sabato 18 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Rassegna Stampa
21.07.2006 Una storia poco nota
quella dell'amicizia tra il partito socialista di Pietro Nenni e Israele

Testata:
Autore: Aldo Torchiaro
Titolo: «L'amicizia tra Pietro e Golda»
Dal RIFORMISTA del 21 luglio 2006:

Più che un'amicizia, era un legame di ferro, quello che ha a lungo unito la famiglia socialista italiana con Israele. Un legame che, di questi tempi, vale la pena di ricostruire. Perché è un pezzo di storia del socialismo e della sinistra italiana ingiustamente dimenticato.
Erano gli anni Sessanta, quelli in cui Zimmerman, star emergente della canzone impegnata, conosceva il successo con il nome d'arte di Bob Dylan. Pochi sanno che una consistente parte dei suoi incassi era sempre destinata a Gerusalemme. «L'amore per Israele era una caratteristica istintiva ed innata degli esponenti della sinistra riformista» racconta lo storico Giuseppe Tamburrano, presidente della Fondazione Nenni. «Israele rappresentava, incarnava la sinistra. Per noi era un cuneo di democrazia socialisteggiante nel mezzo del mondo arabo. Era naturale parteggiare per quel tentativo coraggioso, persino un po' utopistico, di realizzare un'oasi politica: una società di liberi e di eguali laddove prima c'era solo il deserto».
Istintivo e naturale. Ma non scontato. Al punto che Leo Valiani prende l'iniziativa di mettere nero su bianco le ragioni della sua passione per quell'oasi di democrazia. Pubblica un articolo. Poi un secondo. Un terzo. Alla fine consegna alle stampe un libro che, nelle intenzioni, cementa l'alleanza tra le sensibilità riformiste italiane e laburiste israeliane, riunite intorno all'utopia del sionismo egualitario. Luigi Salvatorelli aveva già pubblicato una sua storia d'Israele, ricevendo il plauso, tra gli altri, di Giuseppe Saragat. E' in quegli anni che Pietro Nenni stringe con Golda Meir un rapporto destinato a rimanere nella storia dell'internazionale socialista. «Il Psi ed i suoi compagni israeliani lavorano allo stesso modo per gli stessi obiettivi», scriveva Nenni in un'affettuosa missiva alla «compagna Meir», prima donna a guidare lo Stato ebraico.
Israele, alla sua fondazione, è intriso di quello spirito del sionismo socialista che gli scorre nelle vene sin dal Bund tedesco di fine Ottocento: lo Stato ebraico adotta i principi della libertà nell'uguaglianza, si prefigge lo scopo di fondare una democrazia basata sul lavoro e sull'emancipazione della donna in pieno Medio Oriente, anche attraverso la collettivizzazione della terra attraverso i kibbutz. I rapporti con buona parte della sinistra italiana, non solo socialista, sono idilliaci.
La rivista Mondoperaio raduna intorno a Leonardo Coen le migliori intelligenze del riformismo sionista italiano. Il Mondo di Pannunzio rilancia l'appello di Valiani per la difesa dello Stato ebraico. Il Ponte, autorevole testata fiorentina fondata da Pietro Calamandrei, si lancia a testa bassa nella campagna contro l'oscurantismo del mondo arabo che vuol porre fine all'esperienza liberalsocialista israeliana. Ne scriverà egregiamente Tristano Codignola, innamorato del modello dei kibbutz visitati intorno a Tel Aviv. Il mensile L'Astrolabio, curato da un giovane Marco Pannella, ospita nel 1965 gli appassionati interventi di Ernesto Rossi e Ferruccio Parri che elogiavano il sionismo. Quando, nel 1967, scoppia la guerra del Kippur, e Israele viene attaccato contemporaneamente su tre fronti diversi, in Italia ha luogo una mobilitazione spontanea in suo favore. I comunisti si schierano con Nasser soprattutto per motivi di ortodossia filosovietica, ma non mancano le crisi, i dubbi, i casi dicoscienza. All'ombra del Psi prende le mosse qualche iniziativa concreta. Pietro Nenni s'attacca al telefono ed organizza gli aiuti, sotto forma di sostegno anche finanziario ai laburisti israeliani. Sandro Pertini, Giuliano Vassalli, Mario Zagari si muovono in solidarietà con lo Stato ebraico.
A Livorno, Umberto Misul, attivista socialista, si offre volontario per l'esercito israeliano, e promuove una mobilitazione tra i suoi compagni di partito, e tra gli ex combattenti partigiani, disposti ad arruolarsi nella riserva dell'esercito israeliano. La Brigata Ebraica aveva combattuto per la liberazione in Italia? «Ricostituiamola da qui, dalla Toscana», avevano proposto nel partito di Nenni, «proprio per aiutare lo Stato ebraico». Già ufficiale dei bersaglieri durante la prima guerra mondiale, Misul aveva combattuto come comandante partigiano nella Brigata Garibaldi. Alla notizia del raid arabo su Gerusalemme non ci pensa due volte. Nenni informa Gerusalemme di quell'offerta generosa di uomini, oltreché di mezzi, per combattere l'invasione araba.
Sull'altra sponda del Mediterraneo non hanno il tempo per dare il via libera all'operazione italiana: al sesto giorno di guerra, quando Misul e la sua brigata socialista avevano appena preparato lo zaino per partire, Israele annuncia di aver vinto sui tre fronti, attraverso bombardamenti mirati, nella notte. I socialisti italiani sono in festa. Golda Meir, che era stata ministro degli Esteri e punta di diamante dell'Internazionale socialista, diventa nel 1969 il quarto premier israeliano. Nenni scriverà qualche anno dopo in una pagina del suo diario da Gerusalemme: «13 maggio 1971. Giornata di visite a Gerusalemme. Incontrato Leo Valiani qui per un seminario. La gente con cui ho parlato è ottimista e con un gran desiderio di pace. I nostri compagni qui appartengono al gruppo dei pionieri: i Segre, i Levi, i Sereni occupano nello Stato e nella società posizioni importanti». Tra i Sereni, il segretario del Psi annoverava anche Nezer Sereni, cognata del dirigente del Pci Emilio Sereni che in Israele ha fondato un kibbutz dedicato alla memoria di Enzo, deportato in un campo di sterminio nel 1944. Nenni finisce per assumere l'incarico di ambasciatore-ombra di Gerusalemme nel mondo: il 17 ottobre 1971, ci rivela una lettera inedita rinvenuta presso l'archivio della Fondazione Nenni, Golda Meir gli conferisce un incarico delicato: quello di «rappresentare gli interessi di Gerusalemme presso i compagni cinesi».
Per dirla tutta:, tra uqesti interessi c'erano anche le armi. La Cina in rotta di collisione con l'Unione Sovietica poteva rappresentare un alleato naturale per Israele, e se il Pci era fedele a Mosca, il Psi aveva l'elasticità per trattare anche sul tavolo di Pechino. Cosa che fece, puntualmente. «8 novembre 1971. Cara compagna Golda, ho fatto presente al Presidente cinese Ciu-en-Lai - scrive Nenni - i problemi di Israele. I cinesi non dovrebbero essere né ostili né indifferenti alle esperienze sociali di Israele che hanno come scopo l'uomo, nella pienezza della sua liberazione». Nenni purtroppo non ebbe ragione, i cinesi si dimostrarono indifferenti. Decisero di non prendere le parti degli arabi ma neanche quelle degli israeliani. Forse furono loro i primi "equivicini" della storia, quando da noi la sinistra riformista si fregiava, con orgoglio, della Stella di Davide.

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Riformista

cipiace@ilriformista.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT