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Corriere della Sera Rassegna Stampa
09.08.2022 Tikhanovskaya: 'La nostra gente non ama Putin'
La intervista Irene Soave

Testata: Corriere della Sera
Data: 09 agosto 2022
Pagina: 11
Autore: Irene Soave
Titolo: «Tikhanovskaya, due anni 'contro': 'La nostra gente non ama Putin'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/08/2022, a pag.11, con il titolo ''Tikhanovskaya, due anni 'contro': 'La nostra gente non ama Putin' " l'intervista di Irene Soave.

Belarus Vote Challenger Tikhanovskaya Says Ready to Be 'National Leader' -  The Moscow Times
Svetlana Tikhanovskaya

«La Bielorussia è fatta di piccole famiglie, piene di problemi. Ciascuna voleva risolvere i propri, o almeno tirare avanti, e nessuno, dopo 28 anni di dittatura, pensava di poterlo fare con la politica. Ecco, se mi chiede com’ero due anni fa: io ero così. Eravamo così». Svetlana Tikhanovskaya sorride malinconica sullo schermo di Zoom. Tailleur grigio ferro, caschetto morbido. Due anni sono passati dalle «elezioni rubate» del 9 agosto 2020, quando il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, da un quarto di secolo al potere, veniva rieletto con l’80% dei consensi e prove ampie di brogli. Tikhanovskaya si era candidata a presidente, al posto del marito, il blogger Sergej Tikhanovsky, arrestato già a fine maggio durante un picchetto. Lukashenko la derideva: «Vorrete farvi governare da una casalinga?».

Da due anni guida l’opposizione bielorussa in esilio (ora dalla Polonia). «Casalinga lo ero, sì, ma mica per ignavia, avrei voluto anche io compiere qualcosa. Ma mio figlio ha gravi problemi di udito e io ho voluto dedicarmi ai suoi studi, alle sue cure. Difficoltà, ordinarie».

E si stava meglio? «Va a momenti. Ora la violenza è salita alle stelle proprio verso le persone normali. Combattiamo da due anni».

Tikhanovskaya ha di recente twittato il link a un’iniziativa per i prigionieri politici: per ciascuno c’è l’indirizzo del carcere e la data del compleanno. «Non sapete quanto fanno i messaggi per il loro morale».

Il compleanno di Sergej è il 18 agosto. «Il terzo in carcere. Sono più di due anni che non gli parlo e non lo vedo. Posso comunicare con lui solo per avvocati. Mio figlio è cosciente che suo padre è in prigione, e perché. Ha 12 anni e ha preso a comportarsi come l’uomo di casa. Soprattutto con sua sorella. Che invece è piccola, ne ha sei. Ha visto portare via il papà che non ne aveva quattro. Non so se sa cos’è la prigione. Ci sforziamo molto di farle sentire che papà c’è».

Come ? «Gli mandiamo lettere, la casa è piena di sue foto, guardiamo tutti i giorni dei video dove lui parla: sono terrorizzata che se ne scordi la voce».

Nel 2020 si sarebbe aspettata un successo più rapido? «Certo. Quando eravamo tutti in piazza pensavamo che avremmo presto rovesciato il regime. Oggi prevale la fiducia che ce la faremo, la solidarietà tra noi. Questa è sorprendente: quando Lukashenko cadrà, saremo già una società. Detto ciò, certo: pensavamo finisse prima».

Che ne è del movimento dopo due anni di repressione? «1.500 di noi sono in prigione. 750 ong sono state chiuse, e così i media liberi. Ci sono arresti ogni giorno: gente presa in strada, a volte per un post sui social. Siamo diventati una rete sotterranea, perlopiù all’estero: in piazza non si va più».

Che iniziative prendete? «C’è chi tra noi cerca di tirare dalla nostra una parte delle forze dell’ordine, direi non senza esito: hanno figli anche loro. I sabotaggi alla rete ferroviaria proseguono: cerchiamo di fermare la guerra».

La Bielorussia è un alleato militare di Putin. «I bielorussi non sono il loro leader, e questo ci tortura. Tutto il mondo occidentale pensa alla Bielorussia come a un nemico... ma l’86% di noi è contrario alla guerra, lo dicono i sondaggi. Ne abbiamo di rigorosi, anche se segreti, nonostante il regime. Centomila bielorussi sono scesi in piazza a protestare contro la guerra, nonostante la repressione già attiva. Ne hanno arrestati più di mille, pestati, torturati».

È vero che alcuni volontari bielorussi si sono arruolati con gli ucraini? «Sì, sono molti. Molti, dal nostro Paese, sono in contatto con l’esercito ucraino e segnalano quando vengono sparati dei razzi, quando arrivano dei mezzi. Sabotano i treni. In Russia Putin gode di grande supporto, grazie al suo imperialismo. Da noi non è così. Ci sentiamo europei».

Eppure si parla di annettere la Bielorussia alla Russia. Pensa sia un rischio fondato? «Si parla di un referendum a settembre. Ci potrebbe anche essere, ma sarebbe a favore solo il 7% dei bielorussi».

Al Cremlino importerebbe? «Quanti fronti possono aprire? Lukashenko è al loro guinzaglio, e per questo loro lo sostengono. Vogliono davvero aprire un fronte di incertezza anche su questo lato?»

Lei è sempre stata una grande sostenitrice delle sanzioni. Le pare funzionino? «Funzionano. Sono state applicate con lentezza prima della guerra, e hanno lasciato scappatoie. Dopo la guerra sono diventate delle vere sanzioni, e ora sì vediamo che fanno danni all’economia bielorussa. Lo vede anche la gente normale. Sanno che la colpa è del regime».

Il Cremlino dice che la Russia vi stia resistendo bene, invece. «La Russia ha più risorse, certo. Ma ha anche interesse a dire così. Quel che mi pare evidente è che l’Europa non è mai stata così unita. Questa è una vittoria a prescindere».

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