sabato 20 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
31.07.2022 Turchia e non solo: ecco i Paesi che aiutano Mosca ad aggirare le sanzioni
Commento di Federico Fubini

Testata: Corriere della Sera
Data: 31 luglio 2022
Pagina: 12
Autore: Federico Fubini
Titolo: «Venti Paesi aiutano Mosca ad aggirare le sanzioni. I sospetti di triangolazioni dall’Italia tramite Ankara»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 31/07/2022, a pag. 12, con il titolo "Venti Paesi aiutano Mosca ad aggirare le sanzioni. I sospetti di triangolazioni dall’Italia tramite Ankara", l'analisi di Federico Fubini.

Immagine correlata
Federico Fubini

Vertice a Teheran fra Russia, Turchia e Iran | Euronews
Putin con Raisi e Erdogan a Teheran

Sono venti i Paesi attraverso i quali la Russia riesce ad aggirare le sanzioni imposte dai governi democratici dall’inizio della guerra. Fra questi la Turchia, la Cina e gli Emirati Arabi Uniti, oltre a varie repubbliche ex sovietiche che dall’inizio sono state al centro dei sospetti: la lista include Kazakistan, Kirghizistan, Armenia e persino la Georgia, dove la Russia ha sferrato un’aggressione militare nel 2008 e, all’inizio del conflitto in febbraio, decine di migliaia di persone sono scese in piazza a sostegno dell’Ucraina. Si tratta di una realtà che molte imprese italiane probabilmente conoscono già: un’occhiata ai flussi commerciali rivela indizi evidenti che, nel giro di pochi mesi, soprattutto la Turchia è progressivamente diventata una piattaforma attraverso la quale numerosi esportatori del «made in Italy» continuano a rifornire la Russia su larghissima scala, anche quando la pratica sarebbe illegale. Ma andiamo con ordine. I casi internazionali di aggiramento delle sanzioni attraverso quei venti Paesi sarebbero centinaia. Saranno al centro di un rapporto in uscita tra non molto da parte del gruppo di esperti guidato dall’ex ambasciatore americano a Mosca Michael McFaul e da Andriy Yermak, il capo dell’ufficio politico del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Osservatori informati prevedono che il gruppo Yermak-McFaul suggerirà ai governi occidentali di chiudere le falle, minacciando sanzioni «secondarie» sui Paesi che aiutano la Russia attraverso una rete di triangolazioni commerciali. Non sarà semplice, viste le dimensioni sistemiche di alcune delle nazioni coinvolte. Di certo un esame incrociato dei dati degli scambi dall’Italia alla Turchia e dalla Turchia verso la Russia suggerisce che su questa rotta hanno luogo triangolazioni massicce volte ad aggirare le sanzioni. Difficile spiegare altrimenti le vistose stranezze degli ultimi mesi. In primo luogo, la Turchia è il Paese verso il quale a giugno scorso l’Italia registra di gran lunga il maggiore aumento dell’export: più 87% su base annuale, fino a 1,4 miliardi di euro di vendite in un solo mese; si tratta di un aumento di 500 milioni al mese rispetto a febbraio e di un caso unico in oltre dieci anni di vendite alla Turchia rimaste sempre nettamente sotto al miliardo al mese (secondo l’ufficio statistico Istat). Tanto più sorprendente è questo boom perché nell’ultimo anno la lira turca ha quasi dimezzato il proprio valore sull’euro, rendendo l’import dall’Italia molto più costoso per le imprese locali. Ma la spiegazione è probabilmente nei dati sull’export di Turkstat, l’ufficio statistico di Ankara. Fra febbraio e giugno di quest’anno l’export turco verso la Russia è esploso, con una crescita di circa 400 milioni di dollari al mese. Fra gli oltre venti principali partner commerciali della Turchia, la Russia è la destinazione cresciuta di più sia dall’inizio della guerra (più 68% di vendite turche) che nell’ultimo anno (più 46%). Persino altri Paesi che rifiutano le sanzioni contro Mosca come la Cina, il Vietnam o la Malesia ora esportano meno verso un’economia russa in profonda recessione. Invece i flussi di beni e servizi dalla Turchia alla Russia non sono mai stati così forti, così come non sono mai stati così forti i flussi dall’Italia alla Turchia stessa. Anche le dimensioni dell’aumento negli scambi sono simili, fra 300 e 400 milioni di dollari al mese in più. Si tratta di indizi, non di prove. Ma se davvero le imprese italiane stanno usando la Turchia come piattaforma per aggirare le sanzioni e aprirsi illegalmente il mercato russo, la questione sarà impossibile da ignorare per l’attuale governo di Roma. E anche per il prossimo.

Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT