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Corriere della Sera Rassegna Stampa
26.03.2022 Ucraina: non tutti la pensano come il Papa
Commento di Aldo Cazzullo

Testata: Corriere della Sera
Data: 26 marzo 2022
Pagina: 1
Autore: Aldo Cazzullo
Titolo: «Difendersi è un diritto»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 26/03/2022 a pag.1-32, con il titolo "Difendersi è un diritto", l'analisi di Aldo Cazzullo.

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Aldo Cazzullo

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Il diritto a difendere la propria vita, il proprio popolo e il proprio Paese comporta talvolta anche il triste ricorso alle armi». Non sono parole di un guerrafondaio, ma del segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin. Non si potrebbe dire meglio. Sostenere, anche con le armi, il popolo ucraino, non significa alimentare la guerra. Al contrario, è l'unico modo per indurre Putin al compromesso che può fermare la guerra. A meno che non si voglia costringere l'Ucraina a capitolare, incoraggiando Putin ad aggredire altri popoli. Non a caso Parolin — uomo che ha passato la vita in diplomazia, ha trattato lo storico accordo con la Cina, e ora guida la rete mondiale delle nunziature — si è espresso in quel modo. E il Papa non l'ha contraddetto. Certo, Francesco ha gridato la propria contrarietà all'aumento delle spese militari di Paesi in pace. Ma non è affatto equidistante tra aggrediti e aggressori, tra gli ucraini e l'esercito di Putin. Ha aggiunto il teologo morale monsignor Mauro Cozzoli, docente alla Pontificia Università Lateranense: «Una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa», che «può indurre anche altre nazioni a sostenere e aiutare la resistenza del popolo aggredito». Compromesso non è sinonimo di soluzione, tanto meno di soluzione giusta. Se, per ipotesi, Putin si fermasse — o fosse costretto a fermarsi dalle armi ucraine, comprese quelle fornite dalla Nato — e si accontentasse del terreno di fatto già conquistato, cioè il Donbass e la striscia costiera che lo congiunge alla Crimea, violerebbe comunque il diritto internazionale. Ma per il satrapo di Mosca sarebbe una via per uscire dalla trappola in cui si è cacciato, commettendo nello stesso tempo un crimine e un errore. Allo stesso modo, pur vedendo il proprio territorio ingiustamente amputato, Zelensky potrebbe rivendicare di aver salvato la dignità, la vita, il posto; oltre a quello che più conta, l'indipendenza del proprio Paese. Un'indipendenza non magnanimamente concessa da Putin, ma conquistata con la resistenza delle proprie forze armate e con l'appoggio dell'Occidente. In sintesi: sostenere in ogni modo il popolo ucraino, anche con le armi e con le sanzioni finanziarie contro Putin e il suo entourage, è la sola strada per costringere russi a negoziare sul serio — quindi accettando prima il cessate il fuoco: qualsiasi patto stipulato sotto le bombe è un patto leonino — e a trovare un compromesso che interrompa la strage. Più forti saranno gli ucraini, più il compromesso sarà credibile e duraturo. C'è infine un altro equivoco da dissipare, a beneficio dei social che hanno passato il mese della più grave guerra scoppiata in Europa dal 1945 a discutere prima dei corsi su Dostoevskij, poi del professor Orsini. La «denazificazione» dell'Ucraina è un'immagine della propaganda di Putin. Ridurre la resistenza del popolo ucraino a qualche reparto di invasati sarebbe davvero ingeneroso. E per quanto riguarda la storia, dopo essere stati vittime della carestia scientemente provocata da Stalin, gli ucraini furono vittime di una durissima occupazione nazista. Questi erano gli ordini di Hitler: «Chiunque parla di aver cura della popolazione indigena e di civilizzare deve essere spedito in un campo di concentramento. il mio solo timore è che l'Ostministerium (il ministero per i territori dell'Est) cerchi di civilizzare le donne ucraine». Commenta Giorgio Bocca, nella sua «Storia d'Italia nella guerra fascista»: «Si manifesta appieno la paranoia hitleriana. Gli ucraini di cui parla come di bestie selvatiche sono uno dei popoli più ricchi e civili dell'Urss, l'università di Kiev è tra le migliori del mondo, le donne ucraine tra le più emancipate. E inevitabile che il risultato di una tale politica sia l'odio profondo, totale della popolazione, come scrivono i nostri relatori a Mussolini». Poi certo, come in ogni Paese da loro occupato, anche in Ucraina i nazisti trovarono collaborazionisti. Purtroppo li trovarono pure in Italia.

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