iran prima del “moderato” Khatami ed era in competizione, come candidato “pragmatico” contro l’estremista Ahmadinejad. Ve li ricordate i commenti della stampa sulla quella competizione elettorale? La “colomba” contro il “falco”? Ebbene, la “colomba” Rafsanjani ora è anche ufficialmente riconosciuta come un criminale, un criminale internazionale. Risulta infatti che fu proprio l’ex presidente iraniano ad aver ordinato, nel 1993, la distruzione di obiettivi civili ebraici in Argentina. Il 18 luglio 1994 l’ordine fu eseguito da un gruppo di terroristi: la sede di Buenos Aires di un’associazione ebraica di mutuo soccorso (l’Amia) fu distrutta completamente da un’autobomba, il mezzo “tradizionale” impiegato dagli Hezbollah, già sperimentato con successo in Libano. Vi furono 85 morti e oltre 300 feriti. A dodici anni di distanza, il magistrato argentino Rodolfo Canicoba Corral, dopo una lunghissima indagine, ha chiesto al governo di Teheran e all’Interpol, la consegna dell’ex presidente che deve rispondere dell’accusa di “crimini contro l’umanità”. Il risultato dell’indagine mette in luce una realtà veramente inquietante. Infatti l’organizzazione Hezbollah è senza confini e in questo periodo sta facendo proseliti in America Latina. L’incriminazione di Rafsanjani dimostra, poi, che il terrorismo degli Hezbollah è emanazione diretta del regime di Teheran. Che quando Bush parla dell’Iran come di uno “Stato terrorista” non sta facendo propaganda, ma sta dicendo la verità. E che all’interno del regime iraniano non esistono distinzioni sostanziali tra “falchi” e “colombe”, ma solo membri di un’élite selezionata da un regime che si fonda sul terrore.


Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione dell'Opinione

diaconale@opinione.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT