lunedi` 29 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






L'Opinione Rassegna Stampa
08.09.2006 La nuova politica mediorientale dell'Italia
Stefano Magni intervista Yasha Reibman

Testata: L'Opinione
Data: 08 settembre 2006
Pagina: 0
Autore: Stefano Magni
Titolo: «D’Alema punta all’appeasement. Prodi fa fantapolitica con l’Iran»

 Da L'OPINIONE dell'8 settembre 2006 un'intervista di Stefano Magni a Yasha Reibman:

La politica estera italiana comprende ancora le ragioni di Israele? È tornato il tradizionale filo-arabismo dei governi democristiani? E soprattutto cosa vuole ottenere il nuovo esecutivo? Ne abbiamo parlato con Yasha Reibman, portavoce della Comunità Ebraica di Milano, che da anni sta tentando di sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sui rischi mortali che Israele sta correndo in questi ultimi anni, essendo l’unica democrazia nel Medio Oriente assediata da dittature nemiche e ora anche minacciata direttamente di annientamento nucleare dall’Iran di Ahmadinejad. La nuova politica estera del nostro Paese, per quanto riguarda il Medio Oriente, sembra puntare sul dialogo con il regime dell’Iran. Prodi, a San Pietroburgo, si ripropose di “facilitare” il negoziato con Teheran. Anche dopo lo scadere dell’ultimatum, D’Alema dichiara di voler continuare a negoziare.

Possiamo ottenere qualcosa di positivo da questo dialogo?
Purtroppo credo che l’opzione dell’uso della forza non possa essere scartata a priori. Non so quanto siano prese in considerazione eventuali opzioni militari, né se siano allo studio dei piani, ma non so nemmeno a cosa possa servire una trattativa continua con un regime, come quello di Ahmadinejad, che sembra proprio voler trattare solo per prendere tempo. E nel momento in cui riuscirà ad avere per le mani un’arma nucleare, sappiamo bene tutti cosa vorrà farne. Se l’Europa, senza minacciare l’uso della forza, sarà capace di ottenere quello che Stati Uniti non sono mai riusciti ad avere, cioè una rinuncia iraniana al programma nucleare… beh, allora complimenti all’Italia e all’Europa! Certo dubito che questo possa avvenire. L’ipotesi più probabile è che questo modo di gestire la crisi serva solo a dare tempo al regime iraniano.

Tuttavia ci sono analisti che suggeriscono addirittura di lasciar completare il programma nucleare all’Iran, perché, sostengono, l’atomica non verrà lanciata, ma sarà usata solo come deterrente…
Io non mi affiderei né alla buona volontà, né al buon senso del regime di Ahmadinejad. Un Iran dotato di armi nucleari sarebbe un pericolo tremendo. Quanti vogliono tranquillizzare Israele, i Paesi vicini all’Iran e l’Europa, sostenendo che l’arma atomica iraniana non sarà mai utilizzata, credo stiano facendo politica sulla speranza e non sulla realtà. Le possibilità che un’atomica iraniana possa essere utilizzata sono troppo grandi per lasciare che questa venga costruita. L’Iran potrebbe benissimo non usare direttamente l’atomica, ma usarla indirettamente, regalandola o vendendola a gruppi terroristici esterni al Paese, da Hezbollah ad Al Qaeda.

L’Iran è responsabile per lo scoppio della guerra nel Libano, il 12 luglio scorso?
I missili che lanciava Hezbollah erano firmati Ahmadinejad. Basta una perizia calligrafica per dimostrare la responsabilità diretta iraniana.

Però D’Alema, nel commentare l’invio del contingente italiano ha parlato della guerra in Libano come di un errore israeliano
D’Alema ha sempre contestato la “sproporzione” dei mezzi impiegati da Israele. Il suo argomento può essere letto come: anche se le ragioni della guerra erano giuste, i mezzi impiegati erano eccessivi. Certo: non ho ancora capito quale sarebbe stata la proporzione giusta. Questo D’Alema non lo ha ancora spiegato. E queste dichiarazioni vanno interpretate alla luce della politica estera italiana: creare un rapporto politico sia con Hezbollah, sia con l’Iran. È tutto da dimostrare se questo sia il modo più efficace per disarmare Hezbollah e per fermare la corsa dell’Iran all’atomica.

Anche il sottosegretario Ugo Intini (Rosa nel Pugno), replicando a Emma Bonino, ha definito la reazione militare israeliana come “la migliore propaganda possibile per Hezbollah e Hamas” ed ha attribuito la crescita dell’integralismo islamico all’intransigenza israeliana…
Mi sembra che Intini non tenga conto della realtà di questi ultimi anni. Israele è un Paese che ha dato molto. Si è ritirato dal Libano, in modo unilaterale e senza chiedere niente in cambio. Dal 2000 ad oggi, Hezbollah, che doveva essere disarmato (e per questo c’è anche la risoluzione Onu 1559 del 2004), ha continuato ad armarsi. E il risultato è che, dopo il ritiro, come tutta risposta, per sei anni Israele ha continuato a beccarsi i missili Hezbollah. È successo l’esatto contrario di quel che sostiene Intini. Semmai si dovrebbe dimostrare a Israele che se si fanno concessioni, poi le risoluzioni Onu vengono rispettate. È questo che va dimostrato con la missione italiana, adesso. Se l’Italia si adopererà per il disarmo di Hezbollah, allora aumenteranno le possibilità per un futuro di pace nel Medio Oriente. Altrimenti se rimaniamo a guardare passivamente, sarà inevitabile che Hezbollah riarmi e noi ci troveremo nel tiro incrociato di una nuova guerra.

C’è chi dice che l’arrivo dei Caschi Blu non sarà efficace contro eventuali nuove aggressioni di Hezbollah contro Israele (a causa delle regole di ingaggio), ma efficacissimo per bloccare ogni eventuale risposta militare israeliana…
Israele ha già calcolato questa possibilità ed è proprio il governo di Olmert ad aver voluto la presenza dei Caschi Blu. Evidentemente perché ha ricevuto sufficienti garanzie in questo senso. Mi auguro che i Caschi Blu facciano quel che c’è scritto sulla risoluzione 1701 dell’Onu: aiutare l’esercito libanese a disarmare Hezbollah. Dopo che, per anni, si è richiesto un intervento internazionale, se oggi si dovesse fallire, si dimostrerebbe l’incapacità totale dell’Onu.

Il fatto che D’Alema si sia fatto fotografare assieme ad uno dei leader politici di Hezbollah, può essere una strategia per salvare le vite dei nostri soldati? O il gesto può avere un significato politico?
Ho visto foto più belle nella mia vita. Se questo sarà servito a ottenere il disarmo di Hezbollah e a garantire l’incolumità dei nostri soldati, complimenti: perché è imbarazzante farsi fotografare accanto a persone come quelle. Se è stato semplicemente un tentativo di appeasement o uno scambio (la vita dei nostri soldati, in cambio della nostra passività), allora… ma D’Alema vuole veramente questo? Spero di no. Certo, se l’Onu non riuscisse a disarmare Hezbollah, allora lasciamolo fare agli Israeliani. E senza disturbare il loro lavoro.

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione dell'Opinione

diaconale@opinione.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT