giovedi` 25 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.11.2022 Il ritorno di Netanyahu
Commento di Aldo Cazzullo

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 novembre 2022
Pagina: 35
Autore: Aldo Cazzullo
Titolo: «Il ritorno di Netanyahu con la spada di Damocle»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/11/2022 a pag.35, con il titolo "Il ritorno di Netanyahu con la spada di Damocle", l'analisi di Aldo Cazzullo.

Immagine correlata
Aldo Cazzullo

Benjamin Netanyahu could be Israel PM in stunning comeback: 'A very big  win' | World News - Hindustan Times
Benjamin Netanyahu

La politica israeliana degli ultimi anni si può così sintetizzare: «Ni cum Bibi ni sine Bibi vivere possum». Israele non riesce a stare né con, né senza Benjamin «Bibi» Netanyahu. Per estrometterlo dal governo si sono dovuti coalizzare tutti i suoi nemici; non poteva durare, e infatti non è durato. Ora Netanyahu tornerà al potere, con la spada di Damocle non tanto della magistratura, che lo punta invano da molto tempo, quanto dell’instabilità dell’unica democrazia del Medio Oriente. Le elezioni dell’altro giorno hanno segnato un ulteriore spostamento a destra. Il partito fondatore dello Stato ebraico, quello laburista, in pratica non esiste più, fatica a superare ogni volta la soglia di sbarramento, come del resto la formazione di sinistra radicale Meretz. I partiti arabi si sono divisi. I due leader centristi alternativi a Netanyahu, l’ex capo di Stato maggiore Benny Gantz e l’ex giornalista Yair Lapid, sono ancora in campo ma non hanno i numeri per governare. Lapid è stato un buon primo ministro, ha negoziato l’accordo sul gas con il Libano, ma si è giocato tutto quando ha aperto alla prospettiva «due popoli due Stati». Netanyahu lo Stato palestinese non lo vuole; anche per questo alla fine la spunta quasi sempre lui. Va aggiunto che Bibi, pur facendo la faccia feroce, ha sempre evitato di inoltrarsi in guerre dall’esito incerto. Dall’altra parte, il popolo palestinese resta ostaggio a Gaza di Hamas, cioè dell’Iran, e in Cisgiordania di Abu Mazen, leader anziano e screditato.

Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT